First Man, storia del primo uomo sulla Luna

Cinema
Ryan Gosling in First Man - Il primo uomo

La  pellicola di Damien Chazelle, premiata agli Oscar per i Migliori effetti speciali, vede  Ryan Gosling e Claire Foy  rispettivamente nei panni dell’astronauta Neil Armstrong e di sua moglie Janet. Ecco alcune curiosità sul film

Ci sono imprese straordinarie che meriterebbero di essere raccontate all’infinito. Una di queste è senza dubbio l’allunaggio il 20 luglio 1969 della missione nota come Apollo 11. Proprio il percorso che ha portato Neil Armstrong a essere il primo uomo a metter piede sulla Luna è al centro di First Man – Il primo uomo, pellicola di Damien Chazelle


Il regista noto per Whiplash e per il premiatissimo La La Land è andato sul sicuro, in quanto al cast, arruolando per la sua “incredibile missione” dei veri e propri fuoriclasse come Ryan Gosling (con cui aveva già collaborato proprio in La La Land) nel ruolo di Neil Armstrong, Claire Foy in quello della moglie Janet e altri bravissimi comprimari come Corey Stoll, Pablo Schreiber, Jason Clarke e Kyle Chandler.


First Man ripercorre le tappe principali che portarono Armstrong sulla Luna, a partire dalla tragica morte della figlia e al susseguente arruolamento nella NASA, fino al comando della missione Apollo 11, passando per la tragica fine dell’equipaggio dell’Apollo 1 e per l’incidente a cui sopravvisse lo stesso Neil.


La cronaca degli eventi fatta da Chazelle è volutamente asciutta e scevra di epicità. Scelta senza dubbio azzeccata, perché una simile impresa è già carica di suo di risvolti emotivi e cercare di accentuarli avrebbe comportato il rischio di scivoloni nella retorica.

First Man - Il primo uomo è stato candidato per ben quattro premi Oscar e ha vinto la statuetta per i Migliori effetti speciali. Fra gli altri riconoscimenti concessi alla pellicola di Chazelle figura anche un Golden Globe per la Miglior colonna sonora originale.

First Man. dal libro al film

Tratto dal libro di James R. Hansen “First Man: The Life of Neil A. Armstrong,” First Man – Il Primo Uomo rivela le intime introspezioni nella vita privata dell’eroe mondiale e svela momenti, precedentemente sconosciuti, che definiscono il personaggio. Dopo un PhD in storia della scienza e della tecnologia conseguito presso la Ohio State e dopo aver trascorso più di 20 a scrivere ed insegnare sullo spazio e la storia, Hansen ha iniziato a scrivere la sua prima biografia. E’ stato nel 2000 che l’autore ha contattato per la prima volta Armstrong e gli ha chiesto di poter raccontare la storia dell’eroe. Dopo due mesi Armstrong (che raramente concedeva interviste e men che meno gradiva l’idea di documentare tutta la sua vita) educatamente rifiutò la richiesta. Ci volle del tempo dopo l’iniziale richiesta di Hansen prima che il pilota concedesse il via libera per scrivere la sua biografia. “Mi ci vollero circa due anni per avere finalmente l’autorizzazione da lui” riflette l’autore. “La famiglia di Neil lo ha incoraggiato a farlo; il momento cruciale venne quando mi invitò a casa sua, nei sobborghi di Cincinnati—dove aveva vissuto per circa 20 anni—e trascorremmo il pomeriggio a parlare per ore. Mi sentivo molto ottimista ma anche dopo questo incontro gli ci volle del tempo prima di essere pienamente convinto.” Hansen considerava il dualismo del suo soggetto affascinante. “Neil poteva stare in una cabina di pilotaggio a prendere decisioni immediate ma quando si trattava di altre cose che riguardavano la sua vita era sorprendentemente cauto e ponderato.” Molto prima di conoscere personalmente Armstrong, Hansen aveva condotto centinaia di interviste su altri argomenti; fu quell’esperienza nel raccogliere il racconto orale delle storie che lo aiutò a conquistarsi la fiducia di Armstrong. “Una cosa che divenne importante rispetto a lui è l’emergere della sua fiducia nei miei confronti,” spiega Hansen. “Non solo siamo cresciuti a 50 miglia di distanza l’uno dall’altro, lui è cresciuto in Ohio ed io in Indiana, ed ho frequentato la Ohio State, ma anche entrambe le nostre famiglie erano cresciute in una fattoria. Per molti aspetti, parlavamo la stessa lingua, in termini di dialetto regionale. Quello che sappiamo di Neil ce lo presenta come un simbolo iconico 6 First Man — Note di Produzione monodimensionale.. ma lui era un essere umano tridimensionale che viveva e respirava.” Era fondamentale per il team di produzione non raccontare semplicemente una storia che parlasse di un eroe di cui abbiamo visto molte immagini ed interviste ma esplorare cosa avesse spinto lui, la sua famiglia ed i suoi colleghi della NASA a raggiungere l’impensabile. “E’ la storia di quanto sia stato difficile, rischioso e pericoloso per tutti quegli uomini”, dice il produttore esecutivo Adam Merims. “Neil aveva iniziato come pilota nella Guerra di Corea ed era poi diventato pilota collaudatore per l’Air Force ed alla fine per la NASA. All’epoca i piloti collaudatori morivano con una frequenza allarmante, molti furono quelli rimasti uccisi nella prima parte della storia della sua vita, eppure Neil rimase fedele alla strada scelta e raggiunse ciò che era precedentemente considerato irraggiungibile.” Tra Armstrong e l’autore della sua biografia, che è anche co-produttore del progetto, si era sviluppata una stretta affinità che ha consentito alla produzione di procedere. 

Le parole del produttore di First Man-Il Primo Uomo

"Neil aveva un rapporto fantastico con Jim Hansen e si sentiva molto a proprio agio con l’idea che Jim aveva colto nel libro e che sperava di far arrivare al lettore” afferma il produttore di First Man – Il Primo Uomo Wyck Godfrey. “Neil pensava che nella misura in cui noi avessimo seguito il modello fornito da Jim, lui sarebbe stato d’accordo che si procedesse con la realizzazione del film”. Sebbene fosse noto come una persona riservata, dopo aver incontrato i realizzatori, Armstrong accettò un adattamento cinematografico della sua vita. Fortunato per essere stato presentato ad Armstrong prima che questi morisse il 25 agosto 2012, Godfrey spiega che non ci sarebbe stato alcun modo di realizzare questo film senza la sua benedizione. “E’ stata un’esperienza gratificante averlo potuto incontrare,” afferma il produttore. “Neil era molto disponibile all’idea di realizzare un film sulla sua vita, se non lo fosse stato non saremmo qui.” Bowen racconta quel giorno: ”L’ho incontrato con la sua seconda moglie al Jonathan club in centro a Los Angeles ed il giorno dopo gli avrebbero consegnato un premio. Non percepivi che ti intimidisse fino a quando non gli stringevi la mano, aveva una stretta incredibile. Poi, iniziando a parlarci, ti rendevi conto che ricordava ancora tanti dettagli di quell’esperienza.”. Il produttore ha visto questo interessante dualismo di cui parlano molti. “Riusciva a scaldare la stanza perché, mentre parlava di queste cose molto complesse, aveva un meraviglioso senso dell’umorismo ironico e ci teneva sempre sull’attenti. Era un uomo incredibile”. 7 First Man — Note di Produzione Noto al pubblico come un solitario, Neil Armstrong era molto di più agli occhi della sua famiglia e delle persone che gli erano vicine. Il figlio minore, Mark Armstrong spera che il film faccia luce su chi fosse realmente suo padre. “Spero che le persone lo vedano come un uomo che ha dovuto affrontare circostanze molti difficili” dice Mark Armstrong. “Si pretendeva molto da lui e lui si è sforzato di fare la cosa giusta. Questo era sempre il suo mantra: prendere ogni situazione e trovare il modo giusto per affrontarla”. “Era una persona normale”, aggiunge il fratello di Mark, il figlio maggiore di Neil, Rick Armstrong. “Coloro che lo vedevano soltanto nei notiziari forse non lo sapevano, ma era anche una persona molto divertente. Quando era in compagnia degli amici era una persona completamente diversa rispetto alla sua immagine pubblica. E spero che il film lo faccia emergere.” Alla ricerca del manipolo di cora

Spettacolo: Per te