Mio fratello è figlio unico, il film di Luchetti tratto dal romanzo di Antonio Pennacchi

Cinema

Il libro più noto al grande pubblico dello scrittore Premio Strega scomparso a 71 anni era stato portato sul grande schermo nel 2007, con Elio Germano e Riccardo Scamarcio. Ma all'autore non era piaciuto

Nella lunga e prestigiosa carriera di Antonio Pennacchi, lo scrittore Premio Strega per Canale Mussolini scomparso il 3 agosto a 71 anni, c'è un titolo che suona familiare anche ai meno appassionati: Il fasciocomunista, un romanzo portato sullo schermo nel 2007 da Daniele Luchetti con il titolo di Mio fratello è figlio unico, citazione di una canzone di Rino Gaetano.

Il film – in concorso al Festival di Cannes nella sezione “Un certain regard” e vincitore di cinque David di Donatello - aveva come protagonisti Riccardo Scamarcio (Manrico) ed Elio Germano (Accio) nel ruolo di due fratelli di opposte idee politiche, che si ritrovano su due parti diverse delle barricate politiche e ideologiche dell'Italia degli anni Settanta: il primo vicino al terrorismo rosso, il secondo simpatizzante per il Movimento Sociale. Quando Manrico rimarrà ucciso in un conflitto a fuoco, Accio – che nel frattempo ha svolto un lungo percorso politico che l'ha portato a considerare tante posizioni diverse – si prenderà cura di suo figlio e della sua famiglia. Pennacchi polemizzò a lungo con la versione, a suo dire edulcorata e troppo spostata a sinistra, del film di Luchetti: “E' una trasposizione bella ma disonesta nei confronti del romanzo e della realtà italiana. Nel romanzo io tratto i fascisti come esseri umani, la pellicola li ridisegna come teste di c..., come per esempio il personaggio di Luca Zingaretti che è una sorta di mostro a tre narici e quattro orecchi. Ma nonostante gli sceneggiatori Rulli, Petraglia e Luchetti abbiano fatto di tutto per distruggere lo scritto, la mia storia ha vinto perché è più forte di loro". Pennacchi lamentò inoltre di non essere stato invitato sul set durante le riprese. Qualche anno dopo rincarò la dose: “E' un film che non amo assolutamente, Luchetti e i due sceneggiatori me lo hanno letteralmente scippato di mano”. Quanto all'appunto sul mancato invito sul set, Luchetti si difese così: “Stimo Pennacchi umanamente e come scrittore. Non l'ho voluto sul set perché, quando girai Piccoli maestri, invitai sul set l'autore Luigi Meneghello e mi sentii impotente durante le riprese con un referente così importante. Questa volta volevo camminare sulle mie gambe. Il libro rimane un bellissimo libro, il film è il film".

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