Musica e scienza: se la ricerca si mette in gioco (ballando)
SpettacoloDance your Phd è il concorso artistico ideato per i ricercatori che vogliono dare visibilità alle loro scoperte. Ma per farlo devono rappresentarle in balletto. Quest’anno tra gli sfidanti anche un italiano. Ma a vincere è stato un dottorando australiano
di Eva Perasso
Qualcuno ha provato con l’hula hoop, magari cercando insieme di lanciare palline a mo' di giocoliere. Altri si sono improvvisati break dancer, ma a vincere è stato, alla fine, chi ha optato per la classica in versione contemporanea: non si tratta di ballerini tradizionali, impegnati tra palestre e palcoscenici. Ma di cervelli prestati allo spettacolo per una buona e molto personale causa: promuovere, e reinterpretare, le loro tesi di dottorato in giro per il mondo. Partecipando, con la loro rappresentazione teatrale e danzereccia di teorie scientifiche innovative, al concorso più ambito dai ricercatori di tutto il mondo, versione dance. Anche questa d’altronde è la ricerca scientifica: tra difficoltà di accesso e di visibilità e cervelli in fuga, persino un concorso artistico può cambiare la vita in un percorso di studio e lavoro.
Danza la tua teoria - Si chiama Dance your PhD, è arrivato alla quinta edizione ed è sponsorizzato nientemeno che da Science, la testata scientifica ambita da specialisti di ogni dove. Quest’anno i finalisti erano in tutto 36 e ognuno ha presentato alla giuria di tecnici, scienziati e danzatori il suo lavoro. Una traduzione in musica e danza (con il ricercatore-autore protagonista anche in versione ballerino) di teorie in cerca di sponsor, e applicazioni: si passa dalle scoperte in biologia alle ricerche in scienze sociali, soffermandosi sulle categorie fisica e chimica. Il premio finale per la migliore danza? Denaro (mille dollari) e un viaggio pagato a Bruxelles per assistere ai lavori della conferenza annuale Tedx Conference e godere nell’ammirare il proprio video passare sui megaschermi tra interventi di personaggi famosi, da Steve Wozniak a Peter Gabriel.
Da Sydney il ricercatore dell’anno - Il vincitore dell’edizione 2012, appena annunciato, è il tipico ricercatore dell’immaginario collettivo: timido, riservato, abituato a lavorare sodo dietro allo schermo di un Pc, o davanti a vetrini e microscopi. Poco avvezzo dunque al palcoscenico e agli applausi. Eppure ha ricevuto il maggior numero di voti del concorso: si chiama Peter Liddicoat e arriva dall’università di Sydney e oggi la sua teoria in versione danza classica è diventata famosa, cosa che difficilmente sarebbe accaduta seguendo gli iter classici delle pubblicazioni scientifiche. Soprattutto visto l’argomento trattato, davvero complicato da spiegare ai non addetti, e che in italiano renderebbe così: “Evoluzione dell’architettura delle nanostrutture in 7mila leghe di alluminio nel corso di prove di forza come l’indurimento per invecchiamento e la deformazione plastica”. Che tradotto in musica e passi, vede tre attori ballerini sulla scena, e un’improbabile storia di amore e amicizia, con una reinterpretazione del tema così rititolata: “E’ nata una super-lega, la rivoluzione romantica tra leggerezza e forza”.
Il video vincitore
Il contributo italiano - Ma l’australiano non è il solo ad aver ricevuto molti voti: le idee geniali a sfogliare i video sono state molte. Si passa per esempio da nuove soluzioni in musica per l’osteoartrosi del ginocchio, all’analisi dell’impatto animale sulle piante nella foresta pluviale della Tanzania, alla spiegazione di come sia possibile far sì che le macchine imparino dagli esseri umani o ancora come riconoscere e analizzare le reazioni chimiche nel tempo delle batterie comunemente usate nei nostri dispositivi elettronici. E in mezzo a tante esperienze, c’è stato anche un candidato italiano. Riccardo Da Re, dottorando dell’università di Padova (Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali), si è candidato nella categoria delle scienze sociali, cercando di spiegare come una buona governance nella gestione delle risorse naturali del territorio possa essere utile a tutti gli attori coinvolti nel processo: da hotel e ristoranti, a turisti, a produttori. L’importante, per tutti, è quella della creazione di reti sociali: tra rulli di tamburi, violini, e sfrenate e liberatorie danze tra gli alberi.
Il video di Riccardo Re
Qualcuno ha provato con l’hula hoop, magari cercando insieme di lanciare palline a mo' di giocoliere. Altri si sono improvvisati break dancer, ma a vincere è stato, alla fine, chi ha optato per la classica in versione contemporanea: non si tratta di ballerini tradizionali, impegnati tra palestre e palcoscenici. Ma di cervelli prestati allo spettacolo per una buona e molto personale causa: promuovere, e reinterpretare, le loro tesi di dottorato in giro per il mondo. Partecipando, con la loro rappresentazione teatrale e danzereccia di teorie scientifiche innovative, al concorso più ambito dai ricercatori di tutto il mondo, versione dance. Anche questa d’altronde è la ricerca scientifica: tra difficoltà di accesso e di visibilità e cervelli in fuga, persino un concorso artistico può cambiare la vita in un percorso di studio e lavoro.
Danza la tua teoria - Si chiama Dance your PhD, è arrivato alla quinta edizione ed è sponsorizzato nientemeno che da Science, la testata scientifica ambita da specialisti di ogni dove. Quest’anno i finalisti erano in tutto 36 e ognuno ha presentato alla giuria di tecnici, scienziati e danzatori il suo lavoro. Una traduzione in musica e danza (con il ricercatore-autore protagonista anche in versione ballerino) di teorie in cerca di sponsor, e applicazioni: si passa dalle scoperte in biologia alle ricerche in scienze sociali, soffermandosi sulle categorie fisica e chimica. Il premio finale per la migliore danza? Denaro (mille dollari) e un viaggio pagato a Bruxelles per assistere ai lavori della conferenza annuale Tedx Conference e godere nell’ammirare il proprio video passare sui megaschermi tra interventi di personaggi famosi, da Steve Wozniak a Peter Gabriel.
Da Sydney il ricercatore dell’anno - Il vincitore dell’edizione 2012, appena annunciato, è il tipico ricercatore dell’immaginario collettivo: timido, riservato, abituato a lavorare sodo dietro allo schermo di un Pc, o davanti a vetrini e microscopi. Poco avvezzo dunque al palcoscenico e agli applausi. Eppure ha ricevuto il maggior numero di voti del concorso: si chiama Peter Liddicoat e arriva dall’università di Sydney e oggi la sua teoria in versione danza classica è diventata famosa, cosa che difficilmente sarebbe accaduta seguendo gli iter classici delle pubblicazioni scientifiche. Soprattutto visto l’argomento trattato, davvero complicato da spiegare ai non addetti, e che in italiano renderebbe così: “Evoluzione dell’architettura delle nanostrutture in 7mila leghe di alluminio nel corso di prove di forza come l’indurimento per invecchiamento e la deformazione plastica”. Che tradotto in musica e passi, vede tre attori ballerini sulla scena, e un’improbabile storia di amore e amicizia, con una reinterpretazione del tema così rititolata: “E’ nata una super-lega, la rivoluzione romantica tra leggerezza e forza”.
Il video vincitore
Il contributo italiano - Ma l’australiano non è il solo ad aver ricevuto molti voti: le idee geniali a sfogliare i video sono state molte. Si passa per esempio da nuove soluzioni in musica per l’osteoartrosi del ginocchio, all’analisi dell’impatto animale sulle piante nella foresta pluviale della Tanzania, alla spiegazione di come sia possibile far sì che le macchine imparino dagli esseri umani o ancora come riconoscere e analizzare le reazioni chimiche nel tempo delle batterie comunemente usate nei nostri dispositivi elettronici. E in mezzo a tante esperienze, c’è stato anche un candidato italiano. Riccardo Da Re, dottorando dell’università di Padova (Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali), si è candidato nella categoria delle scienze sociali, cercando di spiegare come una buona governance nella gestione delle risorse naturali del territorio possa essere utile a tutti gli attori coinvolti nel processo: da hotel e ristoranti, a turisti, a produttori. L’importante, per tutti, è quella della creazione di reti sociali: tra rulli di tamburi, violini, e sfrenate e liberatorie danze tra gli alberi.
Il video di Riccardo Re