Favolacce, la recensione del film dei fratelli D'Innocenzo

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Paolo Nizza

Venerdì 10 luglio in prima tv arriva su Sky Cinema Due  il secondo, meraviglioso e  sconvolgente fim dei Fratelli D'Innocenzo interpretato da Elio Germano. Un'opera premiata a Berlino per la miglior sceneggiatura e vincitrice del Nastro D'Argento come miglior film

Favolacce, la recensione del film

Campi lunghi su gruppi di famiglia in un interno o, con ogni probabilità, in un inferno. Così tra la favola e la parolaccia, si palesa Favolacce. Il secondo, perturbante, straziante, magnifico, secondo film di Damiano e Fabio D’Innocenzo è un viaggio al termine della notte. Dopo il folgorante La Terra dell’Abbastanza, i gemelli romani firmano una pellicola in cui persino il sole sembra avere qualcosa di oscuro. Disponibile dal 11 maggio su Sky Primafila Premiere, un ritratto delle Suburre che, al netto delle diverse longitudini e latitudini, si somigliano tutte. Per una volta persino Tolstoj si sbagliava: talvolta le famiglie infelici, dall’Italia agli Stati Uniti, finiscono per risultare molto simili. 

Certo, non parliamo di corrive imitazioni della realtà. Il cinema, quando è fatto bene, non è una fotocopiatrice Xerox.  Favolacce ci restituisce l’immagine di un mondo alla deriva. Un microcosmo che si trasfigura in macrocosmo per svelarci che i bambini ne sanno più degli adulti.  E che “la verità spesso è terribile”, come scriveva Lima O'Flaherty nel romanzo Il Puritano. In fondo, tutto è sfumato e confuso. Come recita con accento romanesco la voce del grandissimo Max Tortora all’inizio di Favolacce: «Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata»

Non ci sono certezze nei film dei geniali fratelli D’Innocenzo. Ma immagini, sequenze, mai banali o scontate. Favolacce riesce nel miracolo di dar voce al malessere quotidiano con cui tutti dobbiamo confrontarci. In quelle frasi smozzicate, in quelle visioni che raccontano il cielo o il mare, il film ci restituisce il caos che tutti condividiamo. Grazie alla performance mostruosa dei talentuosi Elio Germano e Barbara Chichiarelli, affiancati da ragazzini meravigliosi (è dai tempi di Rosselini, De Sica e Pasolini che non si vedevano sullo schermo bambini così autentici e commoventi) Favolacce mette in scena l’assordante silenzio che ci circonda. E sulle note della Passacaglia della vita, il cinema, come scriveva Jean Cocteau, torna a essere  "la morte al lavoro ogni 24 fotogrammi al secondo, una macchina infernale capace di generare fantasmi e di infondervi vita e anima”. Parimenti a brillanti entomologi, i fratelli D’Innocenzo, senza paure o manierismi, svelano l’interno attraverso l’esterno.

Favolacce è lo specchio di quello che siamo e non di quello che vorremmo essere. Tra copertine di Sorrisi e Canzoni, pagelle scolastiche e morbilli, un film necessario. Un’opera che ti resta impressa nell’anima e nel cuore. Una pellicola democratica, a cui ogni spettatore può dare la propria personale interpretazione.  Sicché grazie a Damiano e Fabio D’Innocenzo, il cinema torna a essere un’arte popolare e originale.  Mai come in questo momento abbiamo bisogno di Favolacce, però raccontate da chi è capace di farlo.

 

Favolacce: La Trama del film

Provincia romana. Un gruppo di famiglie piccolo borghesi vive in un tranquillo quartiere formato da anonimi villini bifamiliari. Ogni abitante possiede un lavoro decente, passatempi  anestetizzanti, una fetta di giardino dove lasciare fumare zampironi e cuocere carne. Le conversazioni tra genitori e figli sono coperte dal volume dei telegiornali  serali, che narrano con la stessa enfasi sottigliezze sportive e tragedie lontanissime da questo irrilevante spicchio di litorale Romano. Qui, in fondo, non ci sono problemi che possano valere la prima serata in televisione. La crisi, ormai passata di moda, grava sulle spalle di  tutti come un elefante in una stanza. In questa incertezza, nel sogno infranto di un ascensore sociale che si è fermato, la vita sembra andare avanti per inerzia: c’è uno sviluppo interessante per far carriera nel settore dei disinfestanti. C’è da organizzare una monotona cena tra amici per venerdì. C’è il figlio da iscrivere a scuola calcio. C’è il cane da sopprimere perché malato. C’è da imparare ad accettare delle ferie più brevi dell’usuale.

Ma c’è anche qualcosa a cui nessuno dedica attenzione. Una minaccia silenziosa. Proveniente proprio da chi andrebbe sempre protetto dai mali della vita. Un gruppo di bambini pieni di disperazione assoluta che non riesce mai a tramutarsi in richiesta di soccorso. E’ la consapevolezza piena e devastante di comunicativa, anche all’interno dello stesso nucleo familiare che solo in apparenza sembra funzionare come un orologio svizzero.

I genitori, assuefatti alla propria infelicità ricamandoci attorno beni illusori e consolatori, sono incapaci di rintracciare ogni tipo di malessere che non sia il loro. Le trasgressioni sono una pallida copia di quanto hanno denunciato leggendo quotidianamente la cronaca degli ultimi mesi. Il peccato come status quo, ma senza traccia di piacere.

I figli sono la loro copia in miniatura. Covano un’insofferenza che non lascia tracce. Le loro sono ferite che non perdono sangue. Non ci sono nemmeno i segnali di ribellione giovanile che il cinema ha ritratto, con mille declinazioni, nei decenni passati. I loro giovanissimi ragazzi consumano l'estate rafforzando il proprio malessere. Alternano ariosi bagni in piscina alla difficoltosa preparazione di un progetto segreto, unico obiettivo comune di tutta la ristretta cerchia di coetanei. Sono silenziosi e efficienti come un formicaio impercettibile sul bordo di un giardino. Quando viene scoperto cosa sta segretamente accadendo nel quartiere la tragedia sembra scongiurata. Ma c’è ancora da affrontare tutto quello che ne deriva. Il torpore collettivo si frantuma scoperchiando tensioni che si speravano nascoste sotto il tappeto. Il malessere dei figli è lo stesso covato segretamente dai loro genitori, e adesso non si può più ignorare.

 

Dopo aver vinto al Festival di Berlino, l'Orso d'Argento per la Migliore sceneggiatura, Favolacce, il film dei fratelli D'Innocenzo arriva su Sky Primafila Premiere a partire da lunedì 11 maggio. Abbiamo intervistato i due registi, autori di un cinema originale, sconvolgente e non riconciliato.

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