Nella cornice rinascimentale del museo fiorentino sono esposte, dal 26 febbraio al 18 luglio, le grandi opere di De Chirico e degli artisti, che ne subirono l'influsso trasponendo sulla tela ciò ch'è al di là dell'esperienza sensoriale
Dal 26 febbraio al 18 luglio il museo fiorentino di Palazzo Strozzi ospiterà la mostra intitolata "De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus. Uno sguardo nell'invisibile". I quadri, provenienti da prestiti internazionali, sono testimonianze autorevoli non solo della pittura del secolo scorso, ma dell'evoluzione di quella corrente artistica che, imbevuta della filosofia eraclitea, riletta attraverso la lezione di Nietzsche e Schopenauer, volle trasporre sulla tela ciò ch'è al di là dell'esperienza sensoriale, a partire dallo stato umano di solitudine e alienazione. Si tratta di quella, che fu definita "pittura metafisica" da Giorgio De Chirico, che d'essa fu l'epigono. E sono proprio le opere dechirichiane, risalenti al periodo 1909-1919, a costituire il nucleo centrale della mostra, caratterizzata, inoltre, dalle opere di quanti subirono l'influsso della pittura metafisica: da Ernst a Magritte, da Balthus a Carrà e Morandi.