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Cervello, ecco come si orienta l’uomo senza navigatore

Scienze
Cervello (Getty Images)

Se l’ippocampo è fondamentale per muoversi nei luoghi sconosciuti, in quelli familiari è la corteccia retrospleniale a gestire la capacità degli esseri umani di spostarsi nello spazio. È emerso da uno studio dello University College London 

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Sarebbero due diverse aree cerebrali a gestire l’orientamento nello spazio.
Se l’ippocampo è fondamentale per muoversi nei luoghi sconosciuti, in quelli familiari è la corteccia retrospleniale a gestire la capacità degli esseri umani di spostarsi nello spazio.
È quanto emerso da uno studio condotto da un team di ricercatori dello University College London (Ucl).
I risultati sarebbero preziosi per svelare il meccanismo che sta alla base del disorientamento dei pazienti che soffrono del morbo di Alzheimer.

Quali aree cerebrali regolano l'orientamento

Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex, i ricercatori hanno analizzato l’attività cerebrale di un campione di studenti dell'Ucl e dell'Imperial College.
Nelle specifico, hanno chiesto loro di orientarsi in due simulazioni dei diversi atenei.
Grazie al lavoro di analisi, sono così riusciti a dimostrare che la corteccia retrospleniale è stata preziosa nell’orientamento del campus conosciuto. L’ippocampo, invece, ha gestito il loro movimento nell’istituto scolastico meno familiare.
Entrambe le due aree cerebrali, invece, non sono state determinanti quando al campione venivano forniti altri mezzi per raggiungere dei punti nelle mappe, quali il navigatore satellitare.
"I nostri risultati sono significativi perché rivelano che ci sono in realtà due diverse parti del cervello che guidano la navigazione”, spiega il Professor Hugo Spires, tra gli autori della ricerca.
Il fondamentale ruolo della corteccia retrospleniale nell’orientamento nei luoghi familiari potrebbe suggerire il motivo per il quale i soggetti affetti dal morbo di Alzheimer sono disorientati anche negli spazi conosciuti.

Nel cervello umano il ‘sesto senso magnetico’ tipico degli uccelli

Un recente studio, condotto da un team di ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) e dell’Università di Tokyo, ha dimostrato che anche l’uomo, proprio come gli uccelli migratori, ha il ’sesto senso magnetico’, è ovvero in grado di orientarsi seguendo i cambiamenti del campo magnetico terrestre.
Per giungere a questa conclusione gli esperti, guidati dal geologo Joseph Kirschvink e dal neurobiologo Shin Shimojo, grazie all’elettroencefalogramma hanno analizzato l’attività cerebrale di un gruppo di persone dell’emisfero settentrionale. Saranno necessarie ulteriori ricerche, condotte su un campione dell’emisfero meridionale, per confermare la presenza nell’uomo di un ’sesto senso magnetico’ simile, seppur molto meno evoluto, a quello delle tartarughe marine.