Festival di Venezia 2020, "The Rossellinis" chiude la Settimana della critica

Cinema

Diretto da Alessandro Rossellini, il tributo a Roberto Rossellini chiuderà trentacinquesima edizione della Settimana internazionale della critica, la sezione parallella alla  Mostra del Cinema di  Venezia

Il documentario  "The Rossellinis" firmato da Alessandro Rossellini, sarà la pellicola di chiusura  della Settimana internazionale della critica, sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani nell'ambito della 77  Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Roberto Rossellini è stato un genio del cinema ed un padre spiccatamente anticonformista. I suoi amori hanno riempito le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, scandalizzando la rigida morale degli anni Cinquanta e dando alla luce una famiglia numerosa, orgogliosamente multietnica e decisamente allargata. Alessandro, primo nipote del grande regista, ha avuto una carriera traballante da fotografo e un lungo passato di tossicodipendenza. Come primo nipote di un genio, non si sente all’altezza del cognome. Decide così di girare a 55 anni il suo primo film, affrontando con ironia la saga dei Rossellini e obbligando i parenti ad un’impossibile terapia familiare davanti alla macchina da presa.

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Le parole del regista Alessandro Rossellini

In conferenza stampa Alessandro ha spiegato che il suo film è maturato in un suo "periodo esistenziale particolare" e che ha come "valore portante la sincerità" Ha raccontato la saga familiare con una sorta di terapia collettiva davanti alla macchina da presa (nel cast c’è tutta la famiglia, Isabella, Renzo, Ingrid, Nur Rossellini oltre al regista stesso e a sua madre Katherine Brown) e come "il più appassionante dei romanzi di appendice, con uno sguardo affettuoso e disincantato".

 Il film-documentario è prodotto da B&B Film, VFS film e Rai Cinema in associazione con Istituto Luce Cinecittà.

Nelle note di regia Rossellini scrive: "Mio nonno era un uomo davvero all'avanguardia, ma non solo nel cinema. Il circo mediatico nato intorno alla sua figura e alla nostra famiglia ci ha lasciato in eredità un album di bellissime fotografie patinate e cinegiornali dai toni scandalistici. Tutto ciò ha avuto per me e per gli altri discendenti un peso enorme, influenzando le nostre vite anche dopo la sua scomparsa". Lui non si sentiva all'altezza del genio del nonno, motivo per cui ha deciso di girare solo a 55 anni il suo primo film: "Questo film è l'occasione per restituire un'immagine autentica della famiglia".

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