La commissione toponomastica del Campidoglio ha deciso di rendere omaggio al grande regista italiano nell’anno del centenario della sua nascita
Federico Fellini e Roma: Eterno Amore
Da aggettivo a indirizzo del biondo Tevere. Federico Fellini continua a essere ricordato, omaggiato, citato, al netto dei suoi immortali capolavori cinematografici. Una gloria che supera i pur generosi confini del grande schermo. Chissà cosa avrebbe detto il regista, con la sua inconfondibile vocina, se avesse immaginato che oltre alle pagine del dizionario il suo nome sarebbe finito pure tra le piantine della toponomastica del Campidoglio. Nello specifico, la commissione ha deciso di riservargli lo spazio nei pressi di Piazza Maresciallo Giardino.
Eraclito diceva che “non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume”. E in effetti tutto scorre nella filmografia di Fellini, parimenti alla sua vita, al contempo dolce e amara tra Gradische, Saraghine, Volpine, Anitone, Sandrocchie e Giuliette, sia degli Spiriti, sia dei corpi,
È buffo, finanche bizzarro, che a un cineasta che ha ricostruito quasi tutto nei teatri di Cinecittà venga dedicato un luogo fisico. Ma è il bello dell’eterno incontro/ scontro fra finzione e realtà. Federico Fellini ha raccontato Roma come nessuno mai, pur essendo di Rimini. Alla città eterna ha dedicato persino un film. Non a caso a proposito della capitale il Maestro diceva: “Roma è una madre, ed è la madre ideale, perché indifferente. È una madre che ha troppi figli e quindi non può dedicarsi a te, non ti chiede nulla, non si aspetta niente".
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Il lungotevere, una scelta azzeccata
Peraltro, a detta dell’ex sindaco Francesco Rutelli, Federico avrebbe voluto che gli fosse dedicato un tratto del lungotevere. E nello specifico proprio quello scelto dalla commissione che collega piazza Maresciallo Giardino all’incrocio con via Morra di Lariano. Fellini, infatti, poco prima di morire avrebbe confessato alla moglie Giulietta Masina. " Ci sono luce, vento, cielo, lungo il Tevere. Se proprio dovessi avere dedicata una strada, mi piacerebbe fosse lì”.
Ed è un desiderio comprensibile. Quasi tutti i finali dei suoi film, basti pensare alla chiosa della Dolce Vita sulla spiaggia di Ostia, sono ambientati all’aperto. Quasi un modo di stemperare le miserie, le grandezze, le ansie, speranze dei suoi personaggi attraverso lo spazio della natura. Il perturbante mostro marino arenato sulla battigia convive con sorriso abbacinante di Valeria Ciangottini. Insomma, fisico e metafisico danzano sempre insieme in tutta la filmografia di Fellini. E succede anche in questa dedica, in questo omaggio che Roma giustamente fa uno dei suoi cantori più geniali e ispirati. D’altronde come diceva Federico: “La vita è una combinazione di magia e pasta.”