Marilyn Monroe, un nuovo libro rivela come sopravvisse a un'overdose nel 1956

Spettacolo

Camilla Sernagiotto

©Getty

In un estratto, ottenuto in esclusiva dal Daily Mail, di una nuova biografia del poliziotto di Los Angeles trasformatosi in investigatore privato Fred Otash, viene raccontata la volta in cui Norma Jeane Mortenson Baker Monroe (questo il vero nome dell’attrice) rischiò di morire per abuso di sostanze. Dopo essere scomparsa per giorni, venne ritrovata nuda e incosciente in un motel

Sta per uscire un libro che racconta una storia per adesso inedita, quella della prima overdose di Marilyn Monroe, incidente quasi letale con cui la star del cinema rischiò di perdere la vita sei anni prima di quello che la fece spirare.

 

La pubblicazione si intitola The Fixer: Moguls, Mobsters, Movie Stars, and Marilyn (titolo traducibile come "The Fixer: Magnati, Mafiosi, Star del Cinema e Marilyn") e uscirà negli Stati Uniti e in Gran Bretagna (e probabilmente in tutti i Paesi di lingua anglofona), pubblicata da Grand Central Publishing/Hachette Book Group.

 

Quella prima overdose a causa della quale quasi perì la diva più celebre della Storia del cinema sarà raccontata per la prima volta in un nuovo libro che narra l'avvincente storia di Fred Otash, poliziotto di Los Angeles trasformatosi in investigatore privato e divenuto il più gettonato e celebre detective di Hollywood.

 

In un estratto di questa nuova biografia di Otash - ottenuto in esclusiva dal Daily Mail - viene raccontata la volta in cui Norma Jeane Mortenson Baker Monroe (questo il vero nome dell’attrice) rischiò di morire per abuso di sostanze. Venne ritrovata nuda e incosciente con un trafficante di eroina (che era pure un eroinomane) in un motel, dopo essere scomparsa per giorni.

"Marilyn quasi morì in circostanze ancora più squallide sei anni prima della sua morte”

“Sei anni prima che il cadavere di Marilyn Monroe fosse scoperto nel letto della sua casa di Brentwood nel 1962 - con un telefono stretto nella sua mano senza vita, farmaci prescritti sparsi per la stanza - lei quasi morì in circostanze ancora più squallide”, scrivono Josh Young e Manfred Westphal nell’articolo pubblicato nelle scorse ore dal Daily Mail.

 

“Era un sabato mattina di primavera del 1956. Fred Otash arrivò puntualmente alle 9 del mattino per una colazione improvvisata al Nate 'n' Al's di Beverly Hills. Il modesto ristorante ebraico era da tempo frequentato da noti personaggi dello spettacolo locali. Rita Hayworth, Ava Gardner e James Garner erano tra i frequentatori abituali, così come Doris Day, che, secondo la leggenda, passava presto ogni mattina in accappatoio per prendere un bagel con la crema di formaggio”, si legge sull’articolo del Daily Mail.

Era l’epoca in cui una grande nuova produzione, Bus Stop, era in cantiere

Otash era un poliziotto e investigatore privato che era conosciuto come “Freddie” dal gruppo di cameriere veterane, una delle quali lo guidò istintivamente al banco dove sedeva sempre con le spalle al muro, per cogliere tutte le azioni.

 

“Sei anni prima che il cadavere di Marilyn Monroe fosse scoperto nel letto della sua casa di Brentwood nel 1962, lei quasi morì in circostanze ancora più squallide”, proseguono Josh Young e Manfred Westphal, aggiungendo che il Daily Mail può rivelare per la prima volta la straordinaria storia dello scontro dell'attrice con la morte.
Era l’epoca in cui una grande nuova produzione, Bus Stop, era in cantiere. Si trattava di una commedia romantica con protagonista Marilyn Monroe.

 

La diva aveva appena ottenuto una sorta di promozione: dopo un anno di negoziati e manovre legali, Monroe aveva firmato un nuovo contratto con la 20th Century Fox, che aveva accettato di pagarla una cifra strabiliante di 100.000 dollari per film (circa 1,1 milioni di dollari di oggi) per un periodo di sette anni. Lo studio le aveva anche concesso l'approvazione della storia, del regista e del direttore della fotografia. “Era un accordo senza precedenti”, si legge sul Daily Mail.

COPY SHOT: A photo o Marilyn Monroe's pool and backyard as it was when she owned the Brentwood home which is part of the collection of Greg Schreiner copy shot on July 13, 2010 at Schreiner's home in Los Angeles.The home where Marilyn Monroe died in Brentwood has been put on the market and Schreiner , a huge fan of Monroe, has photos from the house. He also has furniture from her home in an exhibit Marilyn Remembered at the Hollywood Museum.  (Photo by Anne Cusack/Los Angeles Times via Getty Images)

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Il produttore E. Maurice Adler andò subito al sodo: “Marilyn è scomparsa”

Un vecchio amico di Fred Otash, Sidney Skolsky (editorialista di gossip e personaggio radiofonico i cui scritti avevano contribuito a far diventare Marilyn Monroe una star) aveva organizzato l’incontro in quel ristorante tra Otash e E. Maurice Adler, il produttore dai capelli argentati di Da qui all'eternità (titolo progonale: From Here to Eternity), uno dei film di maggior incasso del 1953.

 

Dopo veloci presentazioni e un breve scambio di cortesie, Adler andò subito al sodo: “Marilyn è scomparsa”. Spiegò che la diva non si era presentata sul set il giorno prima, né aveva chiamato per giustificare la sua assenza.
Nessuno l'aveva vista o sentita nelle ultime 24 ore, neanche il suo futuro marito, lo scrittore Arthur Miller, che si trovava a New York ed era “preoccupato da morire”, si legge sul Daily Mail.

Lo studio perdeva circa 40.000 dollari ogni giorno per l'assenza di Marilyn Monroe

Il comportamento di Marilyn Monroe aveva già causato a Adler tante perdite di tempo e denaro. Una recente lunga ospedalizzazione per via di “tensioni nervose” aveva fatto sforare di molto il budget del film.
Adler disse che l'avrebbe licenziata e sostituita nel ruolo se avesse potuto, ma erano già a metà delle riprese e non c'era più nulla da fare.

 

Lo studio perdeva circa 40.000 dollari ogni giorno da quando era scomparsa, quindi Adler aveva bisogno che Otash trovasse Marilyn il prima possibile e la riportasse sul set, altrimenti non avrebbero avuto altra scelta che interrompere il film con una grande perdita.

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Otash assunse Barney Ruditsky e Norman Placey

“Quando Otash arrivò nel suo ufficio, cominciò a frugare tra i suoi numerosi file e rullini fotografici, cercando qualcuno con una connessione sospetta con Marilyn. Attraverso un cliente avvocato, alla fine gli fu dato il nome di un criminale noto il cui legame con l'attrice era stato annotato in un caso precedente. Questo tizio non era una buona notizia… Era un trafficante di droga, e lui stesso un eroinomane. E anche se Marilyn, nonostante tutti i suoi noti problemi con alcol e pillole, non era mai stata coinvolta in droghe pesanti, la sua prolungata scomparsa preoccupava Otash”, si legge nell’articolo del Daily Mail che racconta in esclusiva l’episodio della precedente overdose della diva, sei anni prima di quella letale.

 

Otash assunse immediatamente Barney Ruditsky - investigatore privato personale di Joe DiMaggio, ex marito di Marilyn - e lo accoppiò con uno dei suoi collaboratori: un investigatore privato di nome Norman Placey.
La coppia cominciò controllando i registri dei treni, degli autobus e delle compagnie aeree, ma non riuscirono a ottenere nulla.

Quando le star volevano rimanere in incognito, prenotavano con falsi nomi  

Otash sapeva dai cronisti di gossip come Skolsky che quando le star del cinema volevano viaggiare indisturbate spesso usavano un'agenzia di viaggi che prenotava viaggi sotto un falso nome. I cronisti specializzati in pettegolezzi pagavano impiegati di agenzie di basso livello per ottenere queste informazioni.

 

“Otash chiamò una talpa di un'agenzia di viaggi conosciuta e, piuttosto che rischiare di rivelare il nome che cercava, scatenando una tempesta mediatica sulla scomparsa di Marilyn, pagò generosamente per i registri di ogni prenotazione fatta nelle ultime due settimane. Esaminò quindi attentamente gli elenchi dell'agenzia, cercando un falso nome che Marilyn avrebbe potuto usare. Il nome 'Pearl Baker' attirò la sua attenzione. 'Gladys' Pearl Baker era la madre di Marilyn. Otash inviò immediatamente Ruditsky e Placey all'indirizzo annotato nell'ingresso dell'agenzia. Era per un motel economico e fatiscente a Santa Barbara", si legge sul Daily Mail.

Otash si trovò di fronte a un dilemma etico

"Arrivati, Ruditsky chiamò Otash da una cabina telefonica nelle vicinanze. Chiese se doveva semplicemente irrompere nella stanza, e Otash si trovò di fronte a un dilemma. Marilyn era una donna adulta, responsabile delle sue azioni. Se voleva rifugiarsi in un motel scadente con qualche nullafacente, era suo diritto. Questi investigatori privati non avevano il diritto legale di entrare nella sua stanza e, in sostanza, portarla contro la sua volontà sul set del film. Ma decise che era un rischio minimo. Questi studi avevano tanto potere sulle loro attrici - Marilyn inclusa - che era certo che non avrebbe denunciato la polizia e rischiato di rovinare la sua carriera e la sua reputazione. Diede il via libera. Mentre Ruditsky e Placey bussavano alla porta dicendo di avere una consegna, una voce maschile rispose che sarebbe arrivato dopo poco. La porta si aprì rivelando il tossicodipendente che stavano cercando. Indossava solo un paio di boxer”, si apprende dal Daily Mail.

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“Marilyn giaceva nuda e immobile sul letto in posizione fetale"

Il resoconto del Daily Mail prosegue raccontando che “Marilyn giaceva nuda e immobile sul letto in posizione fetale. C'erano aghi, siringhe e altri articoli per l'uso di droghe sparsi per la stanza. Dopo aver rapidamente controllato il polso e aver determinato che era incosciente - ma ancora viva - le coprì il corpo con un lenzuolo. Mentre Ruditsky informava Otash della situazione al telefono, Placey ordinò al drogato sconcertato di vestirsi. Otash disse a Ruditsky di assicurarsi che Marilyn non avesse bisogno di cure mediche immediate e gli ordinò di rimanere in attesa mentre lui telefonava ad Adler per informarlo della loro scoperta. Adler voleva che Monroe fosse portata via dal motel in modo sicuro e senza lasciare tracce della sua presenza lì. Disse a Otash che avrebbe inviato un'ambulanza sul posto per portarla in un ospedale sicuro per il disintossicamento".

 

Il resoconto del Daily Mail prosegue: "Tornato in contatto con Ruditsky, Otash gli ordinò di pulire il posto e di portare il tizio alla fermata dell'autobus più vicina, dove avrebbe dovuto comprargli un biglietto solo andata per San Francisco e fargli capire che nulla di tutto ciò era mai accaduto. L'ultima volta che fu visto, faceva l'autostop sulla Pacific Coast Highway. Marilyn si riprese in una clinica privata a Hollywood e tornò sul set pochi giorni dopo. Quando la stampa chiese della sua assenza, un portavoce dello studio spiegò che aveva avuto una ricaduta dalla sua precedente ospedalizzazione per esaurimento nervoso e aveva semplicemente bisogno di alcuni giorni in più di riposo. Le scene finali di Bus Stop furono girate e il film fu rilasciato nell'agosto del 1956. Per la sua interpretazione, Marilyn ricevette alcune delle migliori recensioni della sua carriera. Il leggendario critico del New York Times, Bosley Crowther, scrisse: ‘Marilyn Monroe si è finalmente dimostrata un'attrice’”, prosegue il Daily Mail.

 

Il tabloid del Regno Unito, Daily Mail, ha proposto in esclusiva l’estratto editato dal libro The Fixer: Moguls, Mobsters, Movie Stars, and Marily, che uscirà prossimamente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

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