Ricostruito l'impatto dell'asteroide che eliminò i dinosauri

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)
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Secondo un team di ricercatori le rocce polverizzate schizzarono come gocce d’acqua, per poi causare la formazione dell’attuale cratere di Chicxulub 

Un impatto talmente forte da ridurre miliardi di tonnellate di roccia in minuscoli frammenti, spazzati via come se fossero gocce d’acqua. Sarebbe questo secondo gli scienziati l’effetto ottenuto dallo scontro di un asteroide di grandi dimensioni con la superficie terrestre. Lo studio realizzato da un team di ricercatori della Purdue University, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, non si riferisce a uno scenario ipotetico, ma descrive piuttosto quello che accadde 66 milioni di anni fa a Chicxulub, in Messico, quando un enorme corpo celeste colpì la Terra creando il noto cratere, e soprattutto, portando all’estinzione dei dinosauri.

Rocce come gocce d’acqua

Partendo dall’analisi delle particelle rocciose ottenute dal cratere da impatto sepolto sotto la penisola dello Yucatán, il team di ricerca ha provato a ricostruire quanto accaduto in uno degli eventi che più hanno segnato la storia terrestre. Stando ai risultati ottenuti, gli scienziati affermano che le rocce sarebbero state sottoposte, in seguito all’urto, ad un processo di fluidizzazione. A causa della trasformazione, i detriti si sarebbero quindi comportati come delle goccioline d’acqua, schizzando in ogni direzione proprio come se l’asteroide avesse colpito una superficie liquida. La ricostruzione è stata possibile grazie ad alcuni modelli capaci di predire cosa potrebbe accadere se il suolo terrestre fosse colpito da un corpo celeste largo circa 12 chilometri.

Scoperte utili per terremoti e frane

La ricerca afferma che un simile impatto sarebbe in grado di creare una depressione profonda fino a 30 chilometri e ampia 100. Dopo i movimenti di assestamento del terreno, si giungerebbe quindi a un cratere largo 200 chilometri, con una profondità più ridotta, di circa un chilometro: caratteristiche che rispecchiano quelle di Chicxulub. Il processo sarebbe stato reso possibile proprio dalla fluidizzazione, che ha fatto sì che le rocce, schiacciate da un enorme peso, perdessero momentaneamente la propria forza e cominciassero a scorrere come le acque di un torrente. Un anello collinare tutt’oggi presente attorno alla depressione rappresenterebbe per gli scienziati l’evidenza di questo fenomeno. Secondo Jay Melosh, tra gli autori della ricerca, i risultati potrebbero essere utili anche per altre applicazioni: “La scoperta ci aiuta a capire come i crateri da impatto possano collassare e come grandi masse rocciose si comportino come liquidi in diverse circostanze, come ad esempio frane e terremoti”.

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