La cantante senese si racconta a 360 gradi a Vanity Fair. La dipendenza dalle droghe, il passato da adolescente insicura, gli amori. Il prossimo 15 novembre esce il suo ventesimo album 'La differenza'
“Ci portavano in studio la cocaina con la stessa semplicità con cui oggi ti consegnerebbero un panino. Tranne l’eroina, le ho provate tutte”. Gianna Nannini parla senza reticenze di un passato da tossicodipendente. Lo fa in un’intervista a Vanity Fair rilasciata in vista dell’uscita, il prossimo 15 novembre, di “La differenza”, il suo ventesimo album.
La dipendenza dalle droghe
“Non stavo mai senza cocaina” confessa “ci viaggiavo, ero del tutto incosciente. Un giorno vado in bagno e mentre scarto il sasso rosa, quello mi cade nel cesso. Lo vedo sparire nell’acqua e, mentre si scioglie lentamente e sto per metterci le mani dentro, mi dico: ‘Non posso fare questa cosa, non posso ridurmi così’. Ho smesso lì.”
"Quando uno è sé stesso sembra matto"
"Ho sempre amato uomini e donne e non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo (...) Alla parola gay, preferisco frocio. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro". Non usa mezzi termini la Giannini. Carismatica, forte di un’irruenza che è spesso stata bollata come “pazzia”. “Tutti mi dicono che so’ pazza, ma credo semplicemente che quando uno è sé stesso sembra matto. La follia è un’altra cosa. Io l’ho sperimentata e ho sperimentato anche la schizofrenia. So cosa sono. Mi è capitato di morire e poi rinascere”.