L’Amore Bugiardo - Gone Girl: La recensione

Cinema

Delitto e castigo al tempo dei social network. David Fincher firma un multiforme thriller, dal coté hichtcockiano, sull’ (in) felicità coniugale. 4 nomination ai Golden Globe e 2 grandi protagonisti, Ben Affleck e Rosamund Pike, in odore di Oscar.

Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.
Lo sapeva bene  Anna Karenina. E lo sanno pure Nick Dunne (Ben Affleck), ex scrittore cresciuto a pannocchie arrosto, trasfigurate ormai  in shot di Bourbon, e sua moglie Amy (Rosamund Pike) , la mitica Amy, la bionda ragazza dei sogni, autrice di successo di libri per bambini
Si sa: niente è per sempre. Soprattutto l'armonia di una coppia costretta dalla crisi economica a lasciare l'adrenalinica New York e a trasferirsi nel riottoso Missouri.  Sicché il giorno del quinto anniversario di matrimonio. Amy svanisce nel nulla e Nick diventa il primo indiziato dell'omicidio della bella moglie. Ma questo consorte piacione, dal sorriso ineluttabilmente contagioso e dal mento ineffabilmente menzognero è davvero colpevole di uxoricidio?

Tratto dall'omonimo best-seller di Gillan Flynn, autrice anche della sceneggiatura, e ispirato a una storia vera, L'amore bugiardo- Gone Girl (in uscita nelle sale italiane il 16 dicembre) è un crescendo rossiniano di  scatole cinesi, in cui vittima e carnefice, innocente e colpevole, moglie e marito giocano a rimpiattino per il piacere, forse morboso, dello spettatore.

Con la perizia di un demiurgo cattivo, David Fincher orchestra una spettacolare danza macabra, avvolta in una bianca nuvola di zucchero, soppesa tra una equivoca caccia al tesoro e una veglia notturna, tra un selfie inopportuno e un paio di mutandine rosse.
La fine di un amore, il matrimonio come manicomio, per citare uno slogan in voga nei Seventies, coabitano con una satira feroce e  amara di uno pseudo- giornalismo capace di oltrepassare qualsiasi pornografia  dei sentimenti.
Grazie alla prova attoriale di due star, Ben Affleck e Rosamund Pike, in stato di grazia , L'amore bugiardo riesce nel miracolo di raccontare il nostro presente, attraverso gli stilemi di un thriller che ci inganna, che  cambia tono e pelle, al pari di un serpente. Nonostante telecamere, microfoni, social network documentino, attimo per attimo, fotogramma per fotogramma, ciò che accade ai protagonisti, niente è come sembra. La verità risulta lontana e, talvolta, persino priva di senso. Risultano quindi speciose, le accuse di sessismo rivolte a un film che dribbla la stereotipata guerra dei sessi, il corrivo conflitto maschi contro femmine, per parlarci, invece del caos emotivo, della perdita di identità, della deriva dell'io, che ci travolge tutti, a prescindere dal genere e dai gusti.

Come scrive Gillan Flyn:
“In quest'epoca è molto difficile essere una persona, una persona reale e autentica anziché un fascio di tratti caratteriali selezionati da un generatore infinito di personaggi. E se tutti stiamo interpretando un ruolo, allora l'anima gemella non può esistere."

E, infine, sulle note acide della disturbante colonna sonora composta da Trent Reznor, tra le lenzuola non troppo innocenti, risuonano inesorabili le consuete, colpevoli, domande, a cui ogni coppia vorrebbe, forse, rispondere: 
A cosa pensi? Come ti senti? Che cosa ci siamo fatti?

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