NO_CODE LIFE, il lato umano della Silicon Valley

Spettacolo

Nicoletta Di Feo

Il progetto Tod’s NO CODE approda nella Silicon Valley. Da questo viaggio on the road di Michele Lupi nasce il libro “SILICON VALLEY / NO_CODE LIFE” con le foto scattate dalla Rolleiflex 6x6 di Ramak Fazel

Tutto nasce nel novembre del 2018 quando da un’intuizione di Diego Della Valle il Gruppo Tod’s crea NO_CODE, un laboratorio di idee per dare la possibilità a designer, visionaries e thinkers di sperimentare nuovi linguaggi e soprattutto nuovi prodotti. Essendo Tod’s una delle più importanti realtà italiane ed internazionali del fatto a mano, il compito di NO_CODE è indagare il rapporto tra artigianalità e tecnologia, quindi tra il mondo analogico e quello digitale. Un carattere ibrido che ha molti punti in comune con il dna della Silicon Valley. Accompagnato dal fotografo iraniano/americano Ramak Fazel, Michele Lupi - Men’s Collections Visionary di Tod's - ha intrapreso un viaggio tra  le strade di quell'area della San Francisco Bay con l'intento di indagarne il lato umano. Da qui il libro fotografico “SILICON VALLEY / NO_CODE LIFE” edito da Rizzoli New York.

 

Per capire la genesi di questo progetto riportiamo qui di seguito la conversazione con Michele Lupi.

 

A cosa portano le ricerche di NO_CODE?

Il primo frutto di queste ricerche è un prodotto ibrido, creato dall’industrial designer coreano Yong Bae Seok, che sta a metà tra la silhouette di una scarpa tradizionale italiana e le performance informali di una sneaker: non a caso, in origine, il nome del prototipo era “Shoeker”. Una crasi tra due parole inglesi: “shoe” e “sneaker”. 

 

E poi? Quali prodotti sono arrivati?

Nell’ambito di questa categoria di footwear chiamata NO_CODE, prima è arrivata la NO_CODE 1, poi è arrivata la 2, 3; la X e la X High-Top. Per l’estate è in arrivo la nuova NO_CODE: non possiamo ancora rivelare il nome ma è un concentrato di tecnologia e artigianalità davvero sorprendente. 

 

Come siete arrivati nella Silicon Valley?

Proseguendo nel progetto, ci siamo accorti che questo nostro carattere ibrido aveva dei punti di contatto con il dna della Silicon Valley. Anche loro sono il frutto dell’unione tra due mondi: quello artigianale (della controcultura hippy e dell’immaginario surf degli anni 60 e 70), con il mondo della tecnologia. 

Quando siete partiti per la California?

Tra dicembre 2019 e gennaio 2020 siamo volati a S. Francisco e poi in Silicon Valley per un avventuroso viaggio on the road in macchina. Uno studio sulla vita in Silicon Valley non era mai stato fatto in maniera così approfondita. L’idea che ci ha guidato è indagare quel mondo oltre alla narrazione ufficiale. Tutti noi abbiamo sempre pensato che la Silicon Valley fosse una vasta area a sud di S. Francisco dominata da laboratori fantascientifici e auto dalla guida autonoma. Ma non è così. La nostra intenzione è stata proprio quella di indagare il lato umano della Valley, andando oltre la barriera della narrazione “mitologica”: volevamo raccontare la vita reale. 

 

Come vi è venuta l'idea?

Nel 2016, in una cena tra Diego Della Valle e alcuni giornalisti internazionali, DDV fece una domanda: “A voi è mai venuta la curiosità di capire meglio cosa sia la Silicon Valley? Grazie ai devices sanno molto di noi. Ma noi cosa sappiamo della Silicon Valley? In quali case abitano? Che automobili ci sono negli autolavaggi? Come si vestono? Che ristoranti frequentano? Insomma, come vivono?

E così, quando sono entrato in Tod’s alla fine del 2018, ho proposto a DDV di agganciare questo progetto sulla Silicon Valley a NO_CODE, dato questo punto in comune del dna “ibrido”. E così siamo partiti. 

 

Perché un libro?

La volontà di fare un libro - e non, ad esempio, una mostra digitale - è nata proprio dalla consapevolezza che analogico e digitale non sono più due ambiti contrapposti: fino a qualche tempo fa rappresentavano il “vecchio” e il “nuovo” della società. Questa idea oggi è superata: a spingerci è invece la capacità di trovare un punto di equilibrio tra artigianalità e tecnologia, tra analogico e digitale. Esattamente come stiamo facendo oggi su “NO_CODE”. E poi volevamo qualcosa che rimanesse fisicamente sui tavoli, qualcosa di visibile.

 

Chi è il fotografo del libro? 

Per ritrarre un ambiente fortemente “digitale” come la Silicon Valley abbiamo deciso di collaborare con Ramak Fazel, un fotografo iraniano/americano molto conosciuto nel mondo del design, che lavora da sempre con una macchina fotografica analogica - una Rolleiflex 6x6. Ci divertiva questa sorta di corto-circuito. Solo dopo abbiamo scoperto che la Silicon Valley è ancora piena di posti “cash only”, dove non si accettano neppure le carte di credito: ad esempio succede in uno dei tanti bar dove gli executives dei colossi tech vanno a bersi una birra dopo il lavoro.

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