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La bambina che non voleva cantare, la storia di Nada raccontata in un film

Cinema

Camilla Sernagiotto

Liberamente ispirata al libro autobiografico dell’artista che molto racconta della sua vita personale, la pellicola andrà in onda il 10 marzo su Rai 1. Ripercorre la carriera della cantante alla luce del complesso rapporto che ha avuto con la madre. A dirigere il film è Costanza Quatriglio, già regista di un documentario su Nada Malanima presentato a Locarno nel 2009

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La bambina che non voleva cantare è il film che racconta la storia della celebre cantante Nada Malanima, in onda in prima visione su Rai 1 mercoledì 10 marzo alle 21.25. Liberamente ispirato al libro autobiografico dell’artista stessa (intitolato Il mio cuore umano), la pellicola è diretta da Costanza Quatriglio, una che di Nada se ne intende...

La regista è stata infatti già autrice di un documentario sulla cantante, uscito nel 2009 con lo stesso titolo dell’autobiografia di Nada e presentato a Locarno, quindi la conosce molto bene sia a livello professionale sia a livello personale. Proprio questo doppio livello di conoscenza tra le due artiste - musicale l’una e cinematografica l’altra- è il plus che caratterizza l'attesissimo film.

Il lungometraggio ripercorre la vita e il successo di Nada, esordio a Sanremo nel 1969 compreso (con il pezzo Ma che freddo fa che non vincerà ma diventerà il vero e proprio tormentone dell’anno. Fino al trionfo sul palco dell’Ariston nel 1971). Tutto quello che viene raccontato ruota attorno a un tema che per lei è stato imprescindibile, ossia il rapporto complesso con sua madre.


“Sono molto grata a Costanza, ho visto il film e mi è piaciuto molto, ha fatto un lavoro importante sui sentimenti, sulla sensibilità e la forza che c’è in questa bambina e in tutte le persone che ruotano attorno a lei. Non avrei mai pensato che quel libro sarebbe diventato un film. E tutti gli attori sono stati veramente bravi, mi hanno emozionato, hanno dato il meglio di sé. Grazie a tutti quelli che hanno creduto in questo lavoro”, ha dichiarato Nada.

Una storia personale che diventa però universale

La bambina che non voleva cantare nasce quindi da un’autobiografia ma, come la regista ha affermato durante la conferenza stampa, “supera la specificità di Nada per toccare qualcosa di condivisibile, universale”.

La storia è struggente: prendendo in prestito le parole di Costanza Quatriglio (chi meglio della regista potrebbe descrivere il film?), il film narra di “un talento involontario in cui le persone che le stanno intorno vedono qualcosa: su tutti la madre, che è prigioniera di un male di vivere e prova gioia profonda solo quando sente la sua bambina cantare. Qui si crea l’equivoco: la ragazzina che pensa di poter guarire la mamma, non vuole esibirsi in pubblico ma impara a fare i conti con questo dono per amor suo”.

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Le parole di Nada

È stata la cantante a raccontare la genesi del film, parlandoci di come questo progetto che sta tanto a cuore sia a lei sia alla regista sia nato quasi per un’esigenza, quella di raccontare una storia che parte sì da un’esperienza personale ma diventa poi ad ampio spettro. Una testimonianza universale, insomma.

“Anni fa ho scritto il mio primo romanzo, che parla della mia infanzia e del mondo in cui sono cresciuta. L’ho scritto perché ho dovuto lasciare il mio paese, e non avevo più incontrato persone importanti della mia vita. Crescendo ho sentito sempre di più il legame con quelle radici, ecco perché ho pubblicato il libro. Quando è uscito, la regista Costanza Quatriglio se n’è innamorata, e abbiamo deciso di realizzare un documentario. Poi l’idea si è sviluppata in un film”, ha dichiarato Nada.

E, scherzando, l’artista ha anche aggiunto la battuta: “Sono la bambina che non voleva cantare. Pensate se avessi voluto”.

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Il mondo toscano, pieno di realismo magico

I motivi per cui la regista si è così lasciata prendere dal libro di Nada e poi dall’adattamento a cui ha lavorato c’entra senz’altro con la storia personale molto coinvolgente dell’artista. Ma non si tratta solo di quella. Lei stessa, infatti, ha affermato che molto dell’appeal per lei risiede nello scenario (che, come vedremo, sarà anch’esso protagonista più che mero sfondo): il mondo toscano con quel clima unico, le persone che lo abitano e il realismo magico che innerva i personaggi raccontati dalle pagine di Nada… Tutto questo ha attirato inesorabilmente Costanza Quatriglio, dando il la (anzi: dando il ciak) al progetto. 

“Nada mi aveva raccontato che stava scrivendo la sua storia, poi sono andata alla presentazione del libro a fine 2008, c’era anche Mario Monicelli e abbiamo scherzato su questo mondo toscano, sul realismo magico di questi personaggi, mi sono innamorata di quel clima che aveva raccontato nel libro e ho trovato la mia chiave. Nel documentario Nada racconta le sue fragilità e il suo percorso attraverso la lente del rapporto con la madre, molto tormentato ma con momenti di pacificazione: Viviana voleva che cantasse, ma lei no, e non voleva nemmeno allontanarsi dal suo paese, Gabbro. Ho accarezzato l’idea del film per anni e quando si sono allineati i pianeti è stato bellissimo”, ha rivelato la regista Costanza Quatriglio.

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Il cast del film “La bambina che non voleva cantare”

A interpretare la madre di Nada, ossia Viviana, c’è Carolina Crescentini che per calarsi in questo personaggio così complesso ha fatto un ottimo lavoro di interpretazione.

“Ha riversato sulla figlia tutte le sue aspettative, è una donna e una mamma molto complessa, ha un’emotività straripante che sale e scende in continuazione. Alla base però non c’è un interesse, ma l’idea che il talento di Nada sia il passaporto per la libertà di quella ragazzina, ciò che le permetterà di vivere una vita diversa della sua e da quella di sua nonna. Quella tra madre e figlia è una dipendenza reciproca, un rapporto simbiotico, c’è un amore grandissimo tra loro anche quando non sappiamo se i farmaci faranno effetto o meno”, ha dichiarato l’attrice circa il suo personaggio.

Nada da bambina è impersonata da Giulietta Rebeggiani mentre nell’adolescenza a interpretarla c’è Tecla Insolia.

“Il racconto della protagonista è molto travagliato ma anche leggero, stiamo pur sempre parlando di una bambina e di un’adolescente cresciuta negli anni ’60. Nada inizia a cantare perché pensava che fosse una cura per la malattia della madre, la donna che ama di più, ma ha un rapporto difficile con la musica, perché non capisce se è quello che vuole fare o se lo sta facendo solo per la mamma. E nel percorso del film comprende che in realtà è un mezzo per esprimere la sua rabbia e tutto quello che ha dentro”, rivela l’attrice. Un film che dà quindi voce a una voce che ben conosciamo, quella dell’ugola d’oro di Nada, ma che sottolinea quell’altra voce, quel grido che un figlio tenta di soffocare di fronte al dolore per la malattia materna e per il rapporto molto complesso che questa ha comportato.

L’attore Paolo Calabresi interpreta Leonildo, il maestro di musica della cantante: “Ho amato da subito il progetto, perché non c’è la celebrazione della grande cantante che è Nada, ma si concentra tutto sull’interiorità, mai sull’esteriorità, è una storia di crescita che non ha niente di patinato, è tutto dentro. Leonildo è un uomo che non vive il suo tempo e quindi destinato necessariamente alla malinconia che però cresce insieme a Nada come tutti, soffrendo molto”.

Fanno parte del cast anche Sergio Albelli, Massimo Poggio, Paola Minaccioni e Nunzia Schiano (nel ruolo di Nonna Mora).

La bambina che non voleva cantare è una produzione Picomedia in collaborazione con Rai Fiction.

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