Mentre continua su Sky Cinema V per Verdone, Sky Cine News incontra il grande attore e regista romano in occasione della premiazione per il suo Posti in piedi in paradiso, proclamato miglior commedia dell'anno ai Nastri d'Argento 2012 di Taormina
Parlare della crisi economica e umana che ha investito il nostro Paese riuscendo anche a strappare un sorriso non è un'impresa facile.
Carlo Verdone ci è riuscito con il suo ultimo lungometraggio, quel
Posti in piedi in paradiso che il botteghino italiano ha premiato e che i Nastri d'Argento 2012 hanno incoronato a ragione migliore commedia dell'anno.
Del resto è ormai cosa nota che la commedia di Verdone è sempre stata ancorata a un'analisi attenta di un'Italia in continuo cambiamento. Tutti i suoi personaggi, dai primi Enzo e Leo di Un sacco Bello a Ivano, volgarissimo romano interpretato in "Viaggi di nozze", fino alle maschere uscite dagli ultime pellicole, tutte caratterizzate da una sorta di nevrosi e ipocondria, quasi reazioni somatiche alle pressioni di un mondo inconoscibile, sono in fondo specchio di un trasformazione profonda dei costumi italici, in qualche caso del loro involgarimento e della perdita di identità.
In fondo quello che Verdone è riuscito a creare attraverso il suo cinema, sia come regista che come attore, è quello che la commedia all'italiana ha sempre voluto esprimere nel corso del tempo: ridere delle nostre disgrazie, dei nostri tic e nevrosi, riuscire a strappare una risata là dove bisognerebbe solo disperarsi. In più va dato atto al comico romano di averlo fatto senza mai senza mai scendere nella volgarità e soprattutto di esserci riuscito soltanto attraverso una medotica precisione sociologica della realtà di tutti i giorni.
Del resto è ormai cosa nota che la commedia di Verdone è sempre stata ancorata a un'analisi attenta di un'Italia in continuo cambiamento. Tutti i suoi personaggi, dai primi Enzo e Leo di Un sacco Bello a Ivano, volgarissimo romano interpretato in "Viaggi di nozze", fino alle maschere uscite dagli ultime pellicole, tutte caratterizzate da una sorta di nevrosi e ipocondria, quasi reazioni somatiche alle pressioni di un mondo inconoscibile, sono in fondo specchio di un trasformazione profonda dei costumi italici, in qualche caso del loro involgarimento e della perdita di identità.
In fondo quello che Verdone è riuscito a creare attraverso il suo cinema, sia come regista che come attore, è quello che la commedia all'italiana ha sempre voluto esprimere nel corso del tempo: ridere delle nostre disgrazie, dei nostri tic e nevrosi, riuscire a strappare una risata là dove bisognerebbe solo disperarsi. In più va dato atto al comico romano di averlo fatto senza mai senza mai scendere nella volgarità e soprattutto di esserci riuscito soltanto attraverso una medotica precisione sociologica della realtà di tutti i giorni.