Ad Atene il Ballet Stars Gala, dieci étoile nell’Olimpo degli dei

Di Gala in Italia e nel mondo ce ne sono davvero tanti e negli ultimi anni sono aumentati considerevolmente. La formula si presta bene a conquistare un pubblico anche molto lontano dalla danza. Basta prendere i “classici” pezzi da Gala appunto, virtuosistici, brillanti e spettacolari per avere un buon risultato. La qualità dei danzatori può spesso fare la differenza. Ma non è solo una questione di nomi. A volte anche la scelta dei passi a due o degli assoli inseriti nel programma può essere determinante per una miglior riuscita della serata. Perché la rosa dei “pezzi classici da Gala” appunto può essere ampia e costruire una successione funzionale anche al contesto in cui si organizza lo spettacolo non è affatto scontato. Danzare in un teatro non è come all’aperto. Andare in scena a Milano, a Roma o a Verona non è come salire su un palco a Londra o a Parigi. Il Ballet Stars Gala che si è tenuto nell’Odeon di Erode Attico, antico teatro greco sull’Acropoli di Atene, è stato uno dei massimi esempi di come una “semplice e classica” serata di Gala possa diventare qualcosa di straordinario. Per la tecnica pura e raffinata che i protagonisti hanno mostrato sul palco, ognuno nel suo stile che arriva da mondi e scuole diverse ma tutti con la stessa “pasta”. Quella di grandi danzatori capaci di raccontare anche là dove i virtuosismi non lo permettono. Di far parlare un sentimento corporeo che arriva al pubblico e lo attraversa tratteggiando tante sfumature diverse. La luna rossa in piena eclissi, spuntata sulle note di Romeo e Giulietta di Prokoviev, ha sublimato il tutto e reso indimenticabile lo spettacolo ai 3000 spettatori accorsi per questa prima edizione del Gala con la direzione artistica di Christina Roka. Tutto è iniziato con il passo a due tratto da Sylvia nella versione firmata da Manuel Legris. Sul palco due stelle dell’Opéra di Parigi: Paul Marque e Sae Saeya Park. Sorprendente lo stile, la leggerezza e la grazia di lei in una coreografia tecnicamente piena di insidie. Così come sorprendente e davvero deliziosa è stata Fumi Kaneko in coppia con Vadim Muntagirov nel Grand Pas Classique, entrambi dal Royal Ballet di Londra. Sempre dal Royal Ballet Reece Clarke che ha danzato insieme a Rocìo Aleman dello Stuttgart Ballet. I due Principal hanno fuso i loro stili apparentemente diversi dando vita a un passo a due tratto dal secondo atto del Lago dei Cigni molto sentito e intenso. Elizaveta Kokoreva, la più giovane étoile nella storia del Bolshoi, ha confermato di avere una tecnica superlativa e unica. Basterebbe citare l’equilibrio tenuto in un semplice piqué in attitude durante il passo a due del terzo atto del Don Chisciotte , o il suo insuperabile pas couru all’inizio della variazione di Kitri. Se la sua tecnica la fa brillare tra le dee assolute della storia della danza, nonostante le difficoltà incontrate per un palco non stabilissimo e per un’orchestra che ogni tanto non ha seguito perfettamente i danzatori, non si può dire altrettanto della sua interpretazione nel passo a due di Spartacus. Ma è giovane e troverà sicuramente la sua strada anche come interprete in ruoli che richiedono una maggiore maturità ed esperienza di vita. Va sottolineato comunque che le prese del passo a due di Spartacus con Daniil Potaptsev sono state strabilianti. Timofej Andrijashenko, primo ballerino della Scala di Milano, ha infiammato il teatro di Erode Attico con la sua entrata nel passo a due tratto dalla Carmen di Roland Petit. Un momento di grande impatto anche visivo grazie alle luci molto ben studiate che hanno illuminato di rosso l’incantevole scena. Sensuale e travolgente nei panni di Don José accanto all’étoile della Scala Nicoletta Manni, che nella vita è sua moglie. E sul palco la coppia si vede e si sente. La relazione e la connessione che riescono a portare in scena le due stelle della Scala hanno una potenza che lascia il pubblico disarmato di fronte a tanta emozione. E in Caravaggio, il passo a due di Mauro Bigonzetti tratto dall’omonimo balletto, è stato tutto ancora più evidente . Il magnetismo che sono riusciti a creare tra loro è stato infatti qualcosa di ipnotico. E la purezza delle linee di Nicoletta Manni, che sembrano sempre quasi tratteggiare un disegno, ha incorniciato un quadro pieno di sfumature. Sentimenti, arte e bellezza.

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Chiara Ribichini