Zorba il greco, quel travolgente sirtaki che “insegna a ballare” (e ad affrontare la vita)

“Che strana macchina è l'uomo! Lo riempi di pane, vino, pesce e ravanelli e ne escono risate, sospiri e sogni. Una fabbrica!”. Una fabbrica che riesce a superare i drammi della vita, perché “quando tutto ci va storto, quale gioia nel mettere alla prova la nostra anima per misurarne il valore e la resistenza!", e a riscoprire la felicità nelle piccole cose. “Restammo entrambi fino a tardi intorno al braciere in silenzio. Ebbi un'altra conferma di come la felicità sia una cosa semplice e frugale - un bicchiere di vino, una castagna, un misero braciere, il rumore del mare; nient'altro. Per rendersi conto che tutto questo è felicità serve soltanto un cuore semplice e frugale”. In queste brevi citazioni tratte dal romanzo di Nikos Kazantzakis c’è tutto il mondo di Zorba il greco. Un mondo, e una filosofia di vita, che nel balletto di Lorca Massine , tornato in scena al Teatro Romano di Verona per quattro date, esplodono in un sirtaki finale a cui si deve gran parte della fortuna dello spettacolo, così come del celebre film del regista cipriota Michael Cacoyannis del 1965 con protagonista Anthony Quinn e la colonna sonora di Mikis Theodorakis. "Zorba, insegnami a ballare!" Il balletto, creato nel 1988 proprio per Verona, debuttò all’Arena con un memorabile cast su musica sempre di Mikis Theodorakis ed è stato ripreso a Verona nel 1990, nel 2002, nel 2023 e nel 2024. Quest’anno è tornato in scena al Teatro Romano a Verona, per celebrare il centenario del compositore, che nella storica première all’Arena del 1988 aveva diretto l’orchestra. La storia è quella dell’amicizia e dell’incontro tra popoli diversi. Tra John, un colto turista americano che subisce il fascino delle tradizioni greche, e Zorba, un greco che lo accoglie e cerca di farlo integrare nella sua comunità che considera John uno straniero ostile. Zorba diventa per John il maestro che gli insegna tutto ciò che si deve sapere per vivere sempre e comunque all’altezza della vita, anche quando si è alle prese con il dolore più grande, quello per la perdita della persona amata. E quel sirtaki finale, tanto legato nella nostra memoria anche alla celebre frase del film “Zorba, insegnami a ballare”, non è altro che una danza liberatoria che fa tornare alla vita e trascina tutti. È il simbolo degli uomini che non si arrendono mai perché la vita continua. cinque bis e protagonisti straordinari Se la scelta dei due protagonisti sembrava vincente già sulla carta, la scena non ha che confermato le aspettative. E i cinque bis del sirtaki finale fin dalla prima recita , che si sono ripetuti anche nelle successive, li hanno consacrati. Perché la forza di questo spettacolo, che ha letteralmente travolto anche un pubblico poco affine alla danza, è stata la combinazione perfetta dei due interpreti. Da un lato c’è lui, Igor Tsvirko, primo ballerino del Bolshoi, uno Zorba in carne e ossa con una mimica facciale che strega lo spettatore. Anche in un semplice passo sul palcoscenico Tsvirko riesce ad avere un movimento sempre pieno e “gigante”, terreno. Potente nei salti o anche semplicemente in un gesto. Impressionante quando prende e tiene in alto, con una mano sola, la sua amata. “Capii che questo Zorba era l’uomo che da tanto tempo cercavo senza trovare; un cuore vivo, una bocca vorace, un’anima grande e spontanea che non ha ancora tagliato il cordone ombelicale con sua madre, la Terra” scriveva Kazantzakis. Dall’altro c’è Julian MacKay, primo ballerino del Bayerisches Staatsballett di Monaco. Alto, biondo, bellissimo. Magnetico in ogni momento. Leggero e raffinato. Il contrasto tra i due rende perfettamente la loro appartenenza a mondi e a filosofie di vita completamente diversi. Accanto a loro, nella recita del 30 agosto, la prima ballerina della Scala Virna Toppi, potente e intensa nei panni di Marina, la vedova di cui si innamora John, ed Evgenija Koškina, solista d’eccellenza dal Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, una fragile e seducente Madame Hortense, la donna amata da Zorba. Convincente Davide Buffone, primo ballerino all’Opera slovena di Maribor, quale Manolios e tutto il corpo di ballo della Fondazione Arena. La speranza, visto anche il successo di pubblico, è che questo spettacolo possa tornare sul palco dell’Arena su cui è nato.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Zorba il greco, quel travolgente sirtaki che “insegna a ballare” (e ad affrontare la vita)

Chiara Ribichini