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L’Antica Roma come New York, popolata da diverse etnie: lo dice il Dna

Scienze

Un importante studio internazionale, cui la rivista Science ha dedicato la copertina dell’ultimo numero, ha preso in esame il genoma di 127 individui stabilendo come la città fosse un centro cosmopolita sin dalle prime fasi 

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‘Tutte le strade portano a Roma’, dice il proverbio. Ed effettivamente c’è un fondo di verità dietro questo popolare detto, soprattutto considerando un’importante ricerca scientifica, cui la prestigiosa rivista Science ha dedicato la copertina dell’ultimo numero, in base alla quale si può affermare che l'Antica Roma era una vera e propria città di immigrati, come la New York odierna. Sin dalle sue origini la città è stata un vero e proprio crocevia di culture, razze e civiltà diverse, rintracciate nel profilo genetico dei suoi primi abitanti. Infatti, grazie all'analisi del Dna proveniente da 29 siti archeologici, è stato possibile ricostruire ben 12.000 anni di storia e migrazioni. Il complesso studio ha coinvolto un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato da Alfredo Coppa, antropologo fisico dell'università Sapienza di Roma, da Ron Pinhasi, antropologo dell'università di Vienna e da Jonathan Pritchard, genetista e biologo dell'università americana di Stanford.

Una ricca storia genetica

Lo studio, che ha avuto un’importante eco sulla stampa internazionale, ha dunque scoperto una ricca storia genetica riguardante Roma, che risale ai tempi del Mesolitico. Gli esperti hanno evidenziato che nel momento di massimo splendore dell'Impero Romano, la città di Roma non aveva eguali: "Roma era come New York City", ha commentato Guido Barbujani, genetista della popolazione all'Università di Ferrara. Come la New York di oggi, infatti, l'antica Roma era un crogiolo di persone e culture ed è ampiamente considerata la prima città al mondo a raggiungere più di un milione di persone viventi sul territorio. Si tratta di un record che ha resistito fino alla rivoluzione industriale europea circa 1500 anni dopo, così come affermano gli autori dello studio. Nel frattempo, l'impero circostante attirò 70 milioni di abitanti in tre continenti: Europa, Medio Oriente e Nord Africa.

La sorpresa dei ricercatori

"Non ci aspettavamo di scoprire che Roma fosse un centro cosmopolita sin dalle prime fasi, durante l'Età del ferro", ha commentato alla testata Newsweek uno degli autori dello studio, Ron Pinhasi. "Inoltre non ci aspettavamo di trovare immigrati provenienti dal Nord Africa e potenzialmente anche da più a sud, oltre che da Medio Oriente e Nord Europa".

Il genoma di 127 individui

La particolarità dello studio, come detto, è la nuova ed inedita luce posta sulla genetica degli abitanti di Roma. Il team di ricercatori ha esaminato i dati del genoma appartenenti a 127 individui provenienti da 29 siti archeologici a Roma e nelle regioni circostanti dal periodo mesolitico ai tempi moderni (cioè dal 1800 in poi). I dati delle analisi hanno sorpreso gli studiosi che non si aspettavano di trovare una così ampia diversità genetica già al tempo delle origini di Roma. Circa 8.000 anni fa l'area dove è nata la città eterna era già popolata da cacciatori e poco dopo si è arricchita anche della presenza di agricoltori mediorientali, anatolici e iraniani. Poi, successivamente, tra 5.000 e 3.000 anni fa, il Dna analizzato racconta l'arrivo di popolazioni anche dalla steppa ucraina. Con la nascita di Roma e il costituirsi dell'Impero Romano, la variabilità genetica si è arricchita ulteriormente, grazie all'arrivo di persone dai diversi territori dell'impero, con una predominanza dalle aree mediterranee orientali e del Vicino Oriente. Queste persone, secondo Coppa, si sono stabilite a Roma dopo essere arrivate principalmente con i traffici di merci. "L'analisi del Dna ha rivelato che, mentre l'Impero Romano si espandeva nel Mar Mediterraneo, immigranti dal Vicino Oriente, Europa e Nord Africa si sono stabiliti a Roma, cambiando sensibilmente il volto di una delle prime grandi città del mondo antico", ha osservato Pritchard.