A curare la regia dell’evento è stato scelto Nick Wickham, storico collaboratore del gruppo britannico
Come festeggiare nel migliore dei modi i 30 anni di «Disintegration», uno dei dischi più rappresentativi della storia del punk?
I primi a domandarselo sono stati proprio coloro che quell’album l’hanno partorito: i The Cure, che hanno optato per una serie di cinque concerti speciali all’Opera House di Sydney.
Non soltanto, perché la band capitanata da Robert Smith ha anche deciso di trasmettere in diretta su YouTube l’ultimo degli appuntamenti, così da coinvolgere il maggior numero di fan possibili, in ogni parte del mondo.
Disintegration: la genesi
Ottavo album di studio della band inglese, «Disintegration» viene pubblicato il primo maggio 1989 dalla Fiction Records.
Nasce, come altri album della band, dai sogni visionari di Robert Smith e fa parte della trilogia "dark" assieme a «Pornography» e «Bloodflowers».
Il frontman del gruppo - ritornato, in quel periodo, ad abusare di droghe allucinogene - esprime qui tutto il suo disagio per la fama mainstream raggiunta, allontanandosi volontariamente, pur senza ripudiarle, dalle sonorità new wave o dark rock dei lavori precedenti.
Il risultato è un sound innovativo e maturo, che riesce a combinare assieme riferimenti del rock psichedelico al migliore pop britannico.
Disintegration: il concerto celebrativo
La regia dell’evento è stata affidata Nick Wickham, storico collaboratore del gruppo britannico, che, per l’occasione, ha scelto di dividere il concerto in tre parti.
Nella prima, Robert Smith e compagni hanno eseguito canzoni scritte e/o incise nel periodo di «Disintegration», quindi i brani dell’album in sequenza originale, senza ovviamente dimenticare lo spazio finale del bis.
Prima parte
Delirious Night
Fear of Ghosts
No Heart
Esten
2 Late
Out of Mind
Babble
Disintegration
Plainsong
Pictures of You
Closedown
Lovesong
Last Dance
Lullaby
Fascination Street
Prayers for Rain
The Same Deep Water as You
Disintegration
Homesick
Bis
Burn
Three Imaginary Boys
Pirate Ships (Cover di Wendy Waldman)