La fase 2 per i teatri privati non significa sempre riapertura al pubblico. Intervista con il patron del Sistina di Roma che prevede di ricominciare nel febbraio 2021
“Riapriremo il teatro non prima di febbraio 2021, nella migliore delle ipotesi” lo dice Massimo Romeo Piparo, regista, direttore artistico, produttore e patron del Sistina, considerato il tempio della commedia musicale. Eppure le disposizioni del governo rendono possibile ricominciare le rappresentazioni dal 15 giugno, nel rispetto delle diverse norme di sicurezza, tra le quali il distanziamento e un numero massimo di 200 spettatori nei locali chiusi.
“Non ci sono minimamente le condizioni per un teatro a gestione privata di riaprire il 15 giugno, a parte il fatto che di solito a giugno i teatri al chiuso finiscono gli spettacoli e preparano la stagione successiva”, continua Piparo, che fa parte dell’ATIP, l’associazione appena costituita di 14 rilevanti teatri privati italiani, che giudica il protocollo di riapertura ‘inconsistente e totalmente scollato dalla realtà operativa del settore’. “Le misure di sicurezza per il pubblico, vanno bene-commenta Piparo, ma limitare gli spettatori del Sistina a 200 persone significa per noi non poter riaprire, per non parlare del palcoscenico, dove nei nostri spettacoli mettiamo 40, 50 persone contemporaneamente, musicisti che suonano fianco a fianco, cantanti con un droplet che arriva a 5, 6 metri. E’ impossibile per noi pensare di fare spettacoli a queste condizioni”.
Questo significa che non ricomincerete prima del rientro nella normalità?
“Sì, questa è la mia opinione. Il teatro ha bisogno di normalità, è un regalo che la gente si fa. Una famiglia va a teatro per stare insieme in serenità. Per esempio, cosa succede agli spettatori seduti a distanza, quando uno si deve alzare per andare in bagno? Passa lungo la fila e rischia di urtare il distanziato! Chiediamo che adesso si vada nel particolare delle restrizioni, dopo quelle ampie. Non abbiamo paura di sentirci dire che dobbiamo rimanere chiusi, vogliamo solo affrontare come riapriremo più avanti.”
Potrebbero volerci molti mesi. Siete pronti a rimanere chiusi così a lungo?
“Non siamo pronti, ma siamo amaramente consapevoli. Per le aziende che gestiscono teatri privati questo è un dramma economico. L’ATIP chiede di essere coinvolta nelle decisioni per gestire la fase 3 o 4, perchè noi siamo ancora alla fase 1, salteremo alla 4 direttamente.”
Abbiamo visto in queste settimane il teatro online, vedremo il distanziamento nei teatri che riapriranno. Ci sono altre idee per portare avanti l’attività?
“Con i grandi teatri privati della nostra associazione stiamo cercando di capire come sopravvivere senza fare il lavoro che facevamo prima. Tutto quello che è stato messo in campo è molto apprezzabile, si vede che c’è un afflato per salvare teatro e cinema, ma purtroppo sono tutti palliativi dovuti al lockdown. Il web ci ha salvato, ma stiamo parlando di un’emergenza. E’ come l’acqua ossigenata su una ferita, che ora va curata. Lo streaming va bene per il repertorio e per chi ha i diritti. Io per esempio faccio teatro internazionale e non ho i diritti per poter andare in streaming, quindi sono escluso. Insomma, adesso bisogna davvero pensare a come ripartire.”
Il teatro secondo lei rimarrà quello che è?
“Il teatro è sempre rimasto quello che è, vincendo ogni battaglia contro pesti, carestie, guerre. Siamo sempre qua. I teatri esistono, illuminano le città, accendono i quartieri. Sicuramente sopravvivremo anche a tutto questo e torneremo a riempire le sale, non a contingentarle, speriamo anche con la fila al botteghino.”
Con quale spettacolo sogna di riaprire, quando sarà il momento, il suo Sistina?
“Ho un tiolo d’obbligo, perché dobbiamo avere la nostra resurrezione: quindi non potrò che riprendere con ‘Jesus Christ Superstar’”.