Il musicista, figlio di Anthony Perkins (il Norman Bates di Psycho) e della fotografa Berry Berenson morta negli attentati dell'11 settembre, in tour in Italia: “La gente ha bisogno di concerti – spiega a Sky TG24 – e i gruppi hanno bisogno di soldi per andare avanti”
La strage al Bataclan di Parigi non fermerà la musica dal vivo. Parola di Elvis Perkins, 39 anni, cantautore folk americano e figlio di Anthony Perkins (il Norman Bates di Psycho). Nessuno meglio di lui conosce l'intreccio tra terrorismo e musica. La madre, Berry Berenson, fotografa e modella americana, era infatti su uno degli aerei che l'11 settembre 2001 si è schiantato sulle Torri gemelle, a New York.
Tutte le foto sull'attacco a Parigi
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"Ho saputo di quello che è accaduto a Parigi dopo il concerto di Lugano, ero appena sceso dal palco", racconta a Sky TG24 poco prima di esibirsi a Milano. È stato come riaprire una ferita? "Le persone che viaggiano con me in tour - spiega - sono state molto delicate, temendo che la notizia potesse scuotermi. Ma quasi per proteggermi ho avuto una reazione tranquilla. Certo, per me non è semplice dire: 'Ok, i terroristi hanno ucciso mia madre e tutte quelle persone a New York'. Io non credo alla storia così come ce l'hanno raccontata. Anche sui fatti di Parigi, credo che siamo tutti profondamente all'oscuro. E penso che i governi e le corporation vogliano tenerci così, terrorizzati e all'oscuro".
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Anche se alcuni artisti hanno deciso di sospendere i loro tour, per Elvis Perkins il mondo dei concerti non avrà grossi ostacoli. "I gruppi - dice - hanno bisogno di tour per guadagnare soldi, la gente ha bisogno di musica. E scarica illegalmente i brani o ascolta su Spotify, da cui nessuno becca un centesimo. Quindi c'è bisogno di fare concerti per guadagnarsi da vivere". Insomma, fa notare il cantautore, la situazione "potrebbe cambiare solo se attentati di questo tipo si dovessero ripetere, ma al momento è un evento isolato". Che non lo ha lasciato di certo indifferente: "Il giorno dopo gli attentati io e la mia band abbiamo suonato a Bologna, in una grande sala dove non c'erano vie di fuga. Un particolare che abbiamo notato subito, appena entrati, con le notizie di Parigi ancora fresche nella nostra mente".
Il video di I came for fire
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Alle vittime del Bataclan, Perkins dedicherà durante il concerto una toccante versione di Doomsday, uno dei pezzi del suo repertorio. Ma cosa direbbe se avesse davanti qualcuno che ha perso i propri cari negli attentati? "Vorrei solo rassicurarli che non siamo limitati al nostro corpo. Credo che l'esistenza sia un continuo cambiamento di forme".
Doomsday, suonata a Milano e dedicata alle vittime degli attentati di Parigi (video di Indie-Zone.it)
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Proprio dal francese viene il nome del suo terzo disco, I Aubade (Aubade, cioè la serenata del mattino). Una raccolta di canzoni che strizzano l'occhio al folk del passato. "Ho registrato, prodotto e suonato la maggior parte dei brani. Rispetto agli altri album, ho un rapporto più profondo con questo lavoro. Posso sentire in quasi tutti i suoni la mia sensibilità, le mie sensazioni".
Inevitabile, infine, parlare dei genitori illustri. Ma quale influenza hanno avuto sul suo essere artista? "Mio padre suonava il pianoforte in casa e aveva una grande collezione di dischi che adesso è mia. Conosco molta musica grazie ai miei genitori. Penso che per i giornalisti sia la cosa più semplice scrivere di chi sono figlio e lo capisco, ma per me non è la cosa più rilevante". Un'altra figlia d'arte, poi, fa parte della band che accompagna Perkins. Suona il basso e si chiama Danielle Aykroyd, come il padre Dan. Ma se si prova a chiedere al cantautore cosa si provi ad andare in tour con la figlia di uno dei Blues Brothers, lui sorride e si rifugia dietro a un "no comment".
Elvis Perkins e Danielle Aykroyd sul palco