Nanni Moretti, Mia madre e l'esperienza della morte
CinemaNanni Moretti torna con il film Mia Madre (in prima visione, venerdì 15 aprile su Sky Cinema 1 alle 21.10 e alle 21.40 su Sky Cinema –David di Donatello) nel duplice ruolo di attore e regista che racconta, mischiando sapientemente i toni della commedia e quelli del dramma, la sofferenza per la perdita della madre. Con Margherita Buy (David di Donatello 2015 miglior attrice protagonista), John Turturro) e Giulia Lazzarini (David di Donatello 2015 miglior attrice non protagonista)
Risate e lacrime. Si potrebbe racchiudere in questi estremi la lunga elaborazione del lutto raccontata da Nanni Moretti in Mia madre, in onda, in prima visione, venerdì 15 aprile su Sky Cinema 1 alle 21.10 e alle 21.40 su Sky Cinema –David di Donatello.
Un andamento ondivago caratterizza tutto il film di Moretti fino a un finale duro e non certo imprevisto: la morte di Ada (Giulia Lazzarini). Ovvero una professoressa di latino e greco, proprio come la madre del regista romano (Agata Apicella); una donna che passa da un ospedale all'altro, ma che ha tanta voglia di vivere, di tornare alle sue letture di Tacito e Catullo.
Intorno a lei, che a volte dimentica, si confonde, fa amicizia e si affeziona agli infermieri che la accudiscono, la figlia regista Margherita (Margherita Buy), impegnata in un film di serie B con protagonista un attore (John Turturro) confusionario, presuntuoso ed esilarante istrione anche per la sua scardinata pronuncia italiana.
E ancora, vicino ad Ada, il figlio maschio Giovanni (Moretti). Quello che ha più paura di accettare la cosa, quello che cerca di razionalizzare tutto, quello più fragile che si porta dentro questo atteso lutto fino dentro il lavoro, tanto da prendersi un'aspettativa.
Tante scene di ospedale dove con tanto amore si porta da mangiare alla madre, si assiste alla sue paura di morire, ci si arrabbia per le sue resistenze alle cure e tanti flash back, poi, in cui i figli la ricordano ancora attiva. E poi le scoperte tipiche del dopo morte. Ovvero, quella di aver avuto una madre spesso totalmente diversa da quella che si credeva; una donna a volte capace di cose inaspettate come custodire i segreti più intimi dei nipoti, quelli che si raccontano solo a una nonna.
Rispetto a La stanza del figlio, dove la morte esplode improvvisa devastando tutto, qui Moretti racconta l'attesa sicura della morte più dolorosa, quella della propria madre. E lo fa coi tempi lunghi e dilatati di qualcosa di insopportabile. La vita continua in questi momenti, con una forza ancora più grande, più intensa, in contrasto con il dolore atteso. In Mia madre insomma tanta verità, vera autobiografia. Come quando la Buy sgrida la madre in ospedale perché si rifiuta, per immotivata paura, di fare anche solo due passi che sono sicuramente nelle sue possibilità. Perché' è vero – e probabilmente Moretti lo sa - ci si arrabbia coi propri vecchi che stanno per morire, ma solo per paura che vadano davvero via.