Rami Malek: "Sono stato buttato sul cofano dell'auto dalla polizia e accusato di rapina"

Spettacolo
Laura  Alberti

Laura Alberti

"Mi dissero che il ladro era di origine latina, e che io corrispondevo alla descrizione. Ricordo quanto fosse caldo quel motore, quanto mi bruciassero le mani", ha raccontato l'attore, americano con origini egiziane

In una recente chiacchierata col Guardian, Rami Malek ha raccontato d'aver provato sulla sua pelle cos'è il razzismo. Per via delle sue origini egiziane, ha detto d'essere stato vittima di profilazione razziale, gettato sul cofano dell'auto della polizia e ingiustamente accusato di rapina. 

Il racconto di Rami Malek

"Sono stato scaraventato sul cofano di un'auto della polizia di Los Angeles perché qualcuno aveva rapinato un negozio di liquori e rubato la borsa di una donna", ha spiegato Rami Malek. "Mi dissero che il ladro era di origine latina, e che io corrispondevo alla descrizione. Ricordo quanto fosse caldo quel motore, quanto mi bruciassero le mani".

 

A salvarlo è stato un suo amico. "Il mio amico, caucasico, è stato abbastanza intelligente da spiegare che ero egiziano, non latino", ha ricordato l'attore. "Ricordo di aver riso sulla macchina della Polizia, pensando che avrei potuto benissimo andare in prigione per qualcosa che non avevo fatto'".

 

Rami Malek si è poi detto preoccupato: teme che le discriminazioni contro gli immigrati negli Stati Uniti possanno peggiorare con l'insediamento di Donald Trump. Ha poi spiegato che il libro dell'ex presidente Barack Obama Dreams from My Father and The Audacity of Hope resta una fondamentale fonte di perseveranza, anche quando le elezioni non hanno il risultato sperato. "L'idea che un uomo con papà del Kenya e mamma del Kansas potesse diventare presidente degli Stati Uniti, è stato uno dei momenti più pieni di speranza nella storia del sogno americano", ha detto. 

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