Per la nuova puntata di FLASH siamo stati sulle passerelle e nei backstage delle principali sfilate protagoniste dell’ultima edizione della Fashion Week milanese, quella dedicata alle collezioni maschili per la primavera-estate 2025
Da Firenze a Milano, dopo Pitti la settimana della moda maschile prosegue con la Fashion Week. Ottantaquattro appuntamenti in cinque giorni di calendario. Tra questi debutti, importanti ritorni e anniversari.
Canali festeggia i suoi 90 anni a Palazzo Reale
L'azienda brianzola festeggia questo importante traguardo a Palazzo Reale con una mostra e una capsule speciale, 90 di una moda sussurrata in cui il leit motiv è da sempre la gentilezza.
Un anniversario che non si limita a celebrare il passato, ma che guarda al futuro, come ci racconta Stefano Canali, Presidente e AD del gruppo:
“I prossimi 90 saranno costruiti sulle solide basi che abbiamo in realtà posto negli ultimi 90, quindi gli stessi valori, lo stesso DNA e la volontà di continuare a evolvere senza stravolgere la nostra identità. Noi crediamo fermamente nella opportunità di adeguarci ai tempi, nel rispondere all'evoluzione dei desideri dei nostri consumatori rimanendo però fedeli a noi stessi per mantenere credibilità e coerenza”.
Nelle prestigiose sale di Palazzo Reale in mostra una capsule collection che unisce gli anni '30 della fondazione, ricchi di eleganza e formalità, e la disinvoltura e la funzionalità che lo stile di vita frenetico di oggi richiede. Ne è un esempio il dialogo tra due capi iconici: il soprabito, core business originario dell’azienda, e l’abito.
Moschino, la narrazione della moda
Mostre, eventi, presentazioni e naturalmente sfilate come quella di Moschino che di fatto ha aperto il calendario di quello che è il racconto della prossima stagione calda del guardaroba maschile.
E quella di Moschino era sicuramente una delle sfilate più attese perché a disegnarla c’è Adrian Appiolaza, neo direttore creativo alla sua seconda sfilata per il brand. Il suo era anche il primo incontro con la stampa, l’abbiamo perciò raggiunto nel backstage dello show per farci raccontare la sua idea di moda.
“La prima sfilata che ho creato per Moschino era molto intuitiva, questa segue la formula del vestirsi divertendosi e con grande libertà.
Per me la moda significa raccontare una storia attraverso le persone, attraverso le personalità vere che si vestono per dire qualcosa. L’idea di lanciare un messaggio attraverso la collezione è un’ispirazione di Moschino dal primo giorno e lo sarà anche nel futuro, per me questo è importantissimo. Non creare una collezione fatta di vestiti dal bel design, ma di vestiti che siano belli per quel che dicono”.
Quella moda manifesto caposaldo del fondatore del brand.
“Una collezione per tutti”, sottolinea il direttore creativo di Moschino, “non disegnata solamente per uomini, perché vorrei che i miei vestiti fossero vestiti in cui tutti possono rappresentarsi e identificarsi, indifferentemente dal genere e dall’età. E questa era anche l’idea di Franco Moschino”.
Una collezione che parte dall’idea del tailoring ma anche del pareo, simbolo dell’archivio Moschino. La loro unione ha portato alla decostruzione del sartoriale: “L’abito è stato decostruito”, ci spiega Appiolaza, “e poi ricostruito in nome della libertà.”
I primi 15 anni di MSGM
Da Moschino a MSGM. Quella di Massimo Giorgetti, direttore creativo del brand, è una sfilata molto importante perché festeggia i suoi primi 15 anni.
“15 anni di MSGM, 15 anni di incoscienza, di duro lavoro e di gioie”, ci racconta emozionato Massimo Giorgetti. “Ma questi 15 anni portano una nuova consapevolezza, una nuova voglia di raccontare l’adesso e di fare una riflessione sull’oggi”.
Una collezione che è un tributo al mare, quel mare così amato da Massimo Giorgetti, quel mare con cui ha, ci spiega, “un rapporto fortissimo. C'è tanto di me in questa collezione, c'è tanto di Rimini, di Riccione, di Cesenatico, di Milano Marittima, c'è tanto mare. È una storia d’amore verso il mare del resto, però c'è anche una riflessione sull’oggi. Ho deciso di portare in passerella la casa in Liguria mia e di mio marito, la vedete per esempio nelle stampe, perché era una vedetta di osservazione della prima guerra mondiale. Dalla vedetta si può osservare il mondo dall'alto e in questo momento storico secondo me ha un significato incredibile, perché è come se diventasse simbolo di una riflessione sul momento che stiamo vivendo, sul guardare il futuro ma con positività. I colori che troviamo in passerella e i colori gettati sulle pareti dagli artisti a lato della passerella rappresentano un’energia positiva. C’è tanta positività in questa collezione, ma nello stesso tempo c'è anche una nuova consapevolezza perché i ragazzi e le ragazze di MSGM sono cresciuti, e sono cresciuti anche i clienti insieme a me. Ho iniziato che avevo 33 anni, adesso ne ho 46 e credo che questi ragazzi pur restando giovani piano piano debbano anche crescere. Perciò sono più consapevoli, sono un pochino più eleganti".
Guardandoti indietro in questi 15 anni, gli chiediamo infine, quali sono le fotografie, gli scatti che ti porti nel cuore, nel bene e nel male?
“Beh, la prima presentazione nel 2009, presentazione di cui oggi ho un po’ ricreato la situazione, quando un artista faceva sgocciolare felpe, t-shirt, maglie, etc.; Poi il 2013 e il 2015 quando tutte le influencer, tutte le blogger, Franca Sozzani, le giornaliste, le stylist iniziano a vestirsi MSGM; il 2018 quando entra il fondo; il 2019 con l'esplosione: 600 negozi, 30 in Asia; poi il COVID e ora siamo qua, a lavorare duro e a cercare di mantenere il successo raggiunto”.
Dolce&Gabbana, eleganza sofisticata
Tra le sfilate più esclusive di questa Fashion Week c'è sicuramente quella di Dolce&Gabbana. Al Metropol di viale Piave i due stilisti hanno presentato il loro personale omaggio alla bellezza, a quel Gran Tour che fin dall'800 vedeva l'Italia come destinazione iconica, con la sua arte e la sua architettura, la sua cultura e la sua tradizione artigianale che si tramanda di padre in figlio, quell'eccellenza che in passerella si traduce in pura eleganza. Sofisticata, ma nello stesso tempo facile.
C’è Portofino, c’è la Costiera Amalfitana, la Riviera Ligure e c’è il Lido di Venezia.
Ci sono le giacche sartoriali, ci sono le camicie di lino, ci sono i pantaloni ad anfora costruiti con maestria, ci sono i ricami di corallo, e poi c’è la rafia lavorata ad uncinetto e la pelle intrecciata da mani sapienti. C’è quella bellezza italiana che Domenco Dolce e Stefano Gabbana non si stancano di omaggiare.
Prada, un invito ad allontanarsi dal verosimile
Ancora una volta la passerella Prada diventa teatro di una riflessione sulla contemporaneità. Per la prossima primavera estate il tema di forte attualità è una riflessione su realtà e finzione, un invito a mettere in discussione la percezione, ma anche un invito a osservare da vicino questa collezione, guardare, non solo vedere, per capire i dettagli e rendersi conto, per esempio, che la cintura è applicata sui pantaloni così come la polo è disegnata sulla maglia.
Allontanarsi dal verosimile della moda che per Miuccia Prada a Raf Simons diventa archetipo della contemporaneità.
Indumenti, invecchiati o stropicciati, che portano il segno del tempo perché l’imperfezione è un’altra testimonianza di verità. Gli abiti sono immediati, come è essenziale la scenografia che li ospita all’interno della fondazione Prada.
Una collezione nata dall’istinto e da indossare oggi.
Tod’s, tributo all’intelligenza artigianale
Non solo sfilate in questa intensa Fashion Week, ma anche molte presentazioni come quella di Tod’s al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano dove è andata in scena la prima collezione uomo firmata dal direttore creativo Matteo Tamburini. Una collezione omaggio a quella che Diego Della Valle, Presidente e CEO del gruppo, definisce intelligenza artigianale.
Dietro di lei, chiediamo ironicamente a Diego Della Valle riferendoci a delle mani esperte che intrecciano i famosi mocassini con il gommino, c’è l'ultimo modello di intelligenza artigianale…
“È un modello che va molto di moda”, ci risponde sorridendo, “perché è così da decenni, direi da centinaia di anni se guardiamo la storia dell'artigianato italiano. Ed è una delle cose ancora rassicuranti, soprattutto se pensiamo che il mondo sta correndo a una velocità incredibile con promesse che miglioreranno la qualità della nostra vita, ma anche con dei punti interrogativi. Allora io direi che l’intelligenza artigianale, come l’ho definita io, deve rimanere un caposaldo della qualità, dello sviluppo economico e del sostegno sociale che l'impresa deve dare al territorio e agli italiani”.
E la collezione Tod’s per la prossima primavera estate è dimostrazione di quella eccellenza artigiana che abbiamo il dovere di proteggere e promuovere.
C’è il bomber, la giacca e la camicia in suede, frutto del progetto Pashmy di Tod’s, che vuole rappresentare l’espressione più alta nella selezione dei pellami, per leggerezza e delicatezza che ricorda la pashmina.
Gucci sfila in Triennale con una moda fatta di sostanza, non di statements
In Triennale, davanti a alle sorelle Williams, a Ghali, a Paul Mescal e a circa 400 studenti delle principali scuole di moda e design di Milano, ha sfilato la nuova collezione Gucci. “Perché è appagante”, ha detto Sabato De Sarno incontrando la stampa prima dello show, “quando si può dare un’opportunità agli altri”, la stessa opportunità che tempo fa gli fu concessa e che oggi l’ha portato ad essere il direttore creativo di Gucci e scegliere la Triennale per la sua nuova collezione uomo. Una collezione immaginata a partire da 2 parole, perché “le parole”, spiega il designer, “sono il punto di partenza di ogni mio processo creativo. Per la prossima primavera estate sono ‘incontri’ – intesi come occasioni per conoscere le persone, e ‘libertà’, le parole ad averlo accompagnato. “Mi sento libero quando i miei pensieri corrispondono alle parole”, spiega, “e vorrei che i vestiti avessero lo stesso significato”.
Vestiti che raccontano di una moda fatta non di statements, ma di dettagli.
Ci sono silhouette slim e ci sono outfit più rilassati dove la giacca sembra, ma solo sembra, decostruita. C’è l’utility jacket che si fa camicia; ci sono le frange che ricordano il movimento delle onde; c’è la maglia di paillettes in piedi e interamente cucite a mano; c’è la ricerca nei tessuti, come il popeline usato per giacche ipersartoriali; ci sono i volumi, essenza della sua formazione, quella della couture.
E poi ci sono gli accessori, come la B bag in versione mini, la Puffy in pelle morbida come un cuscino e le scarpe: l’evoluzione del mocassino che diventa stivaletto, la sneaker progettata in 3D o la ballerina in maglia e suola in gomma.
Una sfilata attraverso la quale far conoscere un altro pezzo di se’ e della sua visione di moda, non una moda che spaventa, ma una moda di sostanza fatta per le persone.
Armani, l’eleganza come forma e sostanza
Nel quartier generale di via Bergognone sfila anche la collezione Giorgio Armani, negli ultimi anni presentata nel Teatrino di via Borgonuovo. L'edificio disegnato da Tadao Ando diventa la cornice di un vestire rilassato, ma non per questo meno sofisticato. I modelli incedono lenti, e non solo per permettere di ammirare meglio i capi. Perché è’ anche un invito ad assaporare la vita quello che si percepisce osservando la collezione disegnata per la prossima primavera-estate. I volumi sono ampi, i tessuti morbidi accarezzano il corpo ad ogni movimento. Il gilet è portato sopra la maglia, o da solo, sottolineando un senso di libertà che ci si può permettere anche la sera.
La cravatta ritorna, ma diventa un foulard allacciato lasco.
Protagonista in tutta la collezione, come lo è stato per Emporio Armani, la natura. Nei colori così come nelle stampe, quella foglia di palma che ondeggia sulle pareti e dà il senso dell’estate secondo Armani, che a fine sfilata saluta il pubblico insieme a Gianluca e Leo Dell’Orco, suo storico braccio destro e responsabile dell’ufficio stile uomo.
Ad applaudirlo in sala rappresentanti del cinema italiano e internazionale, legati allo stilista da stima e da amicizia. Tra questi anche Russel Crowe in tour in Italia con la sua band. L’abbiamo incontrato prima della sfilata per farci raccontare il suo rapporto con Giorgio Armani:
“Ci siamo incontrati a metà degli anni ’90. Ho indossato il mio primo abito Armani al Festival di Cannes quando fi invitato per il film L.A. Confidential. Sull’aereo persero il mio bagaglio e allora il mio produttore mi disse: ‘prendi la mia carta di credito e vai da Armani, è il posto migliore!’ Così incontrai Giorgio e questa occasione fece nascere un’amicizia che dura da quasi 30 anni”.
Una sfilata quella di Giorgio Armani, che è la dimostrazione di come si possa evolvere rimanendo sempre profondamenti se stessi.