"Selfie", al cinema il film girato con gli smartphone a Napoli nel rione Traiano

Cinema

Andrea Cominetti

Un frame del film
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Protagonisti due ragazzi di 16 anni che raccontano il proprio quartiere dopo la morte di un loro coetaneo

Presentato in anteprima alla 69esima edizione del Festival del Cinema di Berlino, nella sezione Panorama, «Selfie» di Agostino Ferrente arriva finalmente nelle sale italiane, a partire da giovedì 30 maggio.

Il film ha per protagonisti Alessandro Antonelli e Pietro Orlando: due ragazzi del Rione Traiano di Napoli, che, oltre a interpretare sé stessi, per raccontare al meglio la realtà in cui vivono, si sono occupati anche delle riprese aiutandosi con il telefono cellulare del regista.

Selfie: la trama della pellicola


Se questi sono gli ingredienti della forma, di cosa parla la pellicola nella sostanza? Il gancio è arrivato da un fatto di attualità: la morte, nel Rione Traiano nell’estate del 2014, di un ragazzo di sedici anni di nome Davide, colpito durante un inseguimento da un carabiniere che lo ha scambiato per un latitante

Qui, entrano in gioco Pietro e Alessandro, anche loro di 16 anni e anche loro originari del Rione Traiano. Il primo ha frequentato la scuola per parrucchieri, ma al momento non ha trovato lavoro in alcun salone. Il secondo, invece, dopo aver abbandonato la scuola, fa il garzone in un bar.

Amici da una vita, i due, iPhone alla mano, raccontano in presa diretta la loro quotidianità, la loro amicizia e il loro quartiere, che si svuota nel pieno dell’estate e prova a ricominciare a seguito della tragedia di Davide.

Selfie: le note del regista Agostino Ferrente

“Dopo «L’Orchestra di Piazza Vittorio» e «Le cose belle» avevo giurato di non realizzare più documentari. Avevo sofferto troppo entrando nelle vite delle persone coinvolte: non so fare documentari diversamente, ho bisogno di immergermi a fondo nella realtà che voglio raccontare, fino a diventarne parte. Poi, però, venni a conoscenza della storia di Davide” scrive Ferrente, che della pellicola è anche produttore, nelle sue note di regia.

“I quartieri popolari di Napoli sono stati raccontati in lungo e in largo. Anch’io nel mio piccolo l’ho fatto, cercando le cose belle nascoste tra le rovine, i fiori che resistono, nonostante tutto”.

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