Ecco l’intervista a Margherita Buy ed Edoardo Leo. I due attori parlano del loro film “Io c’è" (Vision Distribution) che, a pochi mesi dall'uscita nelle sale, andrà in onda su Sky Cinema Uno, lunedì 16 luglio alle 21.15.
Io c’è è il nuovo film di Margherita Buy ed Edoardo Leo. No, non c’è una sgrammaticatura nel titolo, Io c’è rappresenta il senso del film, il senso dello ionismo. E no, nemmeno questa è una parola sbagliata, ma è una parola coniata dai protagonisti del film, Massimo e Adriana Alberti (rispettivamente Edoardo Leo e Margherita Buy). Lo Ionismo è infatti la religione che si inventano per trasformare il loro bed and breakfast in luogo di culto e liberarsi così dal fardello delle tasse. Una religione dove l’unico Dio venerato è quello che ognuno di noi può vedere riflesso nello specchio: l’io. Ognuno è il proprio dio.
A pochi mesi dall'uscita nelle sale, lunedì 16 luglio alle 21.15, Io c'è andrà in onda su Sky Cinema Uno.
EDOARDO LEO
1- Lo Ionismo, la religione che viene inventata nel film, appare quasi una metafora di un certo egoismo contemporaneo che vorrebbe mettere l’uomo al centro dell’universo. Il film critica questo o critica la religione in generale?
Innanzitutto chiariamo: il film non critica niente e nessuno, ma indaga su quello che può succedere a uno di noi nel caso decidesse di fondare una religione, cosa che può fare chiunque. Io dico: credo nella “poltrona celeste” (Edoardo durante l’intervista è seduto proprio su una poltrona celeste, ndr), nessuno può dire nulla. E quindi abbiamo fatto questo viaggio dentro le religioni evitando di puntare il dito. È ovvio che ci sono degli aspetti che da laici, da atei colpiscono. Tutti questi divieti che creano i sensi di colpa, oppure come si sono formati gli abiti sacri… Insomma, abbiamo cercato di fare questo piccolo viaggio nella deriva di una religione inventata che diventa quasi una specie di setta. Ma in maniera divertente.
2- Il suo personaggio, Massimo Alberti, compie una crescita continua nel corso della narrazione. Può parlarcene? È stato difficile interpretare questo cambiamento?
Quando scrivi un film è un po’ più facile capire i meccanismi di un personaggio perché sai tutto quello che è stato tolto dal film e sai come ci sei arrivato. Quindi, anche nella costruzione della parte recitativa, tutto risulta più agevolato. Però poi un conto è la scrittura d’ufficio, un conto il set con gli altri compagni di lavoro. Ci sono cose che cambiano in continuazione…C’è sempre un livello di difficoltà importante nel restituire un personaggio. Ma a me piace molto l’idea dell’architettura del film in generale.
3- Quindi la costruzione del personaggio avviene nel corso della lavorazione del film non è una cosa scritta a priori?
Diciamo che io scrivo il film e poi a un certo punto devo mollarlo, mettermi dall’altra parte e affidarmi al regista.
4- Il finale sembrerebbe tener aperto un possibile secondo episodio. È una possibilità?
Con i sequel ho già dato (Smetto quando voglio ha avuto tre episodi). Non ci ho mai pensato in realtà…vediamo quanti biglietti riusciamo a staccare e poi si vedrà.
5- Quali sono stati gli aspetti della religione più difficili da trasporre?
Ce ne sono stati tanti di aspetti complicati. Ci siamo detti: “possiamo mettere in risalto gli aspetti assurdi della religione, puntare il dito sulle derive dell’apparato “chiesa”, ad esempio il rapporto con le suore, l’abito sacro, tutti i divieti che esistono in ogni religione, ecc.” Ma non dovevamo commettere l’errore di irridere il bisogno primario dell’uomo, cioè quello di avere una fede, non volevamo metterci sull’altarino a dire che quelli che credono sono degli invasati. Anche perché anche noi, in un altro modo, crediamo a qualcosa.
MARGHERITA BUY
1- Come è stato interpretare questo personaggio?
È un altro di quei ruoli lontanissimi da me, come è stato fare la preside o la suora. Adesso la commercialista…ho un pessimo rapporto con i calcoli, la burocrazia, le postille legislative. Non ci capisco niente. Pensa che spesso, pur di non chiamare la commercialista e rimanere imbrigliata in mille problemi incomprensibili, preferisco pagare più tasse. Non esagero dicendo che per questo film ho dovuto probabilmente imparare una delle battute più difficili della mia carriera: una serie di numeri, sigle, leggi, Imu, ici, Tasi…ho impiegato tantissimo tempo per ripeterla a memoria senza errori. Un monologo lunghissimo tra l’altro!
2- Nel film, i “credenti” della fede Ionista iniziano a vedere nella figura di Massimo una sorta di profeta, una specie di Dio. È possibile vedere Dio in un altro uomo?
Secondo me è possibile vedere Dio (tra virgolette, diciamo) in qualcuno. Ma solo in una particolare occasione e per un tempo limitato. Alla fine, secondo me, “dio” è qualcuno che ti fa aprire gli occhi su qualcosa di cui prima non ti eri accorto, che riesce a farti da guida in un momento in cui da solo non riesci a trovare il cammino. Per quanto mi riguarda, diciamo, che ho visto spesso una sorta di “dio” in alcuni registi che mi hanno diretta. Quando sei sul set ti affidi completamente al regista e per te rappresenta la guida in quel momento. Poi, ovviamente sta all’intelligenza della persona. Se una persona è illuminata, ha idee originali e te le esprime in modo nuovo, allora, in quel momento, per te può essere “dio”.
3- L’oggetto di culto della religione Ionista è uno specchio, proprio a sottolineare come ognuno, specchiandosi vede in sé il proprio dio. Che rapporto ha con lo specchio?
È terribile. Ogni volta che mi ci guardo trovo qualcosa che non mi piace. Così come ogni volta che mi capita di rivedermi al cinema o in tv. Preferisco evitare. Probabilmente è un problema mio e in realtà sono migliore di come mi vedo. Penso sia una cosa abbastanza diffusa tra gli attori e la gente di spettacolo in generale. È anche vero, come emerge nel film, che lo specchio può parlarti e suggerirti cosa migliorare di te, può essere il tuo “dio”. Per esempio, il mio personaggio, Adriana, specchiandosi capisce di avere un bisogno estremo di iniziare a fare zumba…
4- Il suo personaggio. Ce lo racconti?
Sono Adriana Alberti, sorella di Massimo, interpretato da Edoardo Leo. Fa la commercialista e appartiene a una realtà borghese molto stereotipata e quindi rigida, impostata e serissima. Però, quando suo fratello le illustra l’opportunità di non pagare più le tasse del loro bed and breakfast trasformandolo in luogo di culto, lei sta al gioco. Accetta perché, un po’come tutti i commercialisti, è legata al denaro, ma, dall’altra parte, perché, come il fratello, ha sotto sotto una vena “caciarona” tipica dell’italiano furbo che cerca di arrangiarsi. La vita che ha scelto infatti, e soprattutto il marito che si è ritrovata, le stanno sempre più stretti. Diciamo che Adriana, nel corso del film, subisce una sorta di riscoperta di qualcosa che però era già proprio.