Si aggrava la fame nel mondo. Che impatto hanno guerre e cambiamento climatico?

Almeno uno degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile che le Nazioni Unite si sono prefissate di raggiungere entro il 2030 sarà mancato. Purtroppo è il secondo della lista dei 17 obiettivi dell’Onu, ed è quello di azzerare la fame nel mondo. Non ci siamo, non arriveremo nel 2030 e - cosa ancora più grave - il dato peggiora di anno in anno. Negli ultimi quindici anni la fame nel mondo è più che raddoppiata. Lo dicono i dati appena diffusi dal World Food Security Report della World Bank. Eradicare la fame nel mondo era uno di quei sogni che fino a qualche anno fa sembrava alla portata. Quando i Paesi dell’Onu iniziarono a metterlo a fuoco era il 1992 e il mondo sembrava avviato a decenni di prosperità e pace: l’Unione europea, la caduta del Muro di Berlino, gli accordi sul disarmo tra Usa e Urss, il dialogo tra Rabin e Arafat che da lì a poco portò agli accordi di Oslo. E infatti per gli ultimi anni del vecchio millennio e i primi del nuovo il numero di persone afflitte da fame era in declino, lento ma evidente. Per tenere sotto controllo il dato della fame nel mondo, la World Bank considera due parametri. Da un parte i Paesi a basso reddito , che sono circa una settantina. Dall’altra i Paesi teatro di un conflitto . Entrambi i parametri hanno registrato risultati incoraggianti, almeno fino al 2007. Poi il peggioramento. Sicuramente tra le cause è da annoverare la crisi alimentare del 2007, con un aumento dei prezzi delle materie prime che ha influito sui Paesi in via di sviluppo. Ma ancora peggio ha fatto la guerra. E così i Paesi colpiti da un conflitto hanno visto impennare la percentuale di popolazione affamata, a ritmi più alti dei Paesi a basso reddito in cui non è scoppiata alcuna guerra. Nel 2007 il numero di persone che pativa la fame era di poco più di cento milioni nei Paesi interessati da un conflitto. Nel 2022 era salito a 267 milioni. E stando così le cose, le previsioni indicano che potrebbe addirittura sfiorare i 300 milioni nel 2030. Un risultato ben diverso dalla “fame zero” che veniva auspicato poco tempo fa. Due sono le ragioni individuate dagli esperti della Banca mondiale per spiegare l’esacerbarsi dell’insicurezza alimentare nel mondo. Da una parte i ripetuti shock climatici, dall’altra i conflitti violenti che hanno continuato a intensificarsi negli ultimi anni. La situazione peggiore rimane sempre in centro Africa, ma anche il conflitto in Siria, quello in Afghanistan, in Iraq e in Yemen hanno peggiorato la situazione globale. La pandemia di COVID-19 e l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia hanno ulteriormente aggravato la situazione, rendendo la ripresa dalle crisi alimentari nei Paesi teatro di conflitto più lenta e difficile. E le previsioni infatti dicono che sarà sempre più alto nei Paesi afflitti da guerra il numero di persone che soffre la fame, sul totale mondiale. Un cittadino su tre tra quelli che soffrono la fame soffriranno la fame nei prossimi cinque anni; mentre erano uno su sette nel 2007. L'Italia Anche in Italia la situazione è peggiorata rispetto a qualche anno fa, nonostante l’assenza di conflitti. La percentuale di cittadini che patiscono la fame è quasi raddoppiata, in base ai criteri del World Food Security Report. Nel 2007 solo lo 0,90% della popolazione era interessato dal fenomeno, mentre nel 2022 l’1,90%. In numeri assoluti, si è passati da poco più di 500mila italiani a quasi un milione e 200mila.