Fellini Dream, il viaggio dei NoGravity nella poetica del Maestro. Tra sogno e realtà

È un viaggio nella poetica felliniana attraverso quel mondo onirico che ha fatto dei NoGravity una compagnia unica al mondo. Fellini Dream è il nuovo spettacolo firmato da Emiliano Pellisari e Mariana/P che debutta a Milano, al Teatro Menotti, dal 26 novembre al 1 dicembre e che poi sarà a Roma, al Teatro Olimpico e a Parigi. Uno spettacolo in cui la danza, il mimo, il testo drammaturgico e la musica si intersecano per restituire l’immaginario del grande maestro del cinema grazie alla regia e alle tecniche innovative di Emiliano Pellisari. Un omaggio teatrale a Fellini che lascia sospesi tra sogno e realtà, come spiega a Sky Tg24 Mariana/P, coreografa e protagonista. Come è nata l’idea di Fellini Dream? Siamo partiti da Il viaggio di G.Mastorna, un lavoro di Fellini rimasto incompleto. Abbiamo preso l’ispirazione dalla sceneggiatura per costruire uno spettacolo nella nostra chiave. Il tema del viaggio, tra l’altro, ci appartiene ed è centrale in tutti i nostri lavori. Qui c’è Federica, cioè l’alter ego di Federico Fellini che in scena interpreto io , che si ritroverà tra la vita e la morte. O, meglio, lei in realtà non sa di essere morta ed entrerà in un mondo in cui troverà delle anime che si muovono in modo bizzarro e in spazi strani. Piano piano imparerà così a scoprire questo mondo nuovo pieno di sogni accompagnata da Virgilio, che riprende proprio la figura di Virgilio della Divina commedia. Ci sono delle parti più profonde e più drammatiche ma è tutto molto ironico, molto felliniano. Ci sono richiami espliciti a dei film di Fellini? Ci sono richiami a livello di forma. Abbiamo i clown o gli animali fantastici per esempio. C’è lo spirito di tantissimi personaggi, come Giulietta. Ci sono dei piccoli riferimenti ma a livello proprio di drammaturgia non abbiamo voluto fare richiami espliciti ai film a parte un riferimento, in un passo a due, a una scena del Casanova. Più che altro questo spettacolo vuole essere una dedica a Fellini perché dentro c'è dentro la sua poetica. E anche la sua musica. Abbiamo scelto infatti le musiche di Nino Rota o comunque delle musiche che rimangono nella sonorità felliniana. Le musiche le ho disegnate io, come sempre nei nostri spettacoli. Per me è un momento molto divertente fare il progetto musicale, è la mia grande passione. Cosa ha Fellini Dream di diverso rispetto agli altri spettacoli che avete creato? Sicuramente la chiave di lettura dei clown ha influenzato un po’ il tutto. Il clown, come diceva lo stesso Fellini, non è altro che l'incarnazione di una creatura fantastica ed esprime l'aspetto dell'irrazionalità dell'uomo. Quindi la componente dell'istinto, il ribelle, il contestatario. Ti fa diventare qualcosa di assolutamente grottesco e deforme. E questa espressione grottesca è sicuramente nuova per noi e certo, viene molto fuori nella mimica. E poi ci sono dei costumi meravigliosi, enormi, grandissimi, imponenti che comunque in scena sono per noi un’ulteriore novità rispetto al passato. In linea con i costumi avete costruito anche scene imponenti per questo viaggio onirico? In realtà no. A contrasto con i costumi abbiamo scelto delle scenografie semplicissime. Usiamo delle linee per contornare i nostri spazi. Delle semplici linee che però poi formano un mondo. Perché la semplicità, e la sintesi, fanno parte della maturità. Ci sentiamo su questa strada, in questo percorso di sintesi, e quindi abbiamo delineato tutto come se fosse un fumetto disegnato. Siete danzatori, mimi, attori, performer… come vi definite? Io vengo dalla danza classica, dall'Accademia Nazionale di Danza di Roma, e quello è un timbro eterno. Certo non sono più una danzatrice classica ma ho il classico dentro di me. Quindi l'estetica e i principi sono sempre quelli che poi eseguiamo a terra su un pavimento o in piedi. E poi si evolvono comunque anche in una danza che toglie sempre di più la gravità. Da qui arriva anche il vostro nome, NoGravity… La base della tecnica che usiamo parte sempre da una grandissima forza di assi che sostengono il corpo e poi tutto il resto dovrà diventare leggero, senza peso. Questo a parole è un po' quello che facciamo in sala prove. Abbiamo anche lo yoga che ci accompagna nei nostri allenamenti, lo adoriamo perché ci dà questa sensazione di respiro continuo, di movimento continuo, molto lungo che si incastra con l'utilizzo della forza e della muscolatura nella maniera più elegante che ci sia. Avete svelato il vostro “trucco” ormai da tempo. Lo spettatore entra e vi vede sospesi in aria. In realtà gran parte dello spettacolo siete a terra, sul pavimento, e ciò che si vede è il riflesso di uno specchio. C’è un gioco di illusioni… È come vedere il mondo da un’altra dimensione. Noi stessi, in quanto artisti, entriamo e usciamo da questa realtà onirica. Ed è incredibile anche per noi passare dal muoverci in piedi, in modo normale, a questa danza che ci porta a terra e ci trasforma in esseri volanti, in creature senza peso. È un mondo al contrario dove tutto si può pensare e vedere appunto, da una prospettiva opposta. E quando si esce da teatro e si torna nel mondo reale per un po’ si resta ancora sospesi. Tra sogno e realtà.