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Carlo Verdone, lo sfogo su Roma e la telefonata a Gualtieri: "Problemi atavici"

Spettacolo
©Getty

L'attore e regista ha chiarito in un colloquio i contenuti dell’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, nella quale aveva criticato le attuali condizioni della Capitale e aveva ventilato l’ipotesi di lasciare la città

Carlo Verdone ha telefonato al Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per esprimere “la sua stima” e “chiarire” i contenuti dell’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, nella quale l’attore e regista aveva criticato le attuali condizioni della Capitale e ventilato l’ipotesi di lasciare la città. “Non ne posso più. Ci penso davvero, due o tre volte a settimana: famme scappa’ via. Non è un problema solo mio, conosco tanti amici che stanno valutando concretamente di andarsene da Roma. È la prima volta che succede”, si era sfogato. Secondo fonti del Campidoglio nella telefonata “cordiale e amichevole” a Gualtieri, Verdone ha assicurato al Sindaco che nel colloquio con il quotidiano “si era limitato a sottolineare la portata dei problemi atavici che affliggono Roma da moltissimi anni e le responsabilità di quei romani che non rispettano le regole”. Ha inoltre “ribadito le parole positive per l’impegno profuso da Gualtieri, che aveva già recentemente espresso pubblicamente”. A sua volta, il Sindaco si è detto “consapevole della mole di lavoro necessaria a riportare Roma ad un livello adeguato di servizi per i cittadini e ha raccontato a Verdone gli interventi in corso per il decoro a partire dalla realizzazione di 120 bagni pubblici proprio per superare la condizione di degrado di quelli attuali giustamente denunciata da Verdone”.

I PROBLEMI DELLA CAPITALE

“Il declino di questa città non è stagionale, è costante”, ha dichiarato Verdone a Il Fatto Quotidiano. L’artista aveva quindi criticato alcuni aspetti della “complicata” città, a partire dall’intenso traffico che già più di 50 anni fa Federico Fellini aveva descritto e che ora è aggravato anche da un clima torrido e dalla presenza di numerosi cantieri. Molti di questi riguardano i lavori del Giubileo: “Ben vengano i cantieri, probabilmente quando saranno finiti la città sarà più bella. Ma siamo nel 2024: le cose andavano fatte molto, molto prima”. Verdone ha sollevato anche la questione dei rifiuti e il problema dei gabinetti pubblici: “Dalla mia finestra vedo ragazzi, ubriaconi – romani e turisti – che si nascondono dietro macchine, statue, alberi. Ogni volta che torni a casa, ti devi controllare le suole delle scarpe. È indecoroso, impensabile per le capitali europee “normali”. C’è un concorso di colpa, è chiaro: c’entra pure il senso civico delle persone”. Gli abitanti devono inoltre convivere con un numero “incredibile” di gabbiani e di piccioni, perché “Roma è sporca da troppo tempo, e questa è la conseguenza”. Si aggiungono anche i borseggi nella metropolitana, dove “ci vorrebbero più agenti in borghese”. Verdone ha espresso consapevolezza sulle dimensioni e sull’affollamento di Roma, dove “è tutto complicato”, e garantito di non trovarsi a suo agio “nel ruolo di chi critica la sua città”, ma “come ti giri, non vedi più una strada normale. Non c’è un centimetro di muro che sia stato risparmiato. Tag, firme, scritte, brutture, sfregi. Questa città deve essere considerata come la nostra casa. Quando una casa è tenuta bene, quando ci entri stai attento...Quando è trascurata, invece, ognuno si sente in diritto di trattarla male”.

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