Protagonista dello studio un team italo-tedesco di astronomi che è riuscito ad approfondire i fenomeni cosmici che riguardano la galassia JO206, scoprendo la presenza di intensi campi magnetici proprio nella sua coda, secondo i ricercatori modellati dal gas intergalattico circostante che impatta contro la galassia stessa
Nello spazio esistono galassie che hanno una forte somiglianza con le meduse e con i loro lunghi tentacoli, spesso al centro degli studi degli astrofisici che tentano di comprendere meglio i fenomeni che si sviluppano nelle loro caratteristiche code di gas, che richiamano appunto i tentacoli dell’animale marino e che si estendono per quasi 300.000 anni luce. Questi corpi celesti sono chiamati “galassie medusa” e per approfondirne la conoscenza, un team italo-tedesco di esperti ne ha osservata una in particolare, la galassia JO206, scoprendo la presenza di intensi campi magnetici proprio nella sua coda, secondo i ricercatori amplificati e modellati dal gas intergalattico circostante che impatta contro la galassia stessa. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy”, è stato condotto nell'ambito del progetto Gasp (Gas Stripping Phenomena in galaxies with Muse), finanziato dal Consiglio europeo per la ricerca (Erc) e ha visto protagonisti alcuni scienziati italiani, tra cui Paolo Serra, dell'Osservatorio di Cagliari, Bianca Poggianti, Alessia Moretti e Benedetta Vulcani, dell'Osservatorio di Padova dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), insieme ad Alessandro Ignesti e Myriam Gitti, dell'Istituto di radioastronomia Inaf di Bologna. La prima autrice della ricerca, invece, è Ancla Müller della Ruhr-Universität di Bochum.
Le caratteristiche delle “galassie meduse”
Di solito, si legge in comunicato pubblicato sul sito dell’Università di Bologna, queste cosiddette “galassie medusa” si possono scovare all’interno di ammassi di galassie, in movimento verso il loro centro. Nel corso del loro viaggio verso il centro dell‘ammasso, questi corpi celesti sono privati del proprio gas interstellare, che scappa via nella direzione opposta a causa dell’interazione con il gas caldo che avvolge l’ammasso stesso. E’ questo il motivo per cui queste galassie sono dotate della coda che le fa assomigliare ad una medusa. “"È noto che anche i campi magnetici delle galassie possono contribuire alla formazione di nuove stelle. Tuttavia, non è ancora chiaro che ruolo abbiano i campi magnetici stessi nella formazione stellare che avviene nelle loro code gassose, un ambiente difficile da studiare a causa della scarsa luminosità", ha spiegato Poggianti. Per tentare di comprendere meglio questo fenomeno galattico, i ricercatori si sono serviti delle potenzialità del radiotelescopio Jvla (Jansky Very Large Array), situato negli Stati Uniti, e del telescopio spaziale a raggi X Chandra, della Nasa, con i quali hanno analizzato l'intensità e la direzione del campo magnetico della galassia JO206. Quello che è emerso è che anche la coda della galassia, e non solo il suo disco, può ospitare un campo magnetico intenso. E, analizzando nello specifico l’emissione polarizzata proveniente dalla galassia, gli astronomi sono riusciti ad assumere che il campo magnetico è allineato in modo molto preciso con i tentacoli della coda.
Ad alta velocità verso il centro di un ammasso
"JO206 si muove ad alta velocità verso il centro dell’ammasso, moto che causa l’interazione fra i campi magnetici e il vento caldo del mezzo intergalattico, generando un accumulo del plasma", ha sottolineato ancora Poggianti. "Parte del plasma condensa quindi sugli strati esterni della coda di gas e ‘avvolge’ la coda di gas che è stato strappato alla galassia, determinando la direzione e le proprietà del suo campo magnetico", ha poi aggiunto l’esperta. Ora, dopo queste osservazioni, gli esperti potranno verificare se questo stesso fenomeno riguardi anche altri oggetti simili. "Per verificare le ipotesi suggerite dalle osservazioni della galassia JO206 stiamo osservando altre galassie con code simili utilizzando radio telescopi in Australia (ATCA), Sud Africa (MeerKAT) e Stati Uniti (JVLA)", ha detto ancora Poggianti. "L’osservazione del campo magnetico di JO206 è la prima e per ora unica indagine del genere in una galassia medusa. Ci servono altre osservazioni per capire se il fenomeno scoperto è comune o eccezionale. Questo ci permetterà anche di capire che collegamento esiste tra il campo magnetico e la formazione stellare fuori dai dischi delle galassie", ha poi concluso.