Mentre prosegue When We Rise, la mini serie dedicata alla lotta per i diritti LGBT in onda ogni martedì alle ore 21.15 su Sky Cinema Uno, abbiamo intervistato Pierpaolo Mandetta, blogger e scrittore salernitano, autore del romanzo Dillo tu a mammà. Pierpaolo ci ha raccontato del suo coming out e di quello narrato nel suo libro, di sentimenti, pregiudizi, sfide e dell’importanza del cinema nella lotta all’omofobia. Continua a leggere e scopri di più
Pierpaolo Mandetta, classe ’87 vive a Milano, ma è originario del Sud, salernitano per l’esattezza. Calore, attaccamento familiare, amore per la buona tavola e una spiccata sensibilità per i sentimenti umani caratterizzano la sua inconfondibile scrittura. Dai post del blog Vagamente Suscettibile alla storia di Samuele, protagonista del romanzo Dillo Tu a Mammà, Pierpaolo racconta si sé e del mondo, delle differenze tra Nord e Sud, di amore, tradimenti, omosessualità. In attesa di When We Rise, la mini serie dedicata alla lotta per i diritti LGBT in onda ogni martedì alle ore 21.15 su Sky Cinema Uno, abbiamo fatto due chiacchiere con questo simpatico ragazzo di Paestum, che su Facebook conta oltre 100.000 follower.
Nel mese di Ottobre Sky Cinema manderà in onda ‘When We Rise’, la mini serie dedicata alla lotta per la conquista dei diritti LGBT. Tanta strada è stata fatta e tanta ancora da fare. Quali diritti pensa siano ancora ben lontani dall’essere conquistati e come vede la situazione in Italia?
Credo che i diritti necessari siano soprattutto quelli sociali. Nonostante tanti dibattiti e tante conquiste legali, oggi due ragazzi in Italia non possono vivere pubblicamente il loro amore, se camminano mano nella mano, ad esempio, sono ancora guardati con odio o disprezzo. Il più grande diritto è quello di esistere in mezzo agli altri e ancora non ce l’abbiamo.
La Chiesa, presenza particolarmente forte in Italia, è divisa nelle posizione di prendere nei confronti dell'omosessualità. Pensa che un'apertura definitiva potrebbe aiutare a combattere il pregiudizio?
Decisamente si, perché a Chiesa è un punto di riferimento per moltissimi cittadini e ne orienta l’opinione.
Pensa che il cinema e la televisione abbiano abbattuto qualche muro riguardo all’omosessualità?
Assolutamente. Credo che tante conquiste le dobbiamo anche e soprattutto a film e telefilm, perché entrano nelle case degli italiani in modo diretto, senza chiedere permesso, senza burocrazia. Molte serie rivolte ai giovani pongono l’accento sul tema e aiutano a diffondere un’idea di normalità e questo è di grande aiuto.
Il coming out dei personaggi famosi aiuta ad abbattere il pregiudizio?
Sì (ride) sarebbe bello che non lo facessero solo quando vanno ad un reality, tuttavia abbiamo bisogno di gente che si esponga. Fare coming out serve, perché la normalità sociale è quella etero. Tante persone fingono l’eterosessualità per paura di esporsi, tanti non riescono per altri motivi e quando un personaggio famoso dichiara pubblicamente la propria omosessualità, manda un messaggio forte, dice ‘Si può fare’.
Parliamo di lei, ragazzo del Sud e omosessuale. Come l’ha vissuto?
In realtà mi sto rendendo conto di quanti stereotipi ci siano e di quanti ne avessi io stesso. Ad esempio, qualche giorno fa in un bar sotto casa, a Milano, c’erano dei ragazzi che parlavano di un incontro organizzato dalla scuola per discutere di bullismo e omosessualità e il sentimento comune era “Tanto lo sanno che siamo tutti contro gli omosessuali”, le madri erano presenti e non hanno aperto bocca. Eravamo in una grande città, non in un paesino del Sud. La mia particolare esperienza è stata di paura per tanti anni, ma quando sono uscito allo scoperto, quando ho scelto di dirlo a tutto il paese, ho trovato un calore incredibile, tanti sono stati vicino a me e ai miei genitori. Sicuramente, però, ci sono realtà di ostacolo ai giovani che vorrebbero fare coming out quindi è necessario parlarne sempre di più.
Il suo blog ‘Vagamente Suscettibile’ e la sua pagina Facebook hanno centinaia di follower, come si spiega questo successo?
Le pagine di scrittura non hanno molto successo a meno che di avere messaggi molto semplici, da condivisione. Io ho cercato da subito di avere una scrittura di approfondimento: amore, sessualità, solitudine. Sono argomenti di cui si parla poco, ma sono importanti. C’è voluta fatica per renderli fruibili, ma ce la stiamo facendo.
A cosa, oggi, è più suscettibile?
(Ride) Questo è un mio stato d’animo, mia condanna e mia forza. Ogni volta che sono suscettibile e irascibile comincio a farmi domande e a curiosare.
Ha appena pubblicato il romanzo ‘Dillo tu a mammà’, una frase che forse abbiamo detto tutti, almeno una volta nella vita…
Il mio è un romanzo che parla di famiglia, non di omosessuali, e in ogni famiglia le dinamiche sono le stesse per tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale. In ogni famiglia c’è bisogno di un coming out simbolico per dichiarare al mondo ‘io sono questa persona qui, questo è quello che voglio’. Spesso idealizziamo un figlio o un genitore secondo le nostre aspettative, ma prima o poi arriva il momento di esporsi per quel che si è davvero.
L’uscita del libro l’ha portata in direzioni che lei stesso ha definito ‘inaspettate’, come il parlare agli studenti delle scuole. Cosa si aspetta?
È una bella incognita, sono molto positivo e motivato. Non l’ho mai fatto, ma ci tengo moltissimo, per due ragioni. La prima è riscattare la mia esperienza scolastica che non è stata per niente positiva, ho sofferto molto e subito atti di bullismo. La seconda e più importante è il bisogno di parlare ai giovani che, spesso, sono allo sbando, senza guida e senza controllo. C’è bisogno di fare educazione sentimentale, parlare di chi sta male, chi sogna, chi ha bisogno d’aiuto, dei sentimenti reali, che non sono solo quelli che si vivono attraverso i libri o i film.
Pensa che qualcosa stia cambiando rispetto al passato?
Oggi i ragazzi hanno meno freni che in passato, anche se si parla tanto, spesso mancano le guide, i punti fermi, così sono bombardati da informazioni, che non sanno come usare, questo li isola ancora di più. Secondo me i ragazzi sono ancora istintivi e feroci e il bullismo è ancora presente, più forte di prima.
Qual è la sua fonte d’ispirazione?
Fin da piccolo sono sempre stato attratto dalla natura umana, dai sentimenti, temi che cerco di approfondire anche attraverso il cinema e la televisione. Mi affascina capire perché la gente soffre, litiga, divorzia, ama e trovo che tutto questo marasma di emozioni sia la mia vera ispirazione.