Si è spenta all'età di 89 anni, Jeanne Moreau, regina della Nouvelle Vague. Un'attrice straordinaria che nel corso della sua lunghissima carriera cinematografica ha lavorato con i più grandi registi della storia del cinema: da François Truffaut a Orson Welles, da Louis Malle a Michelangelo Antonioni, da Luis Buñuel, a Rainer Fassbinder
"Scompare un'artista che incarnava il cinema nella sua complessità, la sua memoria, la sua ambizione". Con queste parole Il presidente francese Emmanuel Macron ha reso omaggio a Jeanne Moreau, trovata senza vita nel suo appartamento parigino. Con la Moreau se ne va un pezzo di storia del cinema.
Figlia di padre francese e madre inglese, Jeanne (nata a Parigi il 23 genniao del 1929) aveva debuttato in teatro all'insaputa dei suoi genitori. Secondo Orson Welles che la diresse in Il Processo, Falstaff e Storia immortale, era la migliore attrice del mondo. Fu la prima donna accademica delle Belle Arti nella storia francese.
Certo, tutti la ricordiamo musa per Truffaut. Basti pensare a Julies e Jim, il film del 1962 che le cambiò la vita e la carriera. Battute che entreranno nell'immaginario collettivo come "Lei ha conosciuto poche donne, io ho conosciuto molti uomini: si farà una media, così potremo formare una discreta coppia. ", o "io non soffro più. Non bisogna soffrire tutti e due insieme: quando smetterai tu, comincerò io". Il tutto suggellato da una canzone, le "le tourbillon", che lancerà la Moreau come cantante. Come dimenticare quel refrain che ancora oggi risuona nelle orecchie degli amanti?
Elle avait des yeux, des yeux d'opale,
Qui me fascinaient, qui me fascinaient.
Y avait l'ovale de son visage pâle
De femme fatale qui m'fut fatale
Ma già nel 1958 era stata l'indimenticabile protagonista di Ascensore per il Patibolo, il film d'esordio di Louis Malle. Struggente fu anche la sua interpretazione a fianco di Marcello Mastroianni in La notte, il capolavoro firmato da Michelangelo Antonioni nel 1960. Peraltro, sempre diretti da Antonio i due si rincontreranno nel 1995 in Aldilà delle nuvole.
Come un'eroina proustiana, Jeanne Moreau giocava con il tempo e non ne aveva paura,. anzi in Gli Ultimi fuochi (ritratto dolente e amaro della Hollywood dei tempi d'oro, scritto da Fitzgerald e diretto da Kazan, Jeanne non ha alcun problema a interpretare Didi una diva capricciosa e in là con gli anni.
Per uno scherzo del destino a trovare il suo corpo senza vita è stata la sua donna di servizio. E la mente va a Il diario di una cameriera (Le journal d'une femme de chambre) quel capolavoro firmato di Bunuel in cui la Moreau veste i panni della Domestica Celestine.
E certo una delle performance attoriali più intense che la Moreau ci ha donato è la sua interpretazione di Lysienne, la tenutaria del bordello in Querelle De Brest di Fassbinder.
Quando l'attrice intona La ballata del carcere di Reading, di Oscar Wilde e ci ricorda che "Ogni uomo uccide le cose che ama." è impossibile non farsi travolgere dalla malìa del cinema. Anche in una ballata di morte la Moreau era la vita a 24 fotogrammi al secondo. Adieu Jeanne dagli "occhi di opale".