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Musicisti e persone bilingue avrebbero un cervello più efficiente

Scienze
Chi suona o parla una seconda lingua farebbe meno fatica a usare il cervello (Getty Images)

Uno studio canadese, pubblicato sugli "Annals of the New York Academy of Sciences", dimostra che queste due categorie utilizzano minori risorse cerebrali per svolgere un compito  

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Imparare a suonare uno strumento o a parlare una seconda lingua rende il cervello più efficiente. Secondo un recente studio, musicisti e bilingue sarebbero infatti in grado di usare meno risorse e aree neurali degli altri per compiere un determinato compito. Questo potrebbe anche avvantaggiarli nella lotta contro il declino cognitivo.

La nuova ricerca che sviluppa vecchi studi

A rivelarlo è una ricerca pubblicata giovedì 17 maggio sugli "Annals of the New York Academy of Sciences". Lo studio, condotto da Claude Alain del Baycrest Centre - Rotman Research Institute di Toronto, in Canada riprende e conferma ricerche precedenti, alcune delle quali pubblicate sulla stessa rivista accademica statunitense: indagini che avevano dimostrato come proprio il bilinguismo o la capacità di suonare uno strumento musicale siano associati a una migliore "memoria di lavoro", ossia quella parte della memoria che permette ad esempio di fare i conti a mente oppure di ricordare a memoria un numero di telefono appena letto o la lista della spesa senza scriverla.

Lo studio su giovani musicisti e bilingue

Lo studio canadese ha coinvolto 41 giovani tra musicisti e bilingue, oltre a individui "di controllo" che invece non suonavano né parlavano una seconda lingua. Il risultato? Secondo i ricercatori, le persone appartenenti ai primi due gruppi mettono in campo minori energie mentali (e dunque una minore attività neurale) e diverse aree cerebrali per portare a termine un determinato compito rispetto a quelle del gruppo "di controllo". Musicisti e bilingue devono compiere uno sforzo mentale più ridotto degli altri e questo potrebbe rappresentare per loro un vantaggio contro il declino cognitivo cui si va inesorabilmente incontro il cervello con l'invecchiamento.