Addio Mazursky, il regista delle terre promesse
CinemaMister Paul è morto a Los Angeles, aveva 84 anni. Amava scrivere, era un battutista e si guadagnava da vivere con la penna. Debuttò da regista a fine anni Sessanta sull'onda di un rinnovamento generazionale che coincise col movimento "Anti Hollywood"
Per tutta la generazione di chi, all'inizio degli anni '70, guardava all'America come alla terra promessa dell'utopia e della libertà sentimentale, il nome di Paul Mazursky era un punto di riferimento sicuro. Con il suo tono lieve, l'ironia feroce eppure umanissima, la leggerezza del tocco, il regista americano della commedia acre seppe riflettere una generazione con l'empatia di chi ne faceva parte e sapeva leggerne sogni e debolezze.
Film come "Bob&Carol&Ted&Alice" (1969, il suo debutto), "Harry & Tonto" (1974, premio Oscar a Art Carney), "Stop a Greenwich Village" (1976), "Una donna tutta sola" con Jill Clayburgh (il suo maggiore successo nel 1977), sono altrettante pietre miliari di una cultura ebraica che al cinema traduceva un'idea della vita. Scomparso il 30 giugno scorso a 84 anni da poco compiuti (ma la notizia della morte si è diffusa solo da poco), Irviz Mazursky (vero nome) era nato da una famiglia ebraica newyorchese, emigrata a Brooklyn dall'Ucraina. Il padre era operaio, la madre pianista ai corsi di danza, lui stesso arrivò al cinema per caso e dopo mille mestieri. Lo scelse Stanley Kubrick per il suo film d'esordio "Fear and Desire" (1953), ma Hollywood lo adottò presto come caratterista anche per titoli di pregio tra cui "Il seme della violenza" (1955) mentre la tv gli diede il successo con serie molto popolari come "AI confini della realtà" o "The Rifleman".
Amava scrivere, era un felice "battutista" e presto si guadagnò da vivere con la penna, fino a debuttare da regista alla fine degli anni'60 sull'onda di un rinnovamento generazionale che coincise con il movimento "Anti Hollywood" inaugurato dal trionfo di "Easy Rider". In anni di lotte politiche e utopie rivoluzionarie, Mazursky scelse invece la via della commedia, quasi antesignano di Woody Allen, e si concentrò sull'analisi dei sentimenti e delle relazioni di coppia.
I suoi film più felici disegnano personaggi insicuri, coppie scoppiate, solitudini metropolitane, sempre lette nel segno di un'ironia che andava a braccetto coi romanzi di Isaac Singer e la tradizione Yiddish. Il film più personale rimane "Il mondo di Alex" con Donald Sutherland (1970), quello più apprezzato dalla critica "Nemici" con Anjelica Huston (dal romanzo di Singer), diretto nel 1989 e tre volte candidato all'Oscar. Amava moltissimo l'Italia, considerava Fellini il suo vero ispiratore e volle Vittorio Gassman a fianco di John Cassavetes e Gena Rowlands per una riuscita attualizzazione de "La tempesta" ((1982) da Shakespeare. Il suo incontro con Woody Allen avvenne nel 1991 con "Storie d'amori e infedeltà" in cui i due duettavano anche in scena mentre Mazursky firmava la regia. Ateo per vocazione, marito fedele (una sola moglie, Betsy, sposata nel 1953), raffinato intellettuale sotto un'aria paciosa da gourmet e conversatore satirico, Paul Mazursky fu candidato ben quattro volte all'Oscar, ma non lo vinse mai. Solo lo scorso anno aveva conquistato la sua stella sulla Walk of Fame, ma da oggi quella stella brilla di più.
Film come "Bob&Carol&Ted&Alice" (1969, il suo debutto), "Harry & Tonto" (1974, premio Oscar a Art Carney), "Stop a Greenwich Village" (1976), "Una donna tutta sola" con Jill Clayburgh (il suo maggiore successo nel 1977), sono altrettante pietre miliari di una cultura ebraica che al cinema traduceva un'idea della vita. Scomparso il 30 giugno scorso a 84 anni da poco compiuti (ma la notizia della morte si è diffusa solo da poco), Irviz Mazursky (vero nome) era nato da una famiglia ebraica newyorchese, emigrata a Brooklyn dall'Ucraina. Il padre era operaio, la madre pianista ai corsi di danza, lui stesso arrivò al cinema per caso e dopo mille mestieri. Lo scelse Stanley Kubrick per il suo film d'esordio "Fear and Desire" (1953), ma Hollywood lo adottò presto come caratterista anche per titoli di pregio tra cui "Il seme della violenza" (1955) mentre la tv gli diede il successo con serie molto popolari come "AI confini della realtà" o "The Rifleman".
Amava scrivere, era un felice "battutista" e presto si guadagnò da vivere con la penna, fino a debuttare da regista alla fine degli anni'60 sull'onda di un rinnovamento generazionale che coincise con il movimento "Anti Hollywood" inaugurato dal trionfo di "Easy Rider". In anni di lotte politiche e utopie rivoluzionarie, Mazursky scelse invece la via della commedia, quasi antesignano di Woody Allen, e si concentrò sull'analisi dei sentimenti e delle relazioni di coppia.
I suoi film più felici disegnano personaggi insicuri, coppie scoppiate, solitudini metropolitane, sempre lette nel segno di un'ironia che andava a braccetto coi romanzi di Isaac Singer e la tradizione Yiddish. Il film più personale rimane "Il mondo di Alex" con Donald Sutherland (1970), quello più apprezzato dalla critica "Nemici" con Anjelica Huston (dal romanzo di Singer), diretto nel 1989 e tre volte candidato all'Oscar. Amava moltissimo l'Italia, considerava Fellini il suo vero ispiratore e volle Vittorio Gassman a fianco di John Cassavetes e Gena Rowlands per una riuscita attualizzazione de "La tempesta" ((1982) da Shakespeare. Il suo incontro con Woody Allen avvenne nel 1991 con "Storie d'amori e infedeltà" in cui i due duettavano anche in scena mentre Mazursky firmava la regia. Ateo per vocazione, marito fedele (una sola moglie, Betsy, sposata nel 1953), raffinato intellettuale sotto un'aria paciosa da gourmet e conversatore satirico, Paul Mazursky fu candidato ben quattro volte all'Oscar, ma non lo vinse mai. Solo lo scorso anno aveva conquistato la sua stella sulla Walk of Fame, ma da oggi quella stella brilla di più.