La canzone di protesta per Mahsa Amini riceve oltre 90mila candidature ai Grammy Awards

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Il brano “Baraye”, la canzone di protesta scritta dal musicista iraniano Shervin Hajipour in onore della 22enne morta dopo l'arresto della polizia morale, ha ricevuto, fino a questo momento, 95mila candidature come “Best Song for social change” ai prossimi Grammy Awards

Il brano Baraye, la canzone di protesta scritta dal musicista iraniano Shervin Hajipour in onore della 22enne Mahsa Amini, morta dopo essere stata fermata dalla polizia, sembra essere vicinissimo alla candidatura per il premio “Best Song for social change” dei prossimi Grammy Awards. Lo ha comunicato la stessa Recording Academy, la società statunitense di musicisti, produttori, ingegneri del suono e professionisti della musica che gestisce le nomination del premio: secondo i dati forniti al magazine Variety, su 115.000 sottoscrizioni ricevute, ben 95.000 sono per l’inno alla rivolta iraniana. 

Il nuovo premio dei Grammy Awards

Nella prossima edizione dei Grammy Awards, la giuria assegnerà diverse nuove statuette e tra queste spicca proprio quella che prende il nome di “Best Song for social change”, Canzone per il cambiamento sociale, con la quale verrà premiato l’interprete di un brano musicale che affronta le tematiche più calde del nostro tempo. Anche se la decisione finale sul vincitore o vincitrice spetta a un comitato ben selezionato, non sembrano esserci dubbi sul fatto che un numero così alto di sottoscrizioni a favore del brano “Baraye” non passeranno inosservate. Il CEO della Recording Academy, Harvey Mason Jr., ha dichiarato: "Anche se non possiamo prevedere chi potrebbe vincere il premio, siamo onorati di sapere che l'Academy è una piattaforma per le persone che vogliono mostrare sostegno all'idea che la musica sia un potente catalizzatore per il cambiamento”. E ha aggiunto: “l’Accademia sostiene fermamente la libertà di espressione e l'arte creata per potenziare le comunità bisognose. Perché la musica serve il mondo e la Recording Academy esiste per servire la musica".

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La storia di “Baraye”

Il testo di "Baraye" è basato interamente sui messaggi che gli iraniani hanno pubblicato online in merito ai motivi della loro protesta: ognuno di questi inizia con la parola “baraye”, che significa "per ..." o "a causa di..." in lingua farsi. Nella canzone, Hajipour canta parole come "Per ballare per le strade, per baciare i propri cari" e "Per le donne, la vita, la libertà", verso che la folla ha spesso alternato durante le proteste seguite alla morte di Amini. La canzone è stata diffusa online alla fine di settembre e ha subito accumulato milioni di visualizzazioni, diventanto un vero e proprio inno per le donne iraniane in rivolta, suonata anche nelle manifestazioni di solidarietà negli Stati Uniti e in Europa secondo il The Guardian. Lo stesso Hajipour è stato arrestato pochi giorni dopo dalla pubblicazione del brano, e solo la scorsa settimana è stato riferito all’agenzia di stampa iraniana IRNA che il cantautore è stato rilasciato su cauzione in attesa di un processo legale. 

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Mahsa Amini

Mahsa Amini, 22 anni, lo scorso 13 settembre veniva fermata dalla polizia morale iraniana con l’accusa che non stesse indossando adeguatamente l’hijab, il copricapo islamico, in base alle regole vigenti sull’abbigliamento femminile. Alcuni testimoni hanno riferito di violenti percosse ai danni di Amini al momento dell’arresto, che le avrebbero provocato il coma: due giorni dopo, la ragazza è morta in ospedale. Dopo la notizia, violenti proteste si sono scatenate in tutto l’Iran. Recentemente, un medico legale ha affermato che la morte sia stata causata da condizioni pre-esistenti, e non per le ferite riportate con l’arresto.

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