"Un anno con Salinger," arriva al cinema il film con Margaret Qualley e Sigourney Weaver

Cinema

Diretto da Philippe Falardeau e tratto dall’omonimo romanzo di Joanna Rakoff pubblicato in Italia da Neri Pozza, arriva in sala dall'11 novembre la pellicola che ha inaugurato il 70.mo Festival del Cinema di Berlino

 

Margaret Qualley e Sigourney Weaver sono le protagoniste di "Un anno con Salinger"(My Salinger Year) , film del 2020 scritto e diretto da Philippe Falardeau, basato sul romanzo autobiografico omonimo di Joanna Rakoff. Presentato in anteprima al Festival internazionale del cinema di Berlino il 20 febbraio 2020, la pellicola è al cinema dall'11 novembre, distribuita in Italia da Academy Two

Un anno con Salinger, la trama del film

New York, anni ’90: dopo aver lasciato gli studi di specializzazione universitaria per diventare scrittrice, Joanna viene assunta come assistente di Margaret, l’agente letteraria impassibile e un po’ rétro di J.D. Salinger. Joanna trascorre le sue giornate in un elegante ufficio dalle pareti ricoperte di legno – dove regnano ancora i dittafoni e le macchine da scrivere, e gli agenti si addormentano dopo pranzi innaffiati da Martini – e le sue notti in un appartamento di Brooklyn senza neppure un lavello, con il suo ragazzo anticonformista. Il compito principale di Joanna è rispondere con un messaggio formale dell’agenzia, alle migliaia di lettere inviate dagli ammiratori di Salinger. Ma leggendo le parole struggenti che giungono all’autore da tutto il mondo, Joanna diventa sempre più riluttante a rispondere con la lettera impersonale dell’agenzia e d’impulso inizia a personalizzare le risposte. Le sue lettere spiritose e commoventi le permetteranno, attraverso la voce del grande scrittore, di scoprire la propria.

redit Philippe Bossé

Intervista al regista Philippe Falardeau

La biografia di Joanna Rakoff, Un anno con Salinger, rappresenta il suo primo adattamento di un libro per il cinema. Che cosa l’ha attratta di questa storia?

Stavo curiosando in una libreria, e ho preso in mano la biografia di Joanna, attirato dal titolo e dal fatto che l’autrice fosse una donna. Fino ad allora, avevo realizzato film che avessero principalmente dei protagonisti maschili, e stavo cercando un’idea per un film con un personaggio centrale femminile. Leggendo il libro ho trovato la scrittura di Joanna commovente e al tempo stesso divertente nella descrizione dei dettagli. Potevo immedesimarmi in quel momento, pieno di incertezze, in cui dobbiamo decidere che cosa vogliamo fare della nostra vita, quando non siamo ancora completamente consapevoli dell’intera gamma delle nostre possibilità. Un momento in cui tutto è possibile, ma anche in cui tutto sembra al di là della nostra portata.

Qual è stato il suo approccio nell’adattare questa storia? Com’è riuscito a rimanere fedele alla storia di Joanna e al tempo stesso concedersi la libertà creativa come regista?

Sia il libro che il film non seguono il filo di una trama precisa. In un film è necessario che siano presenti dei momenti di tensione e di slancio. Ho inserito dei fatti e degli accadimenti usandoli come strumenti per trasformare la letteratura in cinema. La letteratura può permettersi di avere molto più contenuto e di sostenere temi con tanti  livelli di lettura, senza per questo risultare confusa. Permette anche un accesso diretto alla mente del protagonista. Trasformare un libro in un film di solito significa fare delle scelte, creare personaggi dalle tante sfaccettature e trasformare la loro voce interiore in azioni concrete. All’inizio, ho provato a inventare delle scene; ma, stavo raccontando la vita di una persona reale, e volevo restare fedele alla sua esperienza. Ma bisognava usare la finzione per trasmettere le idee e i sentimenti contenuti nel libro. La Rakoff ha seguito tutto il processo creativo leggendo le mie bozze. Ricordo che una volta ci siamo seduti insieme a Cambridge, dopo che avevo steso la seconda o la terza bozza. Le erano piaciute le mie aggiunte e mi aveva incoraggiato a proseguire. Così ha avuto inizio questa divertente collaborazione: più materiale inventato inserivo nella storia, più mi avvicinavo allo spirito del suo libro. Joanna si è rivelata indispensabile anche nella stesura dei dialoghi. L’inglese è la mia seconda lingua, e lei mi ha aiutato a garantire che il linguaggio fosse quello adatto al periodo e a quella generazione.

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