The Revenant - Redivivo: la recensione

Cinema

Barbara Tarricone

Leonardo DiCaprio in una scena tratta dal film The Revenant - Redivivo
revenant

Leonardo DI Caprio tenta di arrivare all'Oscar attraverso la brutale frontiera americana di Alejandro Gonzales Inarritu. Il film sarà nelle sale italiane a partire dal prossimo 28 gennaio  

Se con Birdman Alejandro Gonzales Inarritu ci aveva raccontato le nevrosi del nostro quotidiano cerebrale e cervellotico, il regista messicano premio Oscar non poteva fare un capovolgimento più totale prendendo quel poco che si sa della storia dell'esploratore Hugh Glass e rendendola una cruda ma anche poetica epica di sopravvivenza ai tempi della frontiera americana. E' uomo contro natura in The revenant (Il redivivo) con protagonista Leonardo DiCaprio, coprotagonista Tom Hardy, girato interamente in location estreme (Canada e Argentina) per la spettacolare fotografia di Emmanuel 'Chivo Lubeki' (premio Oscar per Birdman e Gravity).
Hugh Glass è veramente esistito. Nel 1823 si era unito ad una spedizione lungo il Fiume Mississippi . Erano gli anni degli esploratori ma anche dei trappers, cioè gli uomini che andavano nelle zone remote e selvagge dell'America a cacciare animali da pelliccia per poi rivenderne le pelli in Europa, spesso fronteggiando la competizione letale dei nativi american  che erano li prima di loro. Molti sparivano senza lasciare traccia in un mondo dove gli elementi erano brutali,  gli animali selvaggi e gli uomini più' selvaggi ancora. Uno di questi poteva essere Glass, che attaccato da un orso, venne abbandonato e dato per morto dai suoi stessi compagni. Invece ricomparse e i quotidiani dell'epoca ne diffusero la storia in tutta la nazione.

Nella storia di Inarritu (che ha basato parte della sua sceneggiatura sul romanzo di Michael Punke)  Glass-DiCaprio segue una spedizione anni dopo un'aggressione che ha sterminato il villaggio nativo dove viveva e ha ucciso la moglie Pawnee, lasciandolo da solo a crescere il figlio Hawk. I suoi due mondi, quello di bianco e quello di nativo americano, si combineranno prestandosi a dei momenti onirici e  di realismo magico, mentre la trama si delinea presto come una sanguinosa (letteralmente) e disperata ricerca della sopravvivenza in un ambiente naturale e climatico dove non sembra sensato provare a mettere piede, figuriamoci condurre un'esplorazione.

Tant' è. A circa venticinque minuti dall'inizio del film Glass viene aggredito da un'orsa che vede minacciati i suoi cuccioli: un'aggressione di cui vediamo in un unico piano sequenza tutti i movimenti, le zampate, le lacerazioni, le leccate, i colpi, le annusate. Se mai volevate sapere com'era essere attaccati da un orso adesso lo saprete  grazie chiaramente alla magia del CGI. ma anche ad una, a detta di Inarritu, folle conversazione con un esperto di attacchi di orsi. Uno cioè che ha speso la sua vita a parlare con sopravvissuti agli attacchi, che  gli ha fornito tutti i dettagli.

Da qui, abbandonato a se stesso dai suoi compagni, DiCaprio è lasciato per il resto del film (altri 130 minuti) a lottare per la sopravvivenza e ad esprimersi tramite mugolii, rantoli e  respiri. In una incredibile ma allo stesso tempo realistica lotta contro gli elementi che lo vede precipitare nelle cascate,(una scena realizzata veramente da lui e da altri 6 stunt men), volare in un precipizio a cavallo, tenersi in vita grazie a pesci catturati a mano e carne strappata dalle viscere di animali da poco morti. (Non un film per vegani e/o  deboli di cuore). Lo tiene in vita la sua tenacia ed una voglia di vendetta contro Fitzgerald il compagno responsabile di averlo abbandonato e di avergli assassinato il figlio,  interpretato dall'assolutamente inquietante e convincente Tom Hardy. Due possibili candidature Oscar. 

Se con Birdman Alejandro Gonzales Inarritu ci aveva raccontato le nevrosi del nostro quotidiano cerebrale e cervellotico, il regista messicano premio Oscar non poteva fare un capovolgimento più totale prendendo quel poco che si sa della storia dell'esploratore Hugh Glass e rendendola una cruda ma anche poetica epica di sopravvivenza ai tempi della frontiera americana. E' uomo contro natura in The revenant (Il redivivo) con protagonista Leonardo DiCaprio, coprotagonista Tom Hardy, girato interamente in location estreme (Canada e Argentina) per la spettacolare fotografia di Emmanuel 'Chivo Lubeki' (premio Oscar per Birdman e Gravity).
Hugh Glass è veramente esistito. Nel 1823 si era unito ad una spedizione lungo il Fiume Mississippi . Erano gli anni degli esploratori ma anche dei trappers, cioè gli uomini che andavano nelle zone remote e selvagge dell'America a cacciare animali da pelliccia per poi rivenderne le pelli in Europa, spesso fronteggiando la competizione letale dei nativi american  che erano li prima di loro. Molti sparivano senza lasciare traccia in un mondo dove gli elementi erano brutali,  gli animali selvaggi e gli uomini più' selvaggi ancora. Uno di questi poteva essere Glass, che attaccato da un orso, venne abbandonato e dato per morto dai suoi stessi compagni. Invece ricomparse e i quotidiani dell'epoca ne diffusero la storia in tutta la nazione.

Nella storia di Inarritu (che ha basato parte della sua sceneggiatura sul romanzo di Michael Punke)  Glass-DiCaprio segue una spedizione anni dopo un'aggressione che ha sterminato il villaggio nativo dove viveva e ha ucciso la moglie Pawnee, lasciandolo da solo a crescere il figlio Hawk. I suoi due mondi, quello di bianco e quello di nativo americano, si combineranno prestandosi a dei momenti onirici e  di realismo magico, mentre la trama si delinea presto come una sanguinosa (letteralmente) e disperata ricerca della sopravvivenza in un ambiente naturale e climatico dove non sembra sensato provare a mettere piede, figuriamoci condurre un'esplorazione.

Tant' è. A circa venticinque minuti dall'inizio del film Glass viene aggredito da un'orsa che vede minacciati i suoi cuccioli: un'aggressione di cui vediamo in un unico piano sequenza tutti i movimenti, le zampate, le lacerazioni, le leccate, i colpi, le annusate. Se mai volevate sapere com'era essere attaccati da un orso adesso lo saprete  grazie chiaramente alla magia del CGI. ma anche ad una, a detta di Inarritu, folle conversazione con un esperto di attacchi di orsi. Uno cioè che ha speso la sua vita a parlare con sopravvissuti agli attacchi, che  gli ha fornito tutti i dettagli.

Da qui, abbandonato a se stesso dai suoi compagni, DiCaprio è lasciato per il resto del film (altri 130 minuti) a lottare per la sopravvivenza e ad esprimersi tramite mugolii, rantoli e  respiri. In una incredibile ma allo stesso tempo realistica lotta contro gli elementi che lo vede precipitare nelle cascate,(una scena realizzata veramente da lui e da altri 6 stunt men), volare in un precipizio a cavallo, tenersi in vita grazie a pesci catturati a mano e carne strappata dalle viscere di animali da poco morti. (Non un film per vegani e/o  deboli di cuore). Lo tiene in vita la sua tenacia ed una voglia di vendetta contro Fitzgerald il compagno responsabile di averlo abbandonato e di avergli assassinato il figlio,  interpretato dall'assolutamente inquietante e convincente Tom Hardy. Due possibili candidature Oscar. 

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