Renato Pozzetto a Sky Tg24: compio 80 anni ma non faccio bilanci

Cinema

Sabrina Rappoli

Dagli inizi nelle cantine, ai primi cabaret con Cochi Ponzoni, passando per  l'amicizia con Jannacci, Gaber e Fo. Poi la televisione e tanti film. Renato Pozzetto, da qualche anno non recita più, ma rimane nei cuori della gente, attore popolare a amatissimo

Compie 80 anni Renato Pozzetto, ma – per sua stessa ammissione – non ha voglia di fare bilanci. “Il tempo passa veloce e purtroppo bisogna fare dei conti antipatici: preferisco rimandarli”, ci dice, collegato con gli studi di Tg24 da Laveno Mombello, località sul Lago Maggiore, dove vive.

“Ho fatto tanti film. Il più riproposto è Il ragazzo di campagna; me lo ricordano spesso anche i miei ammiratori, il pubblico. Poi ne ho fatti tanti altri, ogni film è un’avventura, ha una propria storia. Io li ricordo tutti bene, tranne qualcuno che potevo anche non farlo”, sottolinea.

il "taaac" è diventato un tormentone

Celebre il “Taaac”, diventato un tormentone, che Pozzetto, alias Artemio, ripeteva proprio nei panni del Ragazzo di campagna. “Non l’ho inventato io”, rivela. “Fu un ragazzo, un nostro amico che veniva al Derby (il cabaret milanese dove Renato Pozzetto si esibiva con Cochi Ponzoni), un tipo molto simpatico, che si era inventato un atteggiamento molto fastidioso. Mentre parlava di qualsiasi cosa ti puntava un dito e intanto raccontava le cose. Quell’atteggiamento mi era piaciuto e l’ho utilizzato un po’ diversamente, dando al “Taaac” un significato positivo”.

grande appassionato di motori e di barche

Renato Pozzetto è un grande appassionato di motori. Una passione nata quando era molto piccolo. “Sono figlio della guerra, quando hanno bombardato Milano, con il mio papà e una valigia di cartone, abbiamo preso il treno a vapore e siamo arrivati qui vicino, a Gemonio e ho cominciato a frequentare il paese, l’oratorio. Seguivo mia madre a far la spesa e conoscevo tutti i rumori dei motori del paese. C’era la macchina dei signori che andava dalla villa al paese, c’era il camioncino che consegnava la frutta e la verdura nei piccoli paesi della valle. Mi facevo anche ospitare, mi piaceva andare. Sono stato fortunato, nella vita, ho potuto conoscere meglio i mezzi e anche i campioni, mi ci sono dedicato, mi sono divertito”, confessa. Addirittura negli anni ’80 ha partecipato anche a tre Parigi – Dakar, arrivando per ben due volte sino alla fine: “Un ottimo risultato, quella è una gara molto dura, mi ha insegnato molto”, sottolinea orgoglioso.

“Mi piacciono anche i motori delle barche”, continua Pozzetto. “Ho il mio gozzo, ho fatto anche - con Renato Della Valle che è stato campione del mondo di off-shore – qualche Venezia-Monte Carlo, in cinque tappe, facevo seicento chilometri al giorno”.

“A Laveno Mombello”, ricorda Pozzetto, “ho aperto anche una locanda, con mio fratello Achille. Si mangia molto bene, ma ci vado poco o lo faccio in orari particolari, perché i clienti se mi vedono vogliono fare delle foto”.

GLI INIZI CON COCHI PONZONI

Poi ricorda gli inizi, con Cochi Ponzoni, che è stato per lungo tempo suo partner professionale. “Noi venivamo disperatamente dalle cantine, l’umorismo del cabaret l’abbiamo portato da lì. Ci siamo divertiti molto, io e Cochi. Eravamo sfollati dalla guerra in questa zona; abbiamo imparato insieme a suonar la chitarrina. Frequentando le osterie, dove era possibile distrarci, cantare con i clienti, siamo approdati in un’osteria frequentata dagli artisti. Condotti per mano da Piero Manzoni, abbiamo conosciuto Lucio Fontana.

L'AMICIZIA CON GABER, JANNACCI E FO

Abbiamo aperto il primo cabaret, poi una galleria d’arte notturna e da lì son passati i nostri miti di allora: Jannacci, Gaber, Fo. La sera anche loro cantavano, dicevano la loro, poi venivano a trovarci nel primo cabaret, il Club 64. Addirittura Gaber si era dato da fare per darci delle lezioni di chitarra”, conclude commosso Renato Pozzetto.

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