Il racconto di un pomeriggio con Marco Malvaldi, dai cui racconti sono nati su Sky Cinema i cicli de I delitti del BarLume. Ospite del Festival del Racconto di Carpi, ci ha raccontato una storia italiana incredibile, tanto bella quanto poco nota, che ha indirizzato Emilio Segré verso il Premio Nobel per la Fisica, che gli fu attribuito nel 1959. Intanto con La battaglia navale (Sellerio) è in classifica da settimane
di Fabrizio Basso
(@BassoFabrizio)
E' un viaggio lungo, che non conosce tempo. Come sempre quando chiacchieri con Marco Malvaldi, un fisico di fantasia che riesce ad aprirti spicchi di mondo e storia con la sua risata profonda e con le sue parole semplici. Quando di solito incontri persone che ti confondono con le parole profonde e le risate leggere. Marco ha scritto i racconti da cui sono nati i cicli (e altre storie arriveranno) de I Delitti del BarLume, un produzione originale di Sky Cinema con, tra gli altri Filippo Timi, Alessandro Benvenuti, Lucia Mascino ed Enrica Guidi. Marco è in classifica da settimane con La battaglia navale, edito da Sellerio, una storia dove all'inizio fai buchi nell'acqua ma devi ricordare se ti sei già giocato A5 o B7 o C9 perché se ripeti l'errore perdi la partita. Nonostante tutto questo, o grazie a questo, Marco Malvaldi resta uno di noi. Ci siamo visti a Carpi, dove è stato ospite del Festival del Racconto. Ha il suo mondo in uno zainetto. Ha una dedica per chiunque, se poi gli dicono, come è successo alla libreria Fenice, che quel libro è destinato all'America...beh scrive che preferirebbe non finisse nella mani di Donald Trump.
Poi arriva il momento della chiacchiera da bar. Perché proprio in un bar le facciamo. Uno spritz libera la sua preoccupazioni per Mihajlovic nuovo allenatore del Torino, la sua Fede sportiva, l'orgoglio pisano e l'inimicizia con le altre città toscane, gli studi su fisica e calcio alla Normale di Pisa, le letture ora orientate sulla saggistica...e poi ecco una storia bellissima, che lui mi ha detto che è raccontata nel libro Il cucchiaio scomparso di Sam Kean, ma che ascoltata da lui ha la succulenza della pappa al pomodoro, l'equilibrio della Torre pendente e il genio di Galileo Galilei.
Allora esiste una scala degli elementi chimici. Non è nata compiuta ma gradualmente si è andata completando, come le caselle di una tombola speciale. Al posto numero 42 c'è il molibdeno, al 44 c'è il rutenio, al 43...niente. Emilio Segré, uno dei ragazzi di Enrico Fermi in Via Panisperna, va negli Stati Uniti, a Berkeley, dove lavora il professor Ernst Lawrence. Studia gli urti tra protone e nucleone, lì nasce il Bevatron, un acceleratore di particelle. Segrè osserva, nota che ci sono delle viti di facile di facile usurazione, chiede a Prof Lawrence se gliene può spedire qualcuna in Italia, le vuole studiare. Non ci pensa due volte, l'americano, le imbusta e le recapita al collega. Intanto in Germania Walter Noddack e Ida Tacke sostengono di avere trovato la particella 43. Ma la sua tesi non regge e per bombardarla non serve neanche il Bevatron. Segré si rigira tra le mani quelle viti e nota che si attacca all'elemento che segue...è l'introvato elemento 43. Viene chiamato tecnezio che in greco significa artificiale perché è stato prodotto artificialmente nei reattori nucleari, è stato il primo elemento a essere prodotto artificialmente. Per Segré è stata la porta per il Nobel, per Lawrence un peccatuccio di ingenuità che gli è costato il Nobel. E Marco Malvaldi chiude col sorriso e dicendo che "è stato ottenuto il massimo risultato col minimo sforzo".