I Love Books: Francesco Aliberti racconta la magia tra cinema e letteratura

Cinema
Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany
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Francesco Aliberti, fondatore di Aliberti Editore, ci racconta, dal suo punto di vista privilegiato, il rapporto tra cinema e letteratura in questo testo esclusivo. Intanto su Sky Cinema Passion va in onda un altro lunedì sera del ciclo I Love Books

Ultimo appuntamento con I Love Books lunedì 28 maggio. Si parte con Audrey Hepburn nei panni di una provinciale in scalata sociale a New York in COLAZIONE DA TIFFANY, dal romanzo omonimo di Truman Capote: la vita di Holly Golightly, una ragazza dolce e caparbia, cinica e sognatrice raccontata da un aspirante scrittore, suo amico e vicino di casa; emozioni forti con l’intenso film al femminile con Emma Stone e Octavia Spencer premiata con l’Oscar® THE HELP, dal romanzo omonimo di Kathryn Stockett; chiude la giornata la vicenda rocambolesca tratta dal bestseller di Daniel Pennac, IL PARADISO DEGLI ORCHI. E' la storia di Benjamin Malaussène, che di mestiere fa il capro espiatorio. Che significa? Semplice, viene insultato dai clienti per oggetti malfunzionanti. Il lavoro è molto duro e talvolta umiliante ma Benjamin non può mollarlo perché ha una famiglia molto numerosa da mantenere. Qualcosa cambia quando nei grandi magazzini iniziano a esplodere bombe. Del rapporto tra cinema e letteratura ci parla Francesco Aliberti, fondatore di Aliberti Editore.

di Francesco Aliberti

La versione filmica di un libro equivale, in qualche modo, a una traduzione quindi come tale è un tradimento. Tradurre infatti significa tradire e per questo spesso i film sono così diversi dai libri. Io personalmente amo i film che tradiscono dichiaratamente il libro, ad esempio Colazione da Tiffany: il libro di Truman Capote è, come sappiamo, molto più crudo del film (Holly a 17 anni ha un rapporto con colui che l'aveva adottata e perde un bambino) mentre il film è basato sulla straordinaria icona di Audrey Hepburn che lo rende un classico del romanticismo del cinema. Lì è il potere iconico di Audrey Hepburn che la fa da padrona. E anche il romanzo The Help è molto più crudo del film soprattutto nella rappresentazione del razzismo. La trasposizione de Il Paradiso degli orchi è più legata alla tecnica della sceneggiatura che semplifica il numero dei personaggi.

L'editore sta diventando sempre più content provider e può quindi partecipare sempre più proficuamente alla fase che nel cinema si chiama "di sviluppo".  Tra le ultime uscite ho amato The Post tanto che abbiamo acquisito i diritti per l'Italia dell'autobiografia di Kay Graham poiché si tratta di una storia importante sulla libertà di stampa e sulla forza delle donne. Parlando di grande cinema trovo che il film tratto dalla letteratura che più ho amato è Le notti bianche di Visconti mentre devo dire, parere personale, che Il giardino dei Finzi Contini di De Sica, pur avendo vinto l'Oscar, tradisce in maniera non virtuosa il capolavoro di Bassani che infatti fece togliere il suo nome dai titoli di coda.

Fra i nostri, un libro che meriterebbe di diventare film è quello di Alessandro Di Nuzzo La stanza del principe vincitore tra l'altro del Premio Opera Prima Mazara del Vallo che è l'intensa storia di Niccolò Machiavelli in un momento cruciale della sua vita e ci trasmette l'attualità della sua figura umana e intellettuale. Fra quelli che stanno diventando film c'è, annunciato recentemente a Cannes dal produttore americano Steve Jones, il film tratto dal libro-inchiesta di Luca Telese La Marchesa, la villa e il cavaliere (sulla intricata vicenda della Marchesa Casati Stampa) che andrà in produzione il prossimo anno.

 

Vorrei essere il Truman Capote di "A sangue freddo", nonostante sia giù stato magistralmente interpretato dal compianto Philip Seymour Hoffman, perché è un personaggio di grande ispirazione per il nostro lavoro fra grande letteratura e giornalismo d'inchiesta.

 

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