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Luce verde per la missione Ariel: studierà le atmosfere esoplanetarie

Scienze
Esa/Stfc Ral Space/Ucl/Europlanet-Science Office

Coordinata dall'Agenzia spaziale europea (Esa) e dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), vedrà protagonista un telescopio con uno specchio ellittico di un metro di diametro, pensato per raccogliere la luce visibile e infrarossa proveniente dai lontani sistemi planetari. Osserverà un campione variegato di esopianeti, dai giganti gassosi a pianeti di tipo nettuniano, super-Terre e pianeti terrestri, nelle frequenze della luce visibile e dell'infrarosso. Il lancio è previsto nel 2029

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E’ arrivato il via libera, ufficiale, per la missione Ariel (Atmospheric Remote-Sensing Infrared Exoplanet Large-survey) che, dopo cinque anni di studi preliminari, riceve la luce verde per iniziare la fase di realizzazione effettiva del telescopio spaziale gestito dall'Agenzia spaziale europea (Esa) per lo studio delle atmosfere esoplanetarie. Il progetto, che vanta un’importante partecipazione scientifica e tecnologica dell’Italia, con la partecipazione dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l'Università di Firenze, l'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Cnr di Padova e l'Università Sapienza di Roma, dovrebbe terminare con il lancio in orbita di questo elaborato “occhio” spaziale, previsto nel 2029.

Un campione abbastanza diversificato di esopianeti

La missione Ariel è stata sviluppata da un consorzio di oltre 50 istituti di 17 nazioni europee, con il supporto esterno della Nasa. Osserverà un campione variegato di esopianeti, dai giganti gassosi a pianeti di tipo nettuniano, super-Terre e pianeti terrestri, nelle frequenze della luce visibile e dell'infrarosso. Come spiega anche un comunicato diffuso proprio dall’Inaf, la missione sarà dedicata allo studio delle atmosfere di pianeti in orbita intorno a stelle diverse dal Sole. Ariel, infatti, osserverà un campione abbastanza diversificato di esopianeti, nel corso di quella che sarà a tutti gli effetti “la prima missione spaziale a realizzare un ‘censimento’ della composizione chimica delle atmosfere planetarie, fornendo indizi fondamentali per comprendere i meccanismi di formazione ed evoluzione dei pianeti al di là del Sistema solare”: Tra gli obiettivi anche quello di inquadrare del tutto il ruolo del nostro sistema planetario nel contesto cosmico, “affrontando i complessi quesiti riguardanti l’origine della vita nell’universo”, spiegano gli esperti.

La composizione di Ariel

In questo ambizioso progetto, l’Italia, con il sostegno e il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana, è tra i principali contributori ed esprime due co-principal investigators, Giusi Micela dell’Inaf di Palermo e Giuseppe Malaguti dell’Inaf di Bologna, supportati da un team che include numerosi altri scienziati e strutture dell’Inaf stesso. Come raccontato dagli astrofisici, l’occhio di Ariel, in sostanza un telescopio con “uno specchio ellittico di un metro di diametro per raccogliere la luce visibile e infrarossa proveniente dai lontani sistemi planetari”, verrà costruito proprio in Italia, al pari dell’elettronica di bordo. Agirà scomponendo la luce in tutti i suoi “colori” e attraverso gli spettrometri di bordo sarà possibile identificare gli elementi chimici presenti nelle atmosfere degli esopianeti osservati durante il loro passaggio, o transito, davanti o dietro la stella ospite. Ariel, spiega ancora l’Inaf, sarà lanciato con un razzo Ariane 6 dalla base Esa di Kourou, nella Guyana francese, e “messo in orbita intorno al punto di Lagrange 2 (L2), un punto di equilibrio gravitazionale a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, nella direzione opposta a quella del Sole”. Da qui, il telescopio avrà una visione nitida di tutto il cielo per osservare in dettaglio esopianeti già scoperti da altri osservatori. Non è tutto, perché lo stesso lancio porterà nello spazio anche “Comet Interceptor”, un’altra missione Esa che studierà da vicino, per la prima volta, una cometa primordiale.

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