Il 16 maggio il grande regista avrebbe compiuto un secolo. Per celebrare l'evento Sky Cinema Classics, gli dedica l'appuntamento Maestri di Stile. Appuntamento domenica 17 maggio a partire dalle 9.55
L'esuberanza, la vitalità, l'impegno politico e civile, la commedia. Parole chiave della vita di Mario Monicelli, nato un secolo fa, il 16 maggio 1915, a Roma, nel quartiere Prati.
Per celebrare l'evento Sky Cinema Classics, dedica l'appuntamento Maestri di Stile al grande regista dedicandogli l'intera giornata di domenica 17 maggio.
Si parte alle 9.55 con la commedia sul conflitto tra scienza e superstizione IL MEDICO E LO STREGONE e si prosegue con TOTÒ E LE DONNE e PADRI E FIGLI. Alle 15.05 troviamo la commedia scritta a quattro mani con Steno e interpretata dal grande Totò, TOTÒ E I RE DI ROMA e a seguire la commedia grottesca sulle disavventure di un gruppo di perdenti durante il Medioevo, BRANCALEONE ALLE CROCIATE.
In preserale è la volta della commedia dai toni amari tratta dal libro di Vincenzo Cerami UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO, e in prima serata la commedia anti-famigliare PARENTI SERPENTI, dove i membri di una famiglia architettano un diabolico piano per ottenere l’eredità degli anziani genitori. Chiude l’appuntamento il film che valse a Monicelli una candidatura all’Oscar per la migliore sceneggiatura nel 1966, CASANOVA ’70.
Una vita nel cinema al ritmo di quasi un film all' anno, quella di Mario Monicelli. Dall' esordio, giovanissimo, con il film a passo ridotto I ragazzi della via Paal (1934) fino a Le rose del deserto (2006).
Nel primo periodo, che coincide con la collaborazione con Steno e con il lavoro alla bottega di Totò bisogna ricordare: Al diavolo la celebrità (1949) con Misha Auer; Totò cerca casa (1949), Vita da cani (1950) e Guardie e Ladri (1951) con Aldo Fabrizi, Totò e i re di Roma (1952) e Totò e Carolina.
Il secondo periodo del cinema di Monicelli, inaugurato dal melodramma altoborghese Le infedeli del 1953, coincide con la nascita ufficiale della 'commedia all'italiana'. Vi si trovano i suoi primi capolavori, da Un eroe dei nostri tempi con Sordi (1955) a I soliti ignoti (1958) e La grande guerra (1959), Leone d'oro ex-aequo alla Mostra di Venezia.
Dopo uno dei suoi film drammatici più riusciti, I compagni del 1963, Mario Monicelli sceglie con successo la via del film a episodi e inaugura anche in questo campo un vero filone. Tra i film da ricordare Boccaccio 70 (1963), Alta infedeltà (1964), Le fate (1966). Nello stesso anno ecco aprirsi un nuovo capitolo della storia cinematografica di Mario Monicelli. Con L' armata Brancaleone trasforma Vittorio Gassman in divo popolare e dà spazio al suo gusto per la commedia picaresca. Il film va in testa agli incassi e Monicelli si ripete nel 1969 con Brancaleone alle crociate.
Intanto propone una nuova svolta della commedia all'italiana presentando Monica Vitti in chiave comica in La ragazza con la pistola del 1968. Con gli anni '70 il regista viareggino cerca nuove vie al suo talento in film di successo altalenante da La Mortadella con Sophia Loren (1971) a Romanzo popolare (1974) con Ugo Tognazzi. Ed è proprio col comico cremonese che, dal copione di Pietro Germi, Monicelli ritrova il successo nel 1975 in Amici miei con un seguito nell' 82.
Dopo il melodramma Un borghese piccolo piccolo (1977), il felliniano Viaggio con Anita (1979) e il surreale Temporale Rosy (1979), ancora un successo popolare con Sordi: Il marchese del Grillo (1981). Il filone picaresco prosegue tra Bertoldo (1984) e I picari (1987). In chiave colta Monicelli scopre la tv tra Mattia Pascal (1985), e Rossini Rossini del '91. Ma il successo ritorna con Speriamo che sia femmina nel 1986. Gli ultimi film, da Parenti serpenti (1992) cui segue Cari fottutissimi amici.
Firma, fra gli altri, la mini-serie tv Come quando fuori piove del 2000, partecipa a documentari e iniziative di militanza come Lettere dalla Palestina del 2002, e si concede alcuni cammei come attore (dal Ciclone di Pieraccioni a Sotto il sole della Toscana). E' del 2006 invece il tanto desiderato ritorno sul set di un film, rallentato da ritardi e difficoltà produttive, con Le rose del deserto, liberamente ispirato a Il deserto della Libia di Mario Tobino e a Guerra d'Albania di Giancarlo Fusco.