Al Festival della Capitale Martin Scorsese presenta la versione restaurata del capolavoro di Federico Fellini. Un occasione unica per riscoprire uno dei capisaldi della cinematografia italiana, un affresco inquietante e melanconico sempre attuale
Non poteva esserci momento migliore, nei giorni in cui si parla di Bunga Bunga (un termine che forse sarebbe piaciuto a Fellini), per presentare al Festival di Roma la versione restaurata de La Dolce Vita, il capolavoro con il quale Federico Fellini raccontava per la prima volta nel 1960 a degli italiani increduli il lato oscuro, ma sempre affascinante, del boom economico. L'Italia era allora un paese uscito da poco dalle macerie della guerra e che per la prima volta si confrontava con i benefici di un benessere diffuso. Ma allo stesso tempo scopriva che all'innalzamento sociale si accompagnavano nuovi rischi di ambiguità morale ed etica. Abbandonate le preoccupazioni della vita misera, gli italiani si trovavano a confrontarsi per la prima volta con i piaceri, ed i rischi, dell'edonismo. E su questa linea sottile di ambiguità Fellini ha costruito il suo capolavoro che, rivisto oggi, non ha perso nulla della sua capacità conturbante.
Sarà Martin Scorsese a presentare il capolavoro felliniano, restaurato dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata. - "Vedere questo film per la prima volta - scrive Scorsese nella presentazione - fu sorprendente sotto molti punti di vista. Le immagini così vivide, scandite dal vagabondare di un jet set insidiato dai fotografi (il termine 'paparazzi' nasce con questo film) a cui fa da perfetto contrappunto la colonna sonora di Nino Rota".
E ancora, prosegue Scorsese "la raffinata disinvoltura del protagonista interpretato da Marcello Mastroianni e dai suoi amici che si muovono all'interno di un vuoto luccicante; la presenza strana e inquietante del vecchio mondo che incombe come un fantasma sulla modernità; e la continua altalena degli umori, dall'allegria alla preoccupazione, all'euforia, alla noia, alla disperazione, al terrore fino alla rassegnazione e ritorno; la dimensione epica, che rischiava di esplodere nel tentativo di contenere tanta parte di questo nuovo mondo senz'anima: tutto questo ci scosse, spingendoci a guardare al mondo con altri occhi, una volta usciti dalla sala. E' forse - conclude - l'elemento più insolito dell'innovativo film di Fellini consiste nell'essere riuscito a rendere così invitante il richiamo dell'apocalisse".
Sarà Martin Scorsese a presentare il capolavoro felliniano, restaurato dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata. - "Vedere questo film per la prima volta - scrive Scorsese nella presentazione - fu sorprendente sotto molti punti di vista. Le immagini così vivide, scandite dal vagabondare di un jet set insidiato dai fotografi (il termine 'paparazzi' nasce con questo film) a cui fa da perfetto contrappunto la colonna sonora di Nino Rota".
E ancora, prosegue Scorsese "la raffinata disinvoltura del protagonista interpretato da Marcello Mastroianni e dai suoi amici che si muovono all'interno di un vuoto luccicante; la presenza strana e inquietante del vecchio mondo che incombe come un fantasma sulla modernità; e la continua altalena degli umori, dall'allegria alla preoccupazione, all'euforia, alla noia, alla disperazione, al terrore fino alla rassegnazione e ritorno; la dimensione epica, che rischiava di esplodere nel tentativo di contenere tanta parte di questo nuovo mondo senz'anima: tutto questo ci scosse, spingendoci a guardare al mondo con altri occhi, una volta usciti dalla sala. E' forse - conclude - l'elemento più insolito dell'innovativo film di Fellini consiste nell'essere riuscito a rendere così invitante il richiamo dell'apocalisse".