Sudafrica, scoperti i "proiettili" dell'Età della pietra

Scienze
Alcune ricostruzioni delle armi utilizzate dai cacciatori-raccoglitori (foto Rots V. et al./Plos one)
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Un gruppo di ricerca dell’Università belga di Liegi ha analizzato dei reperti rinvenuti nella grotta Sibudu, scoprendo che già 77mila anni fa i cacciatori-raccoglitori dell’Africa meridionale sapevano utilizzare tecniche costruttive estremamente efficaci e letali

 

Durante l'Età della pietra media (anche conosciuta come "Mesolitico", dal 10mila all'8mila a.C), in Sudafrica, i cacciatori-raccoglitori erano già in grado di costruire dei "proiettili" da utilizzare come punte di frecce e lance. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica "Plos one" e condotto un team di ricercatori dell'Università belga di Liegi, guidati da Veerle Rots.  Gli scienziati hanno analizzato 25 frammenti di punte rinvenute negli scavi della grotta di Sibudu, nei pressi di Tongaat, nella provincia sudafricana del KwaZulu-Natal. E hanno scoperto che gli abitanti della zona sapevano utilizzare tecniche costruttive estremamente efficaci e letali. Lo studio, che dovrà essere confermato da ulteriori esami sulla datazione dei reperti, proverebbe che gli esseri umani erano in grado di utilizzare armi relativamente sofisticate già 77mila anni fa.  

 

Usate per cacciare

Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno confrontato i reperti rinvenuti nella grotta Sibudu con alcuni campioni fatti ricostruire da un esperto incisore. Grazie alla comparazione, il team è riuscito a risalire alle tecniche utilizzate dai cacciatori-raccoglitori sudafricani, che sono risultate essere particolarmente raffinate ed efficaci. Tutti i reperti rinvenuti sono stati infatti modellati e incisi per essere trasformati in proiettili da lancio sfruttabili con archi, fionde o come punte di lance: un preistorico ma modernissimo esempio di modularità. Le armi, secondo i ricercatori, venivano utilizzate sia per cacciare la selvaggina che per combattere contro gruppi rivali. Sulle pietre levigate, infatti, sono state trovate tracce di residui di animali e di fratture da impatto che non lasciano dubbi sulla loro destinazione tanto che, secondo gli studiosi, si potrebbe ipotizzare che già allora l'uomo abbia contribuito all'estinzione di diverse specie animali vissute nel Mesolitico.

 

Caratteristiche tecniche

Dalla distribuzione delle fratture sui reperti i ricercatori sono stati anche in grado di ipotizzare che le pietre venissero anche attaccate a dei manici, in modo da essere utilizzate come proiettili da lanciare a distanza, a mo' di frombola. Molte di queste pietre presentavano bordi seghettati, dentellature e incisioni – ottenute attraverso una tecnica detta della scheggiatura a pressione, molto usata nel Paleolitico per rifinire i margini -  per essere maggiormente letali e aerodinamiche. Alcune dei reperti hanno evidenziato anche due facce, ricavate tramite una pressione su entrambi i lati: una tecnologia molto sofisticata che prevede l’utilizzo del calore e della pressione esercitati, secondo gli studiosi, da utensili fatti di ossa.

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