Nei panni del dott. Mari

Cinema

Per la rubrica “Una settimana con il dottor Giovanni Mari” è Rossella Vaccaro questa volta a commentare le vicende che accompagnano l’uomo e il terapeuta Castellitto nella seconda settimana di In treatment

di Rossella Vaccaro

"Su quale delle due poltrone è più difficile stare?” Roberto Goisis termina così il suo commento alla prima settimana di ” In Treatment”, e da qui provo a continuare proponendo qualche osservazione su quella che è appena finita. Per il dott. Mari non è certo stato facile sedersi sulla sua poltrona di terapeuta, ma neanche su quella di uomo e di marito! Poltrone che per qualche minuto, dopo la seduta “abortita” con Lea e Pietro, hanno anche coinciso, e ad alta tensione. In fondo ogni terapeuta siede sempre su due poltrone contemporaneamente, credo che il senso di questa seconda settimana della vita di Giovanni Mari e dei suoi pazienti trovi in questo la sua sintesi.

Se in rapporto alla moglie Giovanni può fare i conti con una relazione di reciprocità tra pari, anche se la moglie non sembra dello stesso parere, con i pazienti le cose sono differenti. Mantenere il “ruolo” nella parità di “persone” è cosa non facile, ma è indispensabile perché il confine della cura coincida con il rispetto del paziente come persona. L’asimmetria della relazione terapeutica si mescola con la “normalità” umana di ogni terapeuta, che è parte integrante della cura, grazie al setting, al quale entrambi, terapeuta e paziente, pur in forme diverse, hanno affidato la cornice di senso del loro essere insieme. Asimmetria e simmetria sono movimenti opposti, ma anche complementari: la capacità del terapeuta di mantenerne l’oscillazione tra le sue due “poltrone interne” nel setting è promotrice di ciò che consentirà le trasformazioni interiori necessarie al miglioramento della condizione esistenziale del paziente.

Con Sara la tenuta di questa oscillazione è per Giovanni molto impegnativa. L’intensità del transfert erotizzato di Sara, che sembra avere intercettato il periodo critico nella vita di Giovanni, gli rende difficile mantenere l’equilibrio necessario al suo ruolo terapeutico e mettere al servizio della cura la tensione emotiva che questa relazione gli procura. Il grande bisogno di attenzione, comprensione e cura che Sara sente e che ha incontrato l’ascolto empatico, per lei inedito, di Giovanni, rende l’esperienza della terapia così nutriente e gratificante che è facile per lei scambiare i suoi sentimenti per amore. Giovanni è lacerato: è consapevole della difficoltà che deve affrontare, sente la responsabilità della sua posizione e del suo ruolo, sa che spetta a lui comprendere e governare la risposta emotiva alla sofferenza di Sara e alla propria senza interventi arbitrari, ma fatica a restare “sui propri piedi”.

Se per Giovanni la difficoltà con Sara è che lei vorrebbe “affondare” con lui nella stessa poltrona, con Dario, che fatica molto a sedersi su una poltrona di paziente, la difficoltà è quella di occupare utilmente la propria, permettendo a Dario di riconoscere il suo dolore, la sua paura e il suo bisogno di un rapporto emotivo vero.
Dario, infatti, deve negare i propri sentimenti per proteggersi da un’esperienza traumatica troppo difficile e dolorosa. Sfida anziché affidarsi ed è questa l’oscillazione che Giovanni deve affrontare e contenere, oscillazione che lo implica profondamente e che potrà, forse, consentirgli di offrire al suo paziente la possibilità di rimettere insieme nella mente quello che per ora deve restare separato. Noi facciamo il tifo per il loro impegno.

Tenere la “posizione” sulla poltrona nella seduta di Alice è per Giovanni favorito dal fatto che Alice è un’adolescente, anagraficamente potrebbe essere sua figlia, forse un po’ la vede come tale. Anche qui sono bene in vista le “due poltrone” su cui egli siede. Eleonora lo accusa di non ascoltare abbastanza i suoi figli e di prestare troppa attenzione ai suoi pazienti, ma con Alice la sua presenza di moglie e di madre diviene reale, delicata e dolorosa allo stesso tempo. Giovanni le chiede aiuto, come un padre che si fida della capacità materna della propria moglie e questo permette ad Alice di occupare il “posto” di figlia. Forse Giovanni ha intuito la “frattura”, oltre che delle braccia della vita di Alice, messa in un “posto” sbagliato da un adulto che avrebbe dovuto tutelarla?

Nell’incontro del venerdì con Anna si evidenzia una dura e incalzante contrattazione su quali poltrone entrambi possano accettare di occupare nel loro reciproco rapportarsi. Sono entrambi professionisti affermati e testardamente convinti delle loro posizioni, si fronteggiano sul piano professionale e su quello privato, l’incontro è carico di sentimenti difficili e contrastanti, entrambi sanno di potersi ferire profondamente. E’ questo rischio di confondere la franchezza tra colleghi con una certa disattenzione per la loro fragilità, il prezzo di aver tanto lavorato su se stessi? Staremo a vedere nelle prossime settimane.

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