È quanto emerge da uno studio coordinato da Nazerian Peiman, specialista in medicina d'emergenza-urgenza presso l'Ospedale Universitario Careggi di Firenze che spiega: "La concentrazione di Pm10 e Pm2,5 potrebbe rispecchiare il livello di attività umana in un certo luogo in un certo momento e quindi non essere un fattore di rischio di per sé, ma un indicatore indiretto"
La concentrazione delle polveri sottili, il particolato fine Pm10 e Pm2,5, misurata dalle centraline di rilevamento potrebbe rappresentare un indicatore dei flussi di accesso ai pronto soccorso. Infatti un aumento delle concentrazioni corrisponde a una crescita, seppur piccola, degli accessi al pronto soccorso nei giorni successivi. È quanto emerge da uno studio coordinato da Nazerian Peiman, specialista in medicina d'emergenza-urgenza presso l'Ospedale Universitario Careggi di Firenze che spiega: "La concentrazione di Pm10 e Pm2,5 potrebbe rispecchiare il livello di attività umana in un certo luogo in un certo momento e quindi non essere un fattore di rischio di per sé, ma solo un indicatore indiretto. In futuro, tenendo conto di tutte le variabili in gioco che possono influenzare i flussi al pronto soccorso, ad esempio temperatura, stagione, calendario (giorno feriale o festivo) e molto altro, si potrebbe, anche con l'aiuto dell'intelligenza artificiale, disporre di uno strumento per prevedere le variazioni di flusso e quindi gestire il numero di risorse nei pronto soccorso in base al bisogno".
Un collegamento indiretto
Presentata al Congresso Europeo di Medicina d'Emergenza a Copenaghen da Andrea Rossetto dell'Università di Firenze e primo autore del lavoro, la ricerca ha messo in luce collegamenti in particolare tra inquinamento atmosferico e accessi per traumi, difficoltà respiratorie e problemi cutanei. "Naturalmente - precisa Peiman - non si tratta di un collegamento di causa-effetto tra particolato fine e accessi in pronto soccorso; le polveri sottili, ribadisce, sono indirettamente collegate alle urgenze in quanto rispecchiano l'attività umana in un certo momento e luogo, sono quindi solo un indicatore". Rossetto ha raccolto dati sui pazienti ricoverati al pronto soccorso dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze tra il 2019 e il 2022, un totale di 307.279 accessi.
Aumento dei pazienti giornalieri
I ricercatori hanno confrontato questi dati con quelli relativi ai livelli giornalieri di particolato di dimensioni inferiori a 2,5 micrometri (Pm2,5) e di particolato di dimensioni inferiori a 10 micrometri (Pm10) registrati da 14 stazioni di rilevamento dell'Arpa Toscana nei pressi degli indirizzi di residenza dei pazienti fino a 30 giorni prima dell'arrivo in pronto soccorso. I ricercatori hanno riscontrato un piccolo aumento, sottolinea Peiman, dei pazienti giornalieri al pronto soccorso del 10-15 per cento nei giorni successivi all'aumento dei livelli di Pm2,5 e Pm10. In particolare, sono aumentati i casi di trauma, in genere nei pazienti più giovani, difficoltà respiratorie (soprattutto negli over 65) e malattie della pelle. "Nel nostro ospedale la maggior parte dei pazienti giunti in pronto soccorso con un trauma è stata coinvolta in incidenti stradali", precisa Rossetto. Da qui maggior inquinamento come indice di maggiore presenza di auto. Livelli più elevati di Pm2,5 e Pm10, potrebbero dunque rappresentare un buon indicatore della possibilità di un aumento del carico di lavoro in pronto soccorso a breve termine, specie se in futuro verranno considerati insieme ad altri parametri influenti che vanno dalle temperature al periodo dell'anno, alle festività, conclude Peiman.