Egitto, l'artista della rivoluzione in mostra a Venezia
SpettacoloL'egiziano Ahmed Basiony è stato ucciso a Tahrir Square dalla polizia mentre stava riprendendo le proteste. La Biennale ha deciso di celebrarlo con la documentazione di una performance live chiamata “30 days of Running in the Place”. GUARDA LE FOTO
di Carola Frediani
“Ho molta speranza, se rimaniamo così. La polizia mi ha picchiato pesantemente. Ciononostante domani scenderò di nuovo in piazza. Se loro vogliono la guerra, noi vogliamo la pace. Sto solo cercando di riconquistare un po' della dignità della mia nazione”.
Così l'egiziano Ahmed Basiony scriveva sulla sua bacheca di Facebook, il 26 gennaio 2011, due giorni prima di essere ucciso da cecchini proprio in piazza Tahrir, al Cairo.
Era l'inizio della rivolta popolare che un mese dopo avrebbe portato alla cacciata di Mubarak e al cambio di regime, non senza aver lasciato a terra numerosi manifestanti. Basiony, 31 anni e due figli, era un artista multimediale e un insegnante della Helwan University che aveva deciso di scendere per strada con la propria videocamera e di documentare quanto stava accadendo.
La 54esima edizione della Biennale di Venezia, che apre il 4 giugno, ha deciso di ricordarlo con una mostra (GUARDA LE IMMAGINI). Proprio nel padiglione dell'Egitto, la cui presenza all'esposizione internazionale d'arte era stata messa in forse fino a qualche giorno fa, si potrà infatti assistere alla documentazione di una performance live, intitolata “30 days of Running in the Place”, tenuta da Basiony in Egitto nel 2010.
L'artista per 30 giorni aveva corso sul posto dentro un cubo trasparente indossando una speciale tuta dotata di sensori per rilevare la sudorazione. Le informazioni raccolte erano quindi trasmesse wireless su uno schermo che le visualizzava in una griglia grafica. Alla base del progetto c'era l'idea che il consumo di energia non porti da nessuna parte. A fare da contrappunto all'opera di Basiony, e a testimoniare come un enorme scoppio di energia, come quello dei manifestanti in Tahir Square, possa portare a dei cambiamenti, ci saranno anche i video sulle rivolte di piazza ripresi dallo stesso artista multimediale.
“Ahmed rappresenta di sicuro la maggioranza dei ribelli che hanno iniziato la rivoluzione ed è diventato un importante simbolo e fonte d'ispirazione per molta gente”, ha dichiarato Aida Eltorie, curatrice del padiglione egiziano. “E lui è stata una vittima designata. Non si è trattato di un errore. Stava impugnando la sua videocamera e la polizia sparava a chiunque portasse un apparecchio per documentare quello che stava avvenendo”.
Con la conferma della presenza dell'Egitto, la Biennale quest'anno toccherà il numero record di 89 partecipazioni nazionali (nell'edizione 2009 erano 77). A esordire per la prima volta all'esposizione internazionale di Venezia saranno Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh e Haiti. Il padiglione Italia è curato da Vittorio Sgarbi.
“Ho molta speranza, se rimaniamo così. La polizia mi ha picchiato pesantemente. Ciononostante domani scenderò di nuovo in piazza. Se loro vogliono la guerra, noi vogliamo la pace. Sto solo cercando di riconquistare un po' della dignità della mia nazione”.
Così l'egiziano Ahmed Basiony scriveva sulla sua bacheca di Facebook, il 26 gennaio 2011, due giorni prima di essere ucciso da cecchini proprio in piazza Tahrir, al Cairo.
Era l'inizio della rivolta popolare che un mese dopo avrebbe portato alla cacciata di Mubarak e al cambio di regime, non senza aver lasciato a terra numerosi manifestanti. Basiony, 31 anni e due figli, era un artista multimediale e un insegnante della Helwan University che aveva deciso di scendere per strada con la propria videocamera e di documentare quanto stava accadendo.
La 54esima edizione della Biennale di Venezia, che apre il 4 giugno, ha deciso di ricordarlo con una mostra (GUARDA LE IMMAGINI). Proprio nel padiglione dell'Egitto, la cui presenza all'esposizione internazionale d'arte era stata messa in forse fino a qualche giorno fa, si potrà infatti assistere alla documentazione di una performance live, intitolata “30 days of Running in the Place”, tenuta da Basiony in Egitto nel 2010.
L'artista per 30 giorni aveva corso sul posto dentro un cubo trasparente indossando una speciale tuta dotata di sensori per rilevare la sudorazione. Le informazioni raccolte erano quindi trasmesse wireless su uno schermo che le visualizzava in una griglia grafica. Alla base del progetto c'era l'idea che il consumo di energia non porti da nessuna parte. A fare da contrappunto all'opera di Basiony, e a testimoniare come un enorme scoppio di energia, come quello dei manifestanti in Tahir Square, possa portare a dei cambiamenti, ci saranno anche i video sulle rivolte di piazza ripresi dallo stesso artista multimediale.
“Ahmed rappresenta di sicuro la maggioranza dei ribelli che hanno iniziato la rivoluzione ed è diventato un importante simbolo e fonte d'ispirazione per molta gente”, ha dichiarato Aida Eltorie, curatrice del padiglione egiziano. “E lui è stata una vittima designata. Non si è trattato di un errore. Stava impugnando la sua videocamera e la polizia sparava a chiunque portasse un apparecchio per documentare quello che stava avvenendo”.
Con la conferma della presenza dell'Egitto, la Biennale quest'anno toccherà il numero record di 89 partecipazioni nazionali (nell'edizione 2009 erano 77). A esordire per la prima volta all'esposizione internazionale di Venezia saranno Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh e Haiti. Il padiglione Italia è curato da Vittorio Sgarbi.