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"Cinema Accorsi", stasera alle 21 l'intervista su Sky Tg24

Cinema

Passato, presente, futuro, pensieri e ricordi. Ospite del nuovo appuntamento di Stories l'attore, nelle sale in questi giorni con Lasciami andare,  si racconta in un lungo colloquio con il vicedirettore Omar Schillaci. "Tornare al cinema è importante, è un passo verso il ritorno alla normalità"

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Stefano Accorsi si racconta a Cinema Accorsi, il nuovo appuntamento di Stories, il ciclo di interviste dedicate al mondo dello spettacolo di Sky TG24. Un colloquio tra l’attore vincitore del David di Donatello e il vicedirettore Omar Schillaci, in onda stasera alle 21 su Sky TG24, anche su Sky Arte giovedì 15 ottobre alle 15.50 e disponibile On Demand.

Non solo l'attualità, che lo vede nelle sale con il thriller veneziano Lasciami andare, ambientato nei giorni dell'acqua alta dello scorso autunno. Ma anche una carriera più che ventennale, consacrata dai ruoli da protagonista ne L'ultimo bacio di Gabriele Muccino e Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek, due registi che gli stanno molto a cuore che parlano molto spesso dell'amore in tutte le sue forme: “Non capisco come possano certe persone arrogarsi il diritto di dare una definizione unica e assoluta di amore e anzi di dargli anche una connotazione sessuale e si arroghino il diritto di decidere per tutti quanti. Forse fa paura: per alcune persone quello che è legato a ciò che sfugge dal controllo fa paura. Però nel momento in cui uno comincia a dire ‘decido io per tutti’, comincia a dare una forma cristallizzata, quello è l’inizio della fine, l’inizio di qualcosa di negativo”.

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Quanto ai due registi, “Ozpetek ha un rapporto liquido con la materia”, dice Accorsi, “i suoi film continua a farli moltissimo nel momento in cui gira, continua a sorprendersi, a rischiare e a seguire il suo istinto, la sua voce interiore, possiamo chiamarla l’ispirazione. Non è così comune”. E su L'ultimo bacio, ricorda: “La prima volta che l'ho visto era al montaggio. L’ho visto tutto d’un fiato e l’ho trovato bellissimo. Poi sono uscito e sono andato col motorino in mezzo al traffico. Ho visto le macchine, i clacson e ho pensato che alle persone non potesse importare di quel film sulle emozioni, sull’amore. Mi sbagliavo: il film uscì il giorno di San Valentino e c’erano le code fuori dai cinema”. 

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Di code fuori dalle sale, purtroppo, ce ne sono sempre meno. “Andare al cinema – ha detto Accorsi - è importante perché sono dei passi per tornare alla nostra normalità. Adesso stiamo convivendo con la pandemia e continueremo a farlo ancora per un po’: andiamo con la mascherina e ricominciamo a fare delle cose della vita normale, con le precauzioni del caso, abbiamo visto che se stiamo attenti funziona. Le due cose vanno fatte di pari passo, bisogna stare attenti anche a non rinchiudersi, perché poi si fa fatica a ricominciare, sia perché abbiamo timore, sia perché l’essere umano tende un po’ a chiudersi”. 

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La chiacchierata prosegue tra riflessioni sul presente e sulla politica fino a ricordi e aneddoti sulla gioventù: “Fino alle medie ero quasi considerato un enfant prodige, dicevano che potevo fare tutto, io già volevo fare l’attore. Quando puoi fare tutto ti dicono: gli facciamo fare il liceo scientifico, così si tiene aperte tutte le porte. È stato l’inizio di una caduta verticale (ride, ndr), giù di testa con le mani dietro la schiena. Avevo compagni di classe geni di matematica, gente che poteva già insegnare ai professori. Io invece su certe materie ero proprio molto sprovvisto. Ero convinto che mi piacesse lettere, la mia professoressa di lettere diceva che non era vero. Ho sofferto come un cane, poi ho deciso di ‘farlo bene’, quindi invece di cinque anni ce ne ho messi sei. Con gli anni dell’adolescenza avevo un po’ perso di vista il fatto di voler fare l’attore, quando ho dovuto decidere dove iscrivermi dopo il liceo mi sono ricordato questa cosa. Un giorno, siccome ero esonerato da religione, sono uscito da scuola anche se non si poteva e sono andato ad informarmi alla scuola di teatro di Bologna di Alessandra Galante Garrone: mi sono reso conto che era la scuola che avrei voluto fare”. 

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