Oscar, c'è chi dice no

Cinema
Marlon Brando veste i panni di don Vito Corleone ne Il padrino
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Si tratta di casi rarissimi (finora solo tre), ma nella storia degli Academy Awards c'è anche chi ha preferito dire “no, grazie” e rispedire l'ambita statuetta al mittente. SCOPRI LA STORIA DI CHI HA RIFIUTATO L'OSCAR

di Marco Agustoni

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C'è chi farebbe follie, pur di vedersi consegnata una statuetta dorata di fronte alla platea degli Academy Awards. C'è chi quel momento lo ha sognato per anni, ma pur essendocisi avvicinato più volte, ha sempre visto il riconoscimento assegnato a qualcun altro: è il caso, ad esempio, di Peter O'Toole, celebre attore irlandese che, nonostante le sue sette candidature, non vinse nemmeno una volta. Eppure, per quanto si tratti del premio più desiderato in ambito cinematografico, c'è anche chi all' Oscar ha deciso di dire di no. Si tratta di casi davvero rari - solo tre fino ad oggi -, ma che non possono fare a meno di colpire l'immaginario collettivo. Ecco com'è andata.

Il primo uomo a rifiutare un premio Oscar fu Dudley Nichols, sceneggiatore che nel 1936 decise di fare a meno del riconoscimento per la Miglior sceneggiatura non originale per Il traditore, film diretto da John Ford. Il no arrivò per motivi sindacali: in quel periodo, infatti, la Screen Writers Guild, il sindacato che riunisce gli scrittori cinematografici, era in sciopero contro le major. Nichols ricevette altre due nomination, nel 1941 e nel 1944, ma non riuscì più a vincere la prestigiosa statuetta.

Il secondo diniego all'Oscar è datato 1971. Stavolta è il turno di George C. Scott, attore e regista americano, celebre per alcuni memorabili ruoli, tra cui quelli del generale Buck Turgidson ne Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick e di Bert Gordon ne Lo spaccone. Grazie alla sua interpretazione in Patton, generale d'acciaio, Scott fu candidato agli Academy Awards come Miglior attore protagonista, vincendo. Ma a sorpresa, rispedì lo zio Oscar al mittente, affermando di non essere all'altezza degli altri nomi in lizza (tra gli altri, Jack Nicholson per Cinque pezzi facili). Il motivo, quindi, sembrerebbe essere stato la modestia. Tuttavia, tempo dopo Scott si lasciò sfuggire di non aver voluto prendere parte a quella che, a suo avviso, altro non è se non “una parata di carne”. Tra l'altro, il nostro uomo aveva già rifiutato la nomination a Miglior attore non protagonista nel 1962 per Lo spaccone: l'Academy lo candidò lo stesso ma il problema non si pose, dato che l'Oscar andò a George Chakiris per West Side Story.

Il terzo, senza dubbio più eclatante caso di rifiuto riguarda Marlon Brando ( guarda la gallery), che già nel 1955 si era aggiudicato la statuetta come Miglior attore protagonista con la sua memorabile interpretazione di Terry Malloy in Fronte del porto di Elia Kazan. Nel 1973 Brando vinse per la seconda volta grazie a un altro storico ruolo, quello di don Vito Corleone ne Il padrino, di Francis Ford Coppola. L'attore, già noto per i suoi comportamenti anticonformisti, disse di no al riconoscimento per protestare contro il modo in cui la minoranza amerinda veniva rappresentata nelle pellicole hollywoodiane. Ma in linea con la teatralità del suo mestiere, decise di esplicitare il suo diniego con un colpo di scena: al suo posto mandò alla premiazione un'attivista per i diritti civili dei nativi americani, tale Sacheen Littlefeather (alias Marie Louise Cruz), vestita da squaw. Quando venne annunciato il nome di Brando, questa salì sul palco dell'Academy e fece un breve discorso sulla discriminazione razziale. Nonostante tale incidente, l'Academy nominò di nuovo l'attore l'anno successivo per il suo ruolo in Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci.

Oltre a questi tre casi, ce n'è in realtà un altro in cui si è andati molto vicini al rifiuto. A inizio articolo si è infatti parlato di Peter O'Toole e del suo sfortunato rapporto con gli Oscar. Ebbene, forse per riparare al fatto che, nonostante le numerose candidature, il protagonista di Lawrence d'Arabia e tanti altri capolavori non aveva mai ricevuto una statuetta, nel 2003 l'Academy decise di conferirgli l'Oscar alla carriera. Sulle prime, però, l'attore era intenzionato a rifiutare il riconoscimento, considerandolo una sorta di premio consolatorio. Furono i figli a convincerlo ad accettare quello che invece, secondo loro, era un grande onore.

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