Cern, 70 anni alle frontiere della scienza: l'intervista alla direttrice

“Il mio messaggio ai giovani è che la scienza è bellissima e utilissima e non possiamo pensare di risolvere le grandi sfide globali senza il suo aiuto. E la ricerca in fisica fondamentale è fantastica, perché ci permette di capire come funziona l’Universo. Quindi è una gioia, ogni giorno”. Parola di Fabiola Gianotti, Direttrice generale del Cern. “Il Cern è un’istituzione unica, un grande successo dell’Europa. Grazie ai padri fondatori e alla loro visione oggi siamo il laboratorio mondiale per la fisica delle alte energie, un posto dove si sviluppano tecnologie di punta a vantaggio della società, dal World Wide Web agli acceleratori per curare i tumori, ma anche una piattaforma di educazione e formazione dei giovani ed un esempio brillante di collaborazione a livello mondiale” -Fabiola Gianotti sorride mentre racconta cosa è diventato nel tempo l’Istituto che dirige dal 2016 - Queste erano le aspirazioni e i valori che i padri fondatori volevano proiettare in un nuovo laboratorio e penso che oggi sarebbero molto fieri di vedere quello che il Cern è riuscito a fare, che credo vada molto al di là delle loro aspettative iniziali”. I padri fondatori All’inizio, le aspettative erano quelle di dodici Stati fondatori, tra cui l’Italia, che nel 1954 ratificarono la convenzione che fondava l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare. Due i pilastri che ne reggevano le fondamenta: costituire un polo di eccellenza per la ricerca europea, in grado di competere con gli Stati Uniti, e far collaborare tra loro Paesi che fino a qualche anno prima si erano fatti la guerra. Come sito venne scelta la città di Ginevra: per la sua posizione geografica centrale in Europa, per la sua neutralità negli anni della guerra e per il fatto che era già sede di organizzazioni internazionali. 70 anni dopo il Cern è un ecosistema della scienza che comprende 24 Stati membri e 11 associati, con una comunità di 17 mila persone da tutto il mondo e in rappresentanza di oltre 100 nazionalità. E allora non stupisce che Mario Draghi, nel suo rapporto sul futuro della competitività europea, prenda proprio il Cern come modello per un incubatore di Intelligenza Artificiale. “Sono molto grata al Professor Draghi perché con il suo rapporto sostiene il Cern e il suo futuro – spiega Gianotti a Sky TG24 - Questo laboratorio viene spesso preso come modello perché è un esempio di cooperazione internazionale senza precedenti. Nel campo specifico dell’intelligenza artificiale il Cern, oltre a poter fornire il suo modello di governance e di collaborazione, ha competenze specifiche; ad esempio, le nostre tecnologie sono utilizzate per macchine automatiche; quindi, ci sono aspetti sia organizzativi sia tecnici che possono contribuire a un tale progetto”. Una scienza per la pace Nel laboratorio ginevrino sono state fatte scoperte fondamentali per la comprensione dell’Universo, grazie anche al contributo cruciale dato dall’Italia, con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, le università, l’industria e grandi nomi come Edoardo Amaldi, il Premio Nobel Carlo Rubbia, Luciano Maiani. Figure ricordate anche dal nostro Presidente della Repubblica. “Il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare è sempre stato testimonianza della volontà di costruire un futuro comune, non compatibile con chi antepone la forza delle armi al dialogo e alle ragioni del diritto” sono state le parole di Sergio Mattarella dal palco dell’Auditorium dedicato a Sergio Marchionne durante le celebrazioni per i 70 anni dell’Istituto. “Costruire la pace attraverso la scienza, questa la vocazione del Cern, punto di riferimento mondiale nella ricerca sulle particelle elementari”. Un richiamo importante, quello di Mattarella, che cita la guerra nel cuore dell’Europa, la grande afflizione per l’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa e le severe conseguenze sul terreno della cooperazione scientifica. Fabiola Gianotti si rabbuia quando le chiediamo della decisione del Cern di fermare entro la fine dell’anno la collaborazione con la Russia: “Il Cern è ancora un posto in cui scienziati di tutto il mondo lavorano assieme – precisa a Sky TG24 – e gli scienziati russi ancora lavorano da noi, quelli che non sono affiliati a Istituti del loro Paese. Il Consiglio del Cern ha deciso di porre termine agli accordi di collaborazione con alcuni istituti della Federazione russa che hanno apertamente sostenuto l’invasione dell’Ucraina e che sono soggetti a sanzioni internazionali. Non si tratta di una discriminazione verso il passaporto, è una questione di istituti che hanno sostenuto e che sostengono la guerra. Ma il messaggio forte che arriva dal Cern – conclude la sua Direttrice - è che questo è un posto che dà speranza per un mondo migliore, mostra quello che l’umanità può fare quando mettiamo da parte le nostre dispute, le nostre guerre e le nostre incomprensioni e cerchiamo di focalizzarci sul bene comune”. Gli scienziati acceleratori E nel giorno dei festeggiamenti, camminando lungo i corridoi di vetro del Science Gateway, il centro dedicato all'educazione e alla divulgazione progettato dall’architetto italiano Renzo Piano, li incontriamo gli scienziati che negli anni hanno lavorato assieme per il bene comune. Grandi vecchi che non hanno voluto mancare in questa giornata particolare, e che immaginiamo chiacchierare tra loro di struttura della materia e dei primi istanti dell’Universo. Grazie all’aiuto di Antonella Del Rosso, una fisica umbra arrivata al Cern nel ’93 e che oggi ne cura la comunicazione, riconosciamo Lyn Evans, il padre dell’acceleratore LHC, e Joseph Incandela, lo scienziato che nel 2012 fece l’annuncio della scoperta del Bosone di Higgs assieme a Fabiola Gianotti. L’evento più seguito nel mondo dopo l’allunaggio. Nel corso del tempo, come giustamente li definisce Sergio Mattarella, sono stati loro stessi degli acceleratori “di progresso scientifico, di ricerca di un bene comune che sa guardare oltre i limiti ristretti degli interessi locali, proiettato verso il riconoscimento di un destino condiviso dall’umanità”. “Il Cern – ci spiega Antonella Del Rosso mentre emozionata cerca di fotografare il Presidente della Repubblica in visita al Science Gateway- nasce come laboratorio per costruire macchine che poi gli scienziati utilizzano per fare le loro scoperte. E qui ce ne sono di due tipi: gli acceleratori e i rivelatori. I primi sono le macchine che producono le collisioni tra particelle, mentre i rivelatori sono gli occhi che vanno a vedere che cosa succede al momento della collisione”. Quanto conta la perseveranza in un posto come questo? “Credo che la perseveranza sia molto utile nel portare avanti i nostri progetti, che hanno bisogno di tanto tempo per maturare e che non sono facili da comunicare all’inizio. È molto difficile credere in qualcosa che magari esisterà tra 30 anni e convincere le persone che si tratta di un buon investimento”.